Una cultura dell’incontro

Nel bel mezzo delle celebrazioni per il centenario della prima guerra mondiale, mi nasce spontaneo porre una relazione con il fenomeno migratorio in riferimento alla massiccia presenza nel nostro territorio, di persone a noi estranee per cultura razza lingua e religione.Mi rendo conto con rammarico di quanto veleno abbia seminato il nazionalismo nel secolo passato; di quanta negatività sul piano umano abbiano esercitato i vari risorgimenti, irredentismi e ideologie. Abbagli paradisiaci che hanno causato una infinità di morti e inasprito gli animi.Da sempre le nostre terre sono state luogo di passaggio.Qui hanno coabitato sempre culture e razze diverse. Per secoli hanno fatto parte di un impero eterogeneo per nazionalità, cultura e religione.Pur considerando innaturali contrasti, la vocazione all’unità nella diversità, è stata una costante fondamentale.L’accoglienza e l’ospitalità del diverso un patrimonio genetico collettivo.Ora, nel fenomeno mondiale di mobilità generale, riscontriamo proprio qui da noi una chiusura e una inspiegabile riottosità.Papa Francesco, nel messagio per la giornata mondiale di quest’anno, afferma: “nella nostra epoca, i flussi migratori sono in continuo aumento in ogni area del pianeta: profughi e persone in fuga dalle loro patrie interpellano i singoli e le colletività, sfidando il tradizionale modo di vivere e talvolta sconvolgendo l’orrizonte culturale e sociale con cui vengono a confronto. Sempre più spesso le vittime della violenza e della povertà abbandonando le loro terre d’origine, subiscono l’oltraggio dei trafficanti di persone umane nel viaggio verso il sogno di un futuro migliore.Se poi, sopravvivono agli abusi e all’avversità, devono fare i conti con realtà dove si annidano sospetti e paure. Non di rado, infine, incontrano la carenza di normative chiare e praticabili, che regolino l’accoglienza e prevedano itinerari di integrazione a breve e a lungo termine, con attenzione ai diritti e ai doveri di tutti… I flussi migratori sono ormai una realtà strutturale e la prima questione che si impone riguarda il superamento della fase di emergenza per dare spazio a programmi che tengano conto delle cause delle migrazioni, dei cambiamenti che si producono e delle conseguenze che imprimono volti nuovi alle società e ai popoli”.Di fronte a questo fenomeno, il Papa raccomanda che: “il Vangelo della misericordia scuota le coscienze, impedisca che ci si abitui alla sofferenza dell’altro e indichi vie di risposta… infatti… l’indifferenza e il silenzio aprono alla strada e alla complicità quando assistiamo come spettatori alle morti per soffocamento, stenti, violenze e naufragi. Di grandi o piccole dimensioni sono sempre tragedie quando si perde anche solo una vita umana”.Al naturale desiderio di una vita migliore lontano dalla povertà e dei pericoli che giustifica la migrazione, bisogna agire opportunamente, con responsabilità, per impedire il rischio di discriminazioni razzismi e atti xenofobi e favorire un’integrazione che realizzi una autentica crescita, umana , sociale e spirituale per un vicendevole arichimento.Istituzioni, Caritas e alcune associazioni di volontariato, si sono prodigate e agiscono in favore della solidarietà.Contemporaneamente, però, si moltiplicano i dibattiti sui limiti da porre all’accoglienza, anche in alcune comunità parrocchiali che vedono minacciata la tranquillità tradizionale.La nostra Chiesa diocesana, nell’anno giubilare e in questa giornata del migrante è invitata a considerare, con gratidudine la misericordia di Dio e corrispondere con la solidarietà verso il prossimo, superando pregiudizi e paure, per una cultura dell’incontro, dove si è disposti non solo a dare, ma anche a ricevere dagli altri.È l’attenzione e l’impegno che ci dovremmo proporre con più sollecitudine nell’immediato e prossimo futuro.

* direttore diocesano Migrantes