Come Maria dobbiamo essere “porta” per i nostri fratelli
25 Gennaio 2016
L’Ottavario di Preghiera in onore della Beata Vergine Rosa Mistica, che ogni anno viene celebrato a gennaio, quest’anno è stato speciale grazie al Giubileo straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco. L’Arcivescovo Carlo, infatti, ha deciso che il Santuario di Rosa sia Porta della Misericordia dall’inizio dell’ottavario di preghiera fino alla Festa della Presentazione del Signore al Tempio, quando è programmato il Giubileo della vita consacrata che si vivrà proprio nel santuario cormonese. Tutte le sere della settimana dell’ottavario le diverse comunità cristiane venute in pellegrinaggio ai piedi di Rosa Mistica hanno potuto passare la Porta della Misericordia che immette nel presbiterio. Le Sante Messe della Parrocchia di Cormòns della domenica conclusiva dell’ottavario sono state celebrate, come tradizione, nel Santuario di Rosa Mistica. In questo modo anche i fedeli della parrocchia cormonese hanno potuto compiere il rito del passaggio nella Porta della Misericordia. Questo rito, ha ricordato il parroco di Cormòns, non è una scaramanzia o un rituale magico, ma è un gesto di conversione al Vangelo e di impegno. Noi cristiani dobbiamo diventare, infatti, una porta per gli altri, affinché tramite noi possono accedere a Gesù, proprio come lo è stata Maria.Il parroco, monsignor Paolo Nutarelli, nell’omelia domenicale commentando il brano evangelico delle Nozze di Cana ha detto che il vino nella Bibbia è segno di gioia. Maria ci insegna la via per essere felici quando dice: “Fate quello che vi dirà”. Maria diventa una porta e tramite lei possiamo accedere a suo Figlio. Nel brano solo la madre di Gesù si è accorta che mancava il vino, cioè la gioia. Rivolgendosi ai bambini donpi ha detto che le madri si accorge se qualcosa è andato storto ai loro figli appena li guardano negli occhi, perché li vogliono bene. Allo stesso modo Maria si è accorta che qualcosa non andava bene in quella nozza e ha indicato Gesù come la risposta ai bisogni profondi dell’uomo quali il desiderio di essere felici.
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