Nicolò Pacassi, riflessioni a 300 anni dalla nascita
29 Febbraio 2016
Gorizia può vantare vestigia architettoniche e artistiche di pregevole rilievo sostanzialmente per due ragioni: in primis perché la città ha origine molto antica, basti guardare il suo nucleo urbano arroccato nel borgo medioevale attorno al castello, e in seconda ipotesi per la sua particolare situazione geografica che l’ha messa a contatto con mondi molto diversi e talvolta contrapposti; sicuramente le devastazioni procurate dai duelli di artiglieria della Prima guerra mondiale poco o nulla hanno lasciato della città precedente al XVIII secolo e ciò ha recato dei danni profondissimi a una storia complessa che avrebbe meritato ben altro destino.Fondamentale per il capoluogo Isontino è stato tutto il Settecento. Dal punto di vista sociale Gorizia, che contava poco più di cinquemila abitanti alla fine del Seicento [giungerà agli ottomila abitanti poco prima delle dominazioni napoleoniche], passò rapidamente a un’espansione e a uno sviluppo, sia dal punto di vista urbanistico sia demografico, determinato soprattutto da una notevole concentrazione di ordini religiosi che con i loro conventi, le chiese, i seminari, i collegi, le cappelle segnarono in modo profondo la fisionomia barocca di molta parte del centro cittadino. Capoluogo di una provincia periferica dell’Impero Asbugico, nel XVIII secolo, Gorizia vide rifiorire l’antica via del traffico e del commercio (tra l’Adriatico e l’Ungheria) che attraversava il suo territorio anche grazie al nascente Porto Franco di Trieste.Tra il Seicento e il Settecento vennero edificate alcune delle sue più importanti costruzioni: il Seminario Werdenbergico (1634 – 1655 ora Biblioteca Statale Isontina), il Duomo (1688 – 1702, completamente distrutto durante il primo conflitto mondiale e ricostruito nel 1928), la Chiesa di sant’Ignazio (completata da Cristoforo Tausch tra il 1721 e il 1724) e l’annesso convento dei gesuiti (fu trasformato in caserma e poi venne demolito), la chiesa dedicata a San Carlo Borromeo annessa al seminario vescovile e alla biblioteca (1757, oggi vi ha sede il Liceo “Paolino d’Aquileia” e la Biblioteca del Seminario Teologico Centrale), il palazzo dei Torriani, il palazzo di Francesco Alvarez di Menesses (oggi polo Universitario di Udine), il palazzo Attems – Santa Croce (1740, sede dal 1908 del Municipio), il palazzo Attems – Petzenstein (oggi sede della pinacoteca dei Musei provinciali), la fontana del Nettuno e quella dell’Ercole (1755).Il Settecento segnò l’innalzamento e il miglioramento della qualità della vita, con ripercussioni positive sulle arti in generale. A Gorizia si incrociavano in modo del tutto singolare due indirizzi culturali e formali perché la vita artistica cittadina ruotava intorno a due poli antitetici, Venezia e Vienna, due aree culturali che attraevano e influenzavano in modo simile gli artisti goriziani. Tra i pittori operanti nel XVIII secolo che si caratterizzeranno per la loro gorizianità (o perché vi sono nati o vi hanno preso fissa dimora) sicuramente sono da annoverarsi Antonio Paroli (1688 – 1768) e la famiglia di artisti Lichtenreiter. Nel campo dell’architettura, invece, la famiglia Pacassi, e in particolare Nicolò, lasciò un segno indelebile tra Gorizia e Vienna.Nicolò nacque a Wiener Neustadt il 5 marzo 1716 e come sottolinea Ranieri Mario Cossàr in “Storia dell’arte e dell’artigianato a Gorizia”, edita a Pordenone nel 1948: “nessun misero mortale, nato in riva al ceruleo Isonzo, è stato ritenuto dai cittadini più goriziano di lui, sebbene avesse visto la luce a Wiener Neustadt”. Il suo vero nome era Nikolaus Franz Leonhard von Pacassi, il padre Giovanni si trasferì a Gorizia dopo il matrimonio con una donna del luogo. La famiglia da generazioni si dedicava al mestiere di scalpellino e i Pacassi erano molto ricercati in città proprio per la lunga esperienza, in particolare nel campo della costruzione degli altari, tanto che Giovanni realizzò nel 1708 l’altare della Cripta dei Cappuccini a Vienna (luogo di sepoltura della famiglia imperiale d’Austria) e il nonno di Nicolò, Leonardo, aveva realizzato tra il 1690 e il 1694 l’altare maggiore della Chiesa del Santissimo Salvatore in Gradisca [si vedano le note spese presenti nell’archivio storico della parrocchia di Gradisca 3.4/1 Pagamenti effettuati e quietanze; b.39 – 43; 1620 – 1915]. Il padre di Nicolò, negli anni di permanenza nella capitale dell’Impero, ebbe modo di entrare in contatto con i grandi protagonisti dell’arte e dell’architettura mitteleuropea e anche per questo motivo fece intraprendere la carriera di architetto a suo figlio.Nicolò nel 1740, non ancora ventiquatrenne, progettò e realizzò il Palazzo Attems – Santa Croce e sarà proprio Sigismondo d’Attems, amico e vicino di casa [abitavano entrambi di piazza Corno], a metterlo in contatto con il mondo della corte imperiale viennese, infatti già nel 1743 sovrintenderà ai lavori del Castello di Hetzendorf per conto dell’Imperatrice Maria Teresa. La carriera di Pacassi fu rapida e di successo: nel 1745 divenne Baumeister al servizio della corte, nel 1748 Hofarchitekt (Architetto di corte), nel 1753 ottenne il titolo di primo architetto delle costruzioni imperiali e nel 1760 K. K. Oberhofarchitekt (Sovrintendente alle costruzioni imperiali), tra il 1761 e il 1763 divenne professore all’Accademia di San Luca a Roma, nel 1764 ottenne l’investitura a cavaliere del Sacro Romano Impero e nel 1769 l’imperatrice lo nobilitò con il titolo baronale, ancora controverse le motivazioni delle sue improvvise dimissioni da sovrintendente, avvenute nel 1772.I lavori goriziani che ancora oggi restano visibili sono, oltre al già citato palazzo comunale, la fontana del Nettuno in piazza della Vittoria e quella dell’Ercole, nel cortile di Palazzo Attems Petzenstein, ultima opera dell’architetto del 1775. Nicolò Pacassi, nella sua visione moderna e innovativa dell’architettura, elaborò facciate chiuse entro schemi limpidi, rispettando e sviluppando proporzioni e temi ancora palladiani, con evidenti ascendenze francesi, e come scrive Sergio Tavano: “egli imprime un indirizzo d’avanguardia non solo nella sua città ma anche e soprattutto a Vienna e dovunque lo chiamavano le sue mansioni di architetto di corte”.Le opere goriziane
Palazzo Attems – Santa Croce
Il Palazzo Attems – Santa Croce venne ultimato da Nicolò Pacassi nel 1740, all’epoca l’architetto aveva appena ventiquattro anni. Questo risulta essere il primo grande progetto attribuito all’architetto Goriziano, che ideerà e realizzerà altri due notevoli palazzi per la nobile famiglia degli Attems: il Palazzo di Piazza Corno nel 1745 e quello di Podgora del 1748, andato distrutto durante il primo conflitto mondiale, l’8 agosto del 1915.Dell’originario Palazzo Attems – Santa Croce permangono oggi solamente i tre balconcini sul fronte stradale, la loggia jonica rivolta al giardino e la doppia scalinata d’ispirazione veneta, con gli altri gradini che conducono al primo piano. L’edificio venne completamente modificato da Johann Christoph Ritter de Zahony, subito dopo l’acquisto del 1823. Le modifiche sono state effettuate da un architetto che rimase misteriosamente anonimo.Scrive l’architetto Diego Kuzmin nell’opera monografica dedicata al palazzo municipale “Il Palazzo Municipale di Gorizia 1908 – 2008” [pag. 15]: “Palazzo Attems Santa Croce, strutturato, come tutte le progettazioni del Pacassi, secondo il rigido asse longitudinale della logica palladiana, disposto ortogonalmente rispetto la simmetria della facciata, in origine presentava una pianta tripartita, nei modi del palazzo veneto, che prevedeva, al primo piano, un salone passante per feste e ricevimenti, utilizzato anche come disimpegno per le stanze, in questo caso in numero di quattro per ciascun lato. Il pianoterra era costruito, in analogia a quello superiore, con una androna a collegare l’esterna piazzetta Santa Croce alla corte interna e al parco, attraverso i quali si sviluppava un passaggio pubblico, in uso fino agli anni ’30 quando venne realizzata la via Barzellini, a collegare via Rabatta e l’abitato di San Rocco con il Centro della città”.
Palazzo Attems-Petzenstein
Il Palazzo Attems-Petzenstein famoso per la sua imponente facciata, si erge solenne in quella che fu Piazza Corno [oggi de Amicis] dominato da sette statue allegoriche e con lo stemma comitale segnato AN. MDCCXLV, iniziato secondo alcuni storici nel 1714, secondo altri nel 1732, e ultimato nel 1747. La costruzione di sapore palladiano, ma in stile di transizione fra il barocco e il rococò con il suo grande salone adorno di stucchi venne impreziosito da numerose tele dei maggiori autori del secolo XVIII, non ultimo Antonio Paroli.
Palazzo Attems a Piedimonte
Il Palazzo Attems di Piedimonte del Calvario [distrutto nel primo conflitto mondiale] venne ultimato nel 1748. Lo storico dell’arte Antonio Morassi così descrive le scelte di Pacassi “lo vedo specialmente intuitivo nel trar vantaggio partito dal paesaggio per ambientare bene le sue fabbriche: qualità che forse gli veniva da uno studio profondo su l’architettura rustica e sull’arte dei giardini”. La villa è fabbricata “in una prospettiva così bene intesa, che la valorizza e ingrandisce a dismisura. Il terreno leggermente ascendente e i terrapieni la fa apparire più lontana, ingannando l’occhio, e le proporzioni tra gli edifici principali, e le fabbriche annesse son tanto ben vagliate che dall’intimo nesso architettonico ne risulta un insieme perfettamente armonioso, ma aumentato in potenza prospettiva”.
Fontana del Nettuno
La Fontana del Nettuno, nell’attuale piazza della Vittoria, al cui centro domina Nettuno con suo tridente sopra i sei tritoni, che versano dal corpo lo strale d’acqua nel bacino, era stata benedetta e inaugurata il 25 marzo 1756. L’antico pozzo pubblico che gli stava accanto venne otturato nel 1758. Maria Teresa per la conclusione dell’opera aveva donato parte del ricavato della vendita delle caccie della contea, il giudice e rettore Francesco de Gironcoli aveva fornito gratuitamente la pietra necessaria e per questa ragione era stato creato nobile del Sacro Romano Impero con il predicato di Steinbrunn, nel 1760. Esecutore dell’opera lo scultore Marco Chiereghini.
Fontana dell’Ercole
La Fontana dell’Ercole, segno tangibile dell’affetto di Nicolò Pacassi per la città di Gorizia. Ercole con la clava in mano è nell’atto di atterrare l’Idra di Lerna; la fontana era collocata in mezzo all’allora piazza Corno e un’iscrizione ne ricordava l’atto generoso dell’architetto. L’opera monumentale venne realizzata da Marco Chiereghini nel 1775 e con la sua linea di composizione armonizzava con il Palazzo Attems-Petzenstein. Venne rimossa nel 1934 per essere collocata nel giardino del palazzo stesso dove ancora oggi è possibile ammirarla.
Le opere di maggiore rilevanza europeaLe opere di maggior rilievo in ordine cronologico: 1733 – 1745 Gorizia, costruzione del Palazzo Attems – Petzenstein; 1740 Gorizia, costruzione del Palazzo Attems – Santa Croce; 1743 – 1761 Vienna, ristrutturazione del castello di Schönbrunn; 1743 Vienna, ristrutturazione del Castello di Hetzendorf; 1747 Giasbana, costruzione della Casa Attems Kienburg; 1748 Gorizia, costruzione della Villa Attems-Petzenstein a Piedimonte; 1753 Vienna, ristrutturazione del “Theresianum”; 1753 Laxenburg, costruzione del teatro; 1754 Praga, costruzione del Convento di Maria Immacolata; 1755 – 1758 Innsbruck, costruzione dell’altare maggiore della Hofkirche; 1755 Vienna, ristrutturazione degli appartamenti teresiani nel Leopoldinische Trakt della Hofburg; 1756 Gorizia, progettazione della “Fontana del Nettuno”; 1756 Vienna, ristrutturazione del Castello Daun a Döbling; 1756 – 1759 Wiener Neustadt, costruzione delle chiesa di Santa Teresa a Lichtenwörth; 1756 – 1774 Praga, ristrutturazione del Castello; 1757 – 1759 Vienna, ristrutturazione della “Vecchia Università”; 1760 Vienna, ristrutturazione dell’Hofburgtheater; 1761 – 1763 Vienna, ristrutturazione del Kärtnertortheater; 1761 – 1765 Bratislava (Pressburg), ristrutturazione del Castello della città; 1761 – 1765 Laxenburg, ristrutturazione del Castello; 1761 – 1765 Laxenburg, ristrutturazione dell’altare maggiore della chiesa parrocchiale; 1761 – 1765 Laxenburg, progettazione della chiesa per il cimitero della città; 1762 Vienna, ristrutturazione del Castello di Ober St. Veit; 1763 Vienna, realizzazione di un monumento funebre dedicato all’Imperatore Francesco nella chiesa degli Agostiniani; 1763 Vienna, restauro della Prunksaal della Hofbibliotheck; 1764 Gorizia, ristrutturazione della Villa a Montevecchio; 1764 – 1766 Vienna, ristrutturazione degli appartamenti dell’Amalientrakt della Hofburg; 1764 Vienna, progettazione del restauro generale della Hofburg; 1765 Praga, ristrutturazione del Castello di Troja; 1766 Luxenburg, costruzione della Grünne – Haus; 1766 Vienna, progettazione di un altare e della ristrutturazione interna della Ungarische – Garde; 1766 Vienna, progettazione dell’altare maggiore della chiesa del Khalenberg; 1767 Vienna, ristrutturazione dell’antica Hofkanzelei; 1767 Erlaa, ristrutturazione del Castello di Starbemberg; 1767 – 1768 ricostruzione della chiesa di Theresienfeld; 1767 Vienna, costruzione dei corpi laterali della Hofbiblioteck; 1768 – 1769 Milano, progettazione del Palazzo Reale; 1768 Milano, ristrutturazione del Palazzo Clerici; 1768 Milano, progettazione di una cripta Granducale; 1768 – 1777 Wiener Neustadt, ristrutturazione del Castello; 1769 Praga, costruzione della chiesa del Convento di Maria Immacolata; 1769 – 1771 Klagenfurt, costruzione del Palazzo dell’arciduchessa Maria Anna; 1770 Vienna, costruzione di una sala provvisoria presso il Belvedere; 1772 – 1776 Milano, realizzazione del terzo progetto per il Palazzo Reale; 1775 Gorizia, progettazione della fontana dell’”Ercole”; 1775 – 1780 Vienna, progettazione della Zecca presso la Wasserkunstbastei.
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