Il presepe di Grado sotto la finestra del papa
11 Dicembre 2024
Lo ha saputo rendere natalizio al punto giusto, la banda della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano: sulle note di Bianco Natale il presepe lagunare di Grado è stato svelato al pubblico presente e, via collegamento, a tutto il mondo. Accanto a esso l’albero donato dalla città di Ledro, nel Trentino, si è acceso donando luce e colore all’intera Piazza San Pietro.
Lì, in piazza, le tante persone che hanno contribuito alla realizzazione della Sacra Famiglia ospitata nella cornice della Laguna gradese: oltre quaranta volontari che si sono messi all’opera nel corso dei mesi, ma anche le associazioni, il mondo politico e quello ecclesiastico che hanno dato il proprio contributo.
Un momento – l’inaugurazione ufficiale – nel quale non è mancata la musica, proposta dalla Banda Civica Città di Grado assieme ad altre tre realtà musicali provenienti da Ledro. Dalle note di Astro del Ciel fino alla Madonnina del Mare, vari e misti gli interventi che hanno portato la musica del territorio fino in Vaticano.
Se di “sogno” ha parlato Antonio Boemo, narrando le vicissitudini che hanno portato un “cason”, ideatore e coordinatore, di “comunità”, “talenti” e “mistero” ha parlato l’arciprete parroco, monsignor Paolo Nutarelli. “Comunità – così l’arciprete – indica una relazione forte che coinvolge più individui nella loro totalità. Come nella nostra Basilica lo splendido mosaico è composto da tante tessere, così noi da soli siamo solo tessere ma insieme realizziamo un’opera d’arte”.
“Dietro al presepe – prosegue don Paolo. – c’è un investimento di tempo e di energie, non solo economiche. C’è un investimento di fantasia e passione che non è monetizzabile ma nasce dal desiderio di lasciare una traccia di bello nella storia degli uomini. Il nostro desiderio è far capire che la bellezza del volontariato permette di dare un senso alla propria esistenza”. Infine, il mistero di Dio: “Un Dio che diventa bambino non si può spiegare, si può solo contemplare. Questo presepe è particolare. Incarna Dio nel nostro palù: nella laguna. Essa ti spinge verso il mare e questo ti invita ad ampliare gli orizzonti e a confrontarti con l’infinito. Quando percepisci l’infinito, quando ti senti avvolto da esso, senti la tua fragilità ma, in essa, senti soprattutto l’abbraccio di Dio. È bello, quindi, ricordarsi che l’infinito in Gesù diventa uno di noi, s’incarna nel nostro mondo, qualunque esso sia. Fosse anche in palù! Questo è Natale”, così l’arciprete.
Il cardinale Fernando Vergez Alzaga, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, ha ribadito come “presepe e albero sono simbolo di affetto nei confronti del Creatore da parte del Popolo di Dio. Ci aiutano a introdurci al Natale, a quella nascita che ha sconvolto il mondo. Il presepe racconta anche quanto accade nell’Isola del Sole dove, nel periodo natalizio, oltre cento presepi sono esposti. Conosco molto bene il santuario di Barbana nel quale tante volte ci sono stato con amici”.
“Non è una trovata pubblicitaria di una nota località balneare dell’alto Adriatico”, ha esordito l’arcivescovo metropolita di Gorizia, monsignor Redaelli. “È un segnale concreto di fede che ci ricorda come il Figlio di Dio si incarna nella nostra quotidianità, nella nostra realtà. Questa è la fede di Grado che, con Aquileia, è antichissima sede patriarcale e di fede. Un Gesù che nasce in un casone povero come tante abitazioni oggi di poveri in tanti luoghi del mondo.
La speranza non delude e deve impegnare noi cristiani con questo giubileo a essere pellegrini con opere di giustizia, carità e di pace”.
Al mattino del 7 dicembre, prima dell’inaugurazione serale, la delegazione gradese è stata accolta, assieme a quella di Ledro e ai rappresentanti regionali, da Papa Francesco.
Il vicepresidente della Regione, Mario Anzil, ha omaggiato il Santo Padre con un volume dedicato al monte Lussari, “una delle meraviglie della nostra regione”. Anzil ha rimarcato come “è una fortissima emozione che si accompagna all’entusiasmo per l’ormai imminente scopertura del presepe di Grado in piazza San Pietro. Per la seconda volta nell’arco di pochi anni un presepe realizzato in Friuli Venezia Giulia viene scelto per abbellire la più importante piazza della cristianità in occasione delle festività natalizie: un grande onore che ripaga gli sforzi compiuti da tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del magnifico presepe dell’Isola del sole, a partire dal curatore del progetto, Antonio Boemo”.
Anzil ha ribadito che “quest’anno il Santo Padre ha dimostrato un’attenzione particolare per il Friuli Venezia Giulia: a gennaio è stata annunciata ufficialmente la sua visita a Trieste di luglio, in occasione della cinquantesima Settimana sociale dei cattolici e ora il 2024 si chiuderà con il presepe di Grado in piazza San Pietro. Non possiamo quindi che esserne fieri e ringraziare il Pontefice a nome di tutti i cittadini della nostra regione”.
All’evento hanno preso parte, tra gli altri, anche l’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente, sviluppo sostenibile ed energia Fabio Scoccimarro, il presidente del Consiglio regionale Mauro Bordin, numerosi rappresentanti istituzionali del Friuli Venezia Giulia, il sindaco di Grado Giuseppe Corbatto, il vescovo di Gorizia monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli e la delegazione dei realizzatori del presepe gradese con il parroco, monsignor Paolo Nutarelli. Tra i presenti anche i consiglieri regionali Diego Moretti e Antonio Calligaris.
Il Presepe e l’albero in Piazza San Pietro rimarranno esposti fino alla conclusione del Tempo di Natale, che coincide con la festa del Battesimo del Signore, domenica 12 gennaio 2025.
“La luce di Cristo si diffonde nel Mondo grazie al succedersi di generazioni di credenti che si stringono attorno a Gesu”, ha esordito Papa Francesco di fronte alla platea. “All’ombra dell’obelisco c’è il presepe che ripropone un casone, una di quelle case di pescatori costruite con fango e canne dove vivevano con il duro lavoro della pesca. Anche questo ci parla del Natale, di un Dio che si fa uomo nella nostra povertà, venendo a costruire il suo Regno non attraverso i potenti ma attraverso le povere risorse della nostra umanità”.
“C’è un altro segno che vorrei sottolineare: i Casoni sono circondati da acqua nella quale c’è una batela che permette di spostarsi nelle acque poco fonde. Anche per raggiungere Gesù ci vuole una barca: la Chiesa è la barca. Non lo si raggiunge in solitaria, mai! Lo si raggiunge insieme, in comunità, su quella batela nella quale, stringendosi un po’, c’è sempre posto per tutti”.
La grande opera del Presepe, che Grado porta quest’anno in piazza San Pietro in Vaticano ha, oltre naturalmente alla centralità della nascita di Gesù Bambino, come filo conduttore l’amore, proponendo altresì scene di vita quotidiana ricche di affetti e operosità. Grado porta, dunque, in piazza San Pietro il presepio della Comunità, realizzato da una quarantina di persone, tutti volontari, professionisti e artisti nei rispettivi campi, espressione in buona parte dell’associazionismo locale.
Come ambientazione è stato scelto uno dei diversi aspetti della città balneo-curativa, ovvero quello della sua laguna, unica, vivente, che si lega anche alla storicità dell’isola essendo, riferendoci al lontano periodo dei patriarchi, la figlia di Aquileia ma, soprattutto, la madre di Venezia. Una laguna un tempo abitata stabilmente da centinaia di gradesi, i cosiddetti “casoneri”, perché abitavano nei “casoni”, le tipiche costruzioni di canne. E proprio all’interno di un “casone” è posta la Natività, opera realizzata, unitamente a tutte le altre numerose statue, da padre e figlia, Lorenzo e Francesca Boemo. Statue che hanno la caratteristica di essere pregne di fango, proprio quello della laguna. L’ambientazione scelta è quella dei primi anni del ’900.
La progettazione è dell’architetto Andrea de Walderstein mentre l’impianto elettrico è di Bruno e Ivan Chiusso. A realizzare l’avifauna locale Bruno Riccobon con lo stesso de Walderstein mentre le batele sono di Aldo Olivotto e Giovanni Marchesan. Le opere a verde sono di Giorgetto Guzzon ed Emiliano Facchinetti mentre il moto ondoso è di Giuseppe Scaramuzza. Gli abiti sono di Fulvia Grinami e il casone e i locali di servizio di Cesare Polo, Maurizio Tognon, Michele Tria, Adriano Gasparini, Franco Pinatti, Luca Tarlao, Alberto Assunti e Pietro Longo.
Da Ledro in Trentino, giunge il maestoso abete maturo, alto 29 metri. La scelta di questo esemplare è stata determinata, non solamente da una valenza estetica, ma anche da una ecologicamente responsabile, considerato che il prelievo dell’albero garantirà il naturale ricambio del bosco per i prossimi decenni. I boschi del territorio sono certificati PEFC. Una foresta certificata PEFC è una foresta gestita in linea con i più severi requisiti ambientali, sociali ed economici. La ricrescita annuale dei boschi di Ledro è certificata per 8.260 metri cubi e l’abete prelevato fa parte di uno dei lotti che dovranno essere tagliati per la corretta coltura del bosco.
L’iniziativa del dono natalizio di provenienza ledrense a Papa Francesco non si è, tuttavia, limitata all’abete principale: associazioni, istituzioni, enti, semplici cittadini – attivatisi sia singolarmente che in gruppi – si sono dedicati alla decorazione di altri 39 alberi di dimensioni minori, acquistati e provenienti da coltivazioni dedicate, da destinare ad uffici, luoghi pubblici e palazzi della Santa Sede.
Varie le associazioni che hanno consentito la realizzazione dell’opera, a partire dai Portatori della Madonna di Barbana, con il presidente, Adelchi Quargnali, senza dimenticare la Protezione Civile, i Graisani de Palù, i Donatori di Sangue, Grado Viga, Grado Noi, i Marinai d’Italia e la Lega Navale.
“È il coronamento”, ha spiegato il presidente dei portatori, Quargnali, “della nostra attività, dei nostri sforzi che ci auguriamo possano godere anche l’ammirazione di migliaia di persone in tutto il mondo”.
Una natività che non è “soltanto una rappresentazione artistica e religiosa ma un simbolo potente della nostra comunità, della nostra storia e del nostro impegno collettivo”, ha ribadito il sindaco di Grado, Giuseppe Corbatto.
Un pezzo di cuore di ogni gradese adesso è qui in questo luogo sacro e questo rimane per me l’evento più significativo”. Un ambiente fragile, quello lagunare, “che dobbiamo proteggere e valorizzare. Portarlo in Vaticano significa anche portare con noi un messaggio di sostenibilità e di rispetto per la natura, valori che devono guidare le nostre azioni quotidiane”.
Ivan Bianchi
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