“Nel NordEst la mafia non esiste”
8 Febbraio 2016
Quante volte abbiamo udito pronunciare queste parole da qualcuno, quante volte ci siamo illusi che fossero vere! Il fenomeno mafioso, nel Triveneto, fa più rumore di quanto possa sembrare: la mafia s’infiltra come una piovra ovunque, nelle zone d’ombra che noi non vediamo, troppo occupati dalla vita quotidiana. Eppure, anni di indagini delle forze dell’ordine, di inchieste condotte sia da giornalisti che attivisti hanno scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora. Giulio Serra, copywriter e giornalista per varie testate (tra cui il “Corriere del Veneto”) ha recentemente pubblicato un libro dal titolo “Nel Nord Est la mafia non esiste” (edito da Alba Edizioni, euro 14,00), in cui l’autore, usando la tecnica “non fiction novel”, ha creato una storia di fantasia sulle infiltrazioni mafiose nel nord-est d’Italia, basandosi però su verbali, analisi di dati e raccolte di testimonianze.La storia si snoda attorno alla figura di Alessandro Antelmi, neo eletto vice-sindaco della città di Pordenone, il quale capisce di essere circondato da colleghi corrotti dalla mafia, disposti a tutto pur di non perdere il posto a guida della città. La prefazione di don Luigi Ciotti (Libera), catapulta il racconto (a tratti surreale e grottesco) nel mondo reale: si comincia a capire quanto la mafia sia intrecciata nelle vite di tutti noi, subdola, poiché non si vede a primo acchito. Essa trae profitto e forza vitale da pratiche comportamentali oramai consolidate, in cui è facile inciampare, se non si presta attenzione: si tratta della fatidica “zona grigia”, quel limbo composto di atteggiamenti individuali che di fatto coincidono con le mafie. La “mafiosità” è dunque un modus operandi, che non sempre coincide con le istituzioni mafiose, dedite, nella concezione comune, a compiere crimini di tipo politico-economico.Citando il sociologo Max Weber, don Ciotti parla di necessità della coincidenza dell’etica dei principi con l’etica delle responsabilità: i primi vanno tradotti in azioni concrete e atti di responsabilità civile (come denunciare alle Forze dell’Ordine comportamenti sospetti), perché, anche se all’apparenza possono sembrare poca cosa, questi saranno i primi passi verso la sconfitta definitiva delle mafie.
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