Ricordi di persone premurose
12 Novembre 2024
Ci scrive nuovamente Guido Marziani, affezionato amico di Voce Isontina, goriziano d’origine ma che da diversi anni vive in quel di Rimini.
In quest’occasione condivide con tutti noi i ricordi dell’infanzia e gioventù trascorsa in via Caprin, raccontando delle famiglie che vivevano, accanto alla sua, presso il civico 21.
Il suo racconto continua con la famiglia Romitelli, della quale conserva ricordi preziosi.
Delle sue sorelle, ricordo che un giorno ebbe a definirmi “Guido matto”!
Probabilmente aveva non poca ragione, per la fama che mi circondava a riguardo di qualche mio particolare comportamento, tipo la “discesa con l’ombrello a paracadute” dal quarto piano del nostro casamento!
Cosa del resto non vera e non certo possibile, ma che qualcuno aveva, a modo suo, visto e raccontato…
Di Minuccia, la più piccola della famiglia, davvero piccola, ricordo che la trovavamo spesso presente tra i nostri piedi a rendere più gustosi i nostri giochi.
Ancora due parole sui genitori.
La madre in primo luogo: noi ragazzi l’apprezzavamo, tra l’altro, per la sua capacità, e il coraggio, di lasciarci l’infante di famiglia, quando se ne andava senza poterla affidare a qualcuno.
Si può immaginare con quale somma nostra gioia!
Con mia madre si trovava molto, tutte e due meridionali, entrambe della stessa regione, la Campania. Lo stesso succedeva con i mariti, anche loro originari del sud.
Lui, il capo famiglia dei Romitelli, rivestiva il ruolo di “guardasala” alla stazione, lavorando a stretto contatto e amicizia con mio padre.
Lo si poteva trovare in ogni momento nell’atrio dell’edificio ferroviario, nello stesso tempo sorvegliava l’accesso ai binari.
Era una persona premurosa, mite e gentile capace persino di chiudere un occhio quando noi ragazzi ci muovevamo troppo nella zona da lui sorvegliata.
Purtroppo, durante il primo bombardamento venne ferito, alle gambe e più gravemente ad un polmone, perforato da una piccola scheggia: subito soccorso e trasportato all’ospedale, venne curato nelle ferite più evidenti.
Non si potè intervenire invece sull’insidiosa offesa al polmone: il signor Romitelli dovette convivere con quella sciagurata scheggia fino alla fine della sua vita!
La sua famiglia ci rimase sempre vicina, anche dopo lo sfollamento del nostro palazzo in seguito ai bombardamenti.
Li andavamo a trovare in viale XX Settembre, dove avevano la nuova residenza.
Purtroppo li dovemmo lasciare quasi definitivamente una volta trasferiti a Sacile.
4. continua
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