I Piaristi e l’occupazione francese

Dopo lo scioglimento dell’ordine dei Gesuiti, nel 1773 la scuola passò sotto la direzione dei Padri Piaristi e il ginnasio (al quale si poteva accedere dopo il compimento del decimo anno d’età e il superamento di un esame di ammissione) era costituito da cinque classi: tre di grammatica, una di poesia e una di retorica. Lo studio delle lingue classiche era predominante e l’uso della lingua latina era obbligatorio anche nei dialoghi fra docenti e discenti; accanto ad essa venne anche inserito lo studio del tedesco. Oltre allo studio delle lingue potevano essere insegnate materie quali la storia, la geografia, la storia naturale a discrezione dei docenti e con l’autorizzazione del preside. Proprio i Piaristi nonostante le numerose difficoltà date dalla grande eredità lasciata dai Gesuiti in campo educativo vengono ricordati per aver dato un notevole impulso per quanto riguarda il progresso scientifico: gli studenti in questo periodo vennero iniziati anche allo studio della matematica, della fisica e delle scienze naturali. Nel 1781 la scuola è diretta dal Prefetto P. Benigno Job, il corpo docente è costituito da cinque insegnanti, tutti padri Piaristi e gli alunni sono 119. Nel 1801, come scrivono le cronache “l’edificio del ginnasio deve essere adibito ad ospedale militare. I professori si trovano pertanto nelle condizioni di non proseguire l’insegnamento a scuola e per non interromperlo invitano gli alunni alle lezioni, che si tengono nelle loro abitazioni private. Questo perchè il nostro territorio risentì dagli eventi bellici della vicina Italia e si trovò ad affrontare l’occupazione francese (dal 1810 al 1814), che influì notevolmente sulla vita dell’istituto, il quale prese il nome di “Imperiale Liceo-Ginnasio” dal 1810 al 1812 e “Collegio Imperiale” dal 1812 al 1814. Durante questo periodo la scuola subì notevoli modifiche: a discapito della lingua greca venne inserito l’insegnamento della lingua francese e di quella italiana (usata anche per gli atti d’ufficio), rimase lo studio del latino accanto a materie nuove come la logica, il disegno e le scienze umanistiche.

L’Imperial-Regio GinnasioA seguito del ritorno della città all’Impero Austroungarico la scuola venne riorganizzata: nel 1815 l’edificio venne restaurato per volontà dell’Imperatore e divenne Ginnasio di Terza Classe, con cinque corsi di insegnamento. Il numero degli studenti tornò ad aumentare, da un centinaio scarso l’anno 1820/1821 vede nella scuola ben 350 alunni. In quest’anno, con risoluzione sovrana l’istituto diventa Ginnasio di Prima Classe e la direzione viene affidata a Antonio de Lago, capitano circolare, e il corpo insegnante annovera sette docenti stabili, più il prefetto e il catechista. Negli anni seguenti, il numero sempre più alto di allievi costringe la dirigenza a prescrivere maggiore severità negli esami d’ ammissione: per tutta la prima metà del secolo il numero dei frequentanti oscilla fra 250 e 310. L’anno 1849 vide grandi cambiamenti per l’assetto scolastico dell’istituto, attraverso il lavoro di un’apposita commissione cittadina incaricata: grazie alla fusione del ginnasio con l’istituto filosofico presente in città si creò un unico corso di otto anni, diretto dal piarista Jordan. Si passò dall’ insegnamento per classi all’insegnamento per materia e accanto al tedesco (lingua di insegnamento) venne reso obbligatorio lo studio dell’italiano e dello sloveno. Questa modifica contribuì a rendere l’istituto squisitamente mitteleuropeo, riflesso della commistione di culture che riguardava non solo Gorizia ma tutte le zone dell’ Impero dove più popoli di diversa lingua vivevano assieme. Le ore di insegnamento vengono razionalizzate per evitare un carico troppo gravoso agli studenti, senza far mancare però eventuali ore supplementari per i più deboli. La scuola, che era già da decenni dotata di una biblioteca, ora ha a disposizione anche un’aula di fisica, una di storia naturale e un orto botanico, che tuttavia verrà realizzato solo nel 1854, a causa degli alti costi. Fra le materie obbligatorie permangono comunque il latino, il greco, la filosofia, la storia e la matematica; le ore della cattedra di un insegante erano 17. Pur essendo un’istituzione statale l’insegnamento della religione cattolica era obbligatorio (ciò è specificato in varie risoluzioni sovrane) e la vita scolastica era scandita dalla Messa quotidiana obbligatoria per tutti: non solo, ma gli studenti e il corpo docente partecipano attivamente alla vita della neonata arcidiocesi, assistendo agli insediamenti dei principi arcivescovi che non mancarono di visitare il ginnasio.Eminenti figure del capitolo metropolitano teresiano ebbero importanti compiti all’ interno dell’istituto, come Giuseppe Mosettig (decano, fu vicedirettore del ginnasio nel 1837) o Luigi Faidutti (preposito, fu consigliere scolastico provinciale). L’assetto delle scuola rimase tale per più di sessant’anni, e nel 1908, con 621 studenti, fu il ginnasio più frequentato dell’impero, tanto che quattro classi si trasferirono a palazzo Strassoldo. Nel 1913 avvenne la divisione del ginnasio in tre indirizzi: italiano, sloveno e tedesco: quest’ultimo si trasferirà dalla sede di via delle Scuole a palazzo Formentini.

Gli “Jahresberichte”Imprescindibili fonti scritte sull’attività scolastica del tempo sono gli “Jahresberichte”, antenati dei moderni annuari, compilati per più di cinquant’anni e stampati dalla tipografia goriziana Paternolli. Gli opuscoli solitamente iniziavano con saggi scritti da studenti o professori sulle varie discipline scolastiche, per poi proseguire con la “Geschichte der Anstalt”, cioè la cronaca dell’anno, dove venivano registrati fatti ed avvenimenti importanti. Notevoli sono le descrizioni delle visite imperiali di Francesco Giuseppe al ginnasio (furono ben quattro): quella del 9 marzo 1857 è descritta nei minimi particolari e l’emozione del cronista è palpabile quando afferma, dopo aver parlato della preparazione e dell’accoglienza riservata al sovrano “La paterna ed affettuosa condiscendenza di Sua Maestà suscitò negli animi di tutte le componenti del Ginnasio un sentimento di devota sottomissione ed ammirazione che servirà d’ora innanzi da sprone sia al corpo insegnante che ai giovani allievi per ricompensare il nostro sublime Sovrano per la benevola fiducia a noi così generosamente accordata”.Vengono inoltre trascritte informazioni riguardanti il numero dei docenti che, ad esempio, nel 1869 erano dodici, a cui vanno sommati quattro supplenti e cinque assistenti. Anche l’andamento degli esami conclusivi è registrato con dovizia di particolari: nello stesso anno dei ventiquattro candidati si può leggere che due si ritirano prima della prova orale, sette vengono rimandati ad ulteriore giudizio mentre due vengono promossi per meriti senza nemmeno affrontare le varie prove.

Un allievo celebreProva del fatto che solidi studi classici possano portare all’eccellenza anche nelle materie scientifiche è sicuramente la genialità di Pietro Blaserna, fisico che si diplomò allo Staadtgymnasium nel 1853. Nato a Fiumicello il 29 febbraio 1836, visse nel paese natio la fanciullezza per poi trasferirsi a Gorizia assieme alla famiglia, in una casa nell’odierna via Diaz, accanto all’abitazione dei liutai Pelizon, dalla quale provenivano accordi e suoni che destarono in Pietro una sensibilità all’acustica e al suono che, anni più tardi saprà ben coniugare alle sue doti di fisico. Conclusi gli studi al Ginnasio si recò a Vienna dove si laureò a soli 22 anni in fisica e matematica. Dopo un periodo di specializzazione a Parigi iniziò la carriera universiaria nel Regno d’Italia, convocato dal ministro dell’istruzione Mamiani della Rovere, come professore di fisica prima a Firenze e poi a Palermo, dove nel 1870 fu incaricato a far parte della commissione che doveva studiare l’eclissi di sole in Sicilia. Professore ordinario di fisica sperimentale all’università di Roma, accanto a grandi fisici come Cannizzaro, Baccelli e Keller, grazie al suo spirito critico verso il sistema di ricerca scientifica italiano, che riteneva senza organizzazione, riuscì ad unificare gli studi fisici e quelli matematici nella “Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali” dove introdusse in campo didattico la pratica del laboratorio, nel quale gli studenti potevano toccare con mano i fenomeni studiati. Grazie alla sua brillante capacità comunicativa e alle sue scoperte divenne uno scienziato stimato, alle cui lezioni attirava studenti da tutta Europa e le cui opere riguardo l’acustica, la fisica musicale, l’elettromagnetica furono tradotte in molte lingue. Fu prima accademico e poi presidente dell’Accademia dei Lincei e senatore del Regno nel 1899, undici anni più tardi fu nominato Accademico delle Scienze a Parigi. Di rado tornò nella sua città senza comunque perderne i contatti, morì a Roma il 26 febbraio 1918.

Bibliografia-Neunzehnter Jahresbericht des K.K. Obergymnasiums in Görz, AA.VV., Gorizia 1869.-Programm und Jahresbericht des K.K. Obergymnasiums in Görz, AA.VV., Gorizia 1857.– Una scuola una città, dal Seminario Werdenbergico al liceo classico “Dante Alighieri”, AA.VV., Gorizia 1991.– Un illustre scienziato dimenticato: Pietro Blaserna, estratto da “Studi Goriziani”,Jolanda Pisani (Cassandra), Gorizia 1958.