Innamorato della missione: il ricordo di mons. Baldas nelle parole dei missionari diocesani “Fidei donum”

L’arcivescovo Carlo ha presieduto giovedì scorso nella parrocchiale di S. Ignazio il rito delle esequie di mons. Giuseppe Baldas.
Al rito ha presenziato una delegazione della Chiesa di Iasi mentre si sono fatti presenti con messaggi di cordoglio mons. Jacques Assanyo Ahiwa, arcivescovo di Bouakè. mons. Prosper Bonaventure Ky, vescovo di Dédougou, mons. Joseph Sama, vescovo di Nouna e madre Jeanne Kanyala, superiora generale delle Suore dell’Annunciazione di Bobo-Dioulasso.
Pubblichiamo di seguito il ricordo di don Peppino inviatoci dai missionari diocesani don Michele Stevanato e Claudia Pontel.

“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”. (Mt 11,28)
Una pagina della storia della Chiesa di Gorizia e delle sue Missioni si chiude con la scomparsa di un grande protagonista.
La notizia della morte di Mons Giuseppe Baldas, conosciuto col nome di don Peppino, avvenuta la Veglia della festa di Tuttisanti, mi è arrivata come una doccia fredda.
Posso dire che ho conosciuto don Peppino già dagli inizi del suo mandato in qualità di responsabile dell’Ufficio Missionario. Ero in Seminario e le domeniche frequentavo gli incontri che organizzava a livello cittadino. La mia vocazione missionaria è nata con lui e con le persone che frequentavano questi incontri. Don Peppino ha avuto un ruolo fondamentale nella mia vocazione missionaria.
Una persona che amava le missioni e non si dava riposo per portare a termine le esigenze dei missionari e dei loro progetti.
Sorprendente era la maniera di coinvolgere centinaia, se non migliaia di persone, a questa bella missione sostenare le missioni anche da lontano. Non mi meraviglio di come abbia potuto creare, in quasi tutte le parrocchie dei gruppi missionari.
Per quanto mi riguarda, mi ha incorraggiato fin dal primo giorno della mia partenza: il 29 Giugno 1984 dandomi dei preziosi consigli sulla mia futura prima missione a Nimbo (Bouaké), e sulle persone con cui ho lavorato. E non ha mai cessato di sostenermi fino alla sua morte
Dove mi muovo e opero, nelle mie parrocchie dove esercito e ho esercitato, (città e villaggi), molte realizzazioni mi parlano di lui, dei gruppi missionari e di tante persone che hanno reso possibile tutto ciò grazie alla loro generosità e a cui va tutta la mia riconoscenza e preghiera.
Trascorrendo i due mesi di riposo a Gorizia, quest’estate, ho avuto modo di celebrare l’Eucaristia con questo prete-missionario nella Chiesa di sant’Ignazio e avuto pure qualche scambio con lui, una persona consumata e molto dimagrita.
Nonostante il suo stato fisico, provato dalla sofferenza, mi ha sempre impressionato la sua ferrea memoria delle date, dei suoi viaggi nelle nostre missioni di Kossou (Yamoussoukro) e Bouaké (Nimbo, Djebonoua, Belleville, etc..), delle realizzazioni di Chiese, dispensari, scuole, aiuti vari a persone e a gruppi. Ma quello che mi ha ancor più impressionato, anche nei viaggi in Burkina, nel Mali e altrove, è il fatto che si ricordava bene dei fatti e delle persone con i loro nomi.
Ogni volta che mi vedeva domandava notizie non solo della missione, dei confratelli, delle suore, dei laici e del mio lavoro pastorale ma anche di persone, appena vedute e conosciute, sulle loro responsabilità in seno alla parrocchia. Dio ti abbia in gloria e ti ricompensi don Peppino come solo Lui sa fare. Riposa in pace !
Don Michele Stevanato


La presenza, le opere, la figura di don Giuseppe Baldas comunemente chiamato don Peppino, sono state fondamentali nella mia vita per la scelta di partire come missionaria in terra d’Africa.
Ero bambina quando don Peppino, cappellano ad Aiello avviava tutta una serie di attività e opere di sensibilizzazione a favore delle prime opere missionarie in Africa: la raccolta della carta e stracci, del ferro, l’allevamento dei bachi da seta, i primi gruppi missionari con le loro numerose attività. La comunità intera era convolta: bambini, giovani, adulti, anziani. Era bellissimo!
Ma ciò che ricordo maggiormente erano le visite dei missionari rientrati in Italia per un periodo di riposo, invitati da lui nella comunità di Aiello a dare la loro testimonianza, a raccontare storie di uomini, donne, bambini che vivevano in terre lontane, sconosciute e attraverso le loro opere annunciavano il Vangelo… Rimanevo sempre molto affascinata dai loro racconti e nella mia mente di bambina cercavo di immaginare questo mondo cosi remoto.
Gli anni trascorsero ed io presi la mia strada vivendo parecchie esperienze lontane dal mio paese e dalla diocesi, fin quando un giorno, dopo parecchi anni, tornata nel mio paese natale mi presentai a don Peppino esponendo il mio desiderio di poter vivere un’esperienza missionaria.
Don Peppino conosceva il mio percorso personale e spirituale e non esitò ad aiutarmi a concretizzare questo mio desiderio e fu così che come prima esperienza africana mi mandò in Togo.
Al mio rientro in Italia il mal d’Africa mi prese a tal punto che ci ritornai questa volta in una missione di tre mesi in Costa d’Avorio e per farla breve dopo alcuni mesi ricevevo dal vescovo De Antoni l’invio missionario per partire come missionaria laica ritornando in Costa d’Avorio per condividere il cammino di vita con la gente cercando di dare una testimonianza cristiana a chi incontravo.
Ringrazierò sempre don Peppino, il suo amore e dedizione totale per le missioni mi hanno letteralmente contagiata fin da bambina.
E lo ringrazio per la fiducia, e per la possibilità che mi ha dato nel concretizzare questa vocazione missionaria, e per tutte le opere che sono state compiute in Africa e non solo grazie a questo suo straordinario ed intenso amore: portare l’annuncio di Cristo nei luoghi più lontani e sconosciuti attraverso i missionari creando comunione con le nuove chiese locali e ponti di solidarietà.
Grazie don Peppino!
Claudia Pontel