Dal tramonto dell’Impero ad oggi

Con risoluzione sovrana del 3 agosto 1913 dallo Staadtgymnasium nacquero tre ginnasi indipendenti: il Ginnasio Reale Italiano, Il Ginnasio Reale Sloveno e il Ginnasio Reale Tedesco (Staatsrealgymnasium). I primi due rimasero nella sede di via delle Scuole, mentre il terzo si trasferì nella prestigiosa sede di Palazzo Formentini, villa padronale fatta costruire nel 1863 dal conte Giuseppe Floreano Formentini come residenza per la propria famiglia, sita in via Ponte Nuovo, oggi viale XX settembre.A causa del trasferimento nella nuova sede l’anno scolastico iniziò con un certo ritardo (il primo ottobre, come ricordano le cronache) sotto la direzione del prof. Gustav Hemetsberger; nonostante il tedesco fosse la lingua di insegnamento, l’italiano e lo sloveno   rimasero nei programmi come lingue facoltative.

Lo scoppio della prima guerra mondiale influì tragicamente sulla vita dell’istituto che venne chiuso il 24 maggio 1915, giorno successivo alla dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria-Ungheria; nei mesi seguenti alcuni insegnanti si offrirono volontari per tenere delle lezioni agli alunni sfidando il pericolo dei bombardamenti. Durante la profuganza a Graz di numerosi studenti goriziani l’insegnante Piero Bonne assieme al comitato di soccorso preposto ad affrontare il problema scolastico continuò le lezioni del Ginnasio ospitato dalla Scuola Popolare Cittadina, diretta da don Eugenio Volani. Pur fra mille difficoltà e ristrettezze questa istituzione, con circa una quindicina di docenti, portò avanti il compito educativo per il triennio di guerra.

Gorizia italiana

Nell’autunno del 1917 gli studenti profughi a Graz rientrarono in città; la luogotenenza di Trieste ordinò la riapertura del Ginnasio che tuttavia fu possibile solo a settembre del 1918, dopo la fine della guerra che vide il passaggio di Gorizia all’Italia. L’istituto prese il nome di Regio Ginnasio Reale e l’8 febbraio 1919 su proposta del sindaco Bombig venne intitolato a Vittorio Emanuele III, Re d’Italia. La scuola venne riogranizzata e aveva tre sezioni: il Ginnasio Reale, le cui materie caratterizzanti erano quelle scientifiche, il Ginnasio Classico e la Scuola Reale Superiore, simile   alla prima sezione ma senza lo studio del latino. L’anno scolastico 1919/1920 iniziò regolarmente sotto la direzione di Antonio Caldini al quale per la prima volta venne conferito il titolo di Preside e la vita degli alunni era scandita dalle nuove feste nazionali come il 4 novembre, il 24 maggio e le ricorrenze della famiglia Savoia, come i genetliaci o la “Festa dello Statuto” che ricorda l’emissione della costituzione albertina nel 1848, celebrata durante la prima settimana di giugno. In questi anni l’istituto intrattenne rapporti con l’omologo “Torquato Tasso” di Roma ( di cui una rappresentanza visitò gli studenti goriziani nel novembre 1920). Palazzo Formentini non ospitava solo gli studenti della scuola ma anche gli ospiti del convitto “Dante Alighieri”: questa convivenza terminerà però nell’estate 1922 su richiesta della presidenza e delle autorità sanitarie provinciali, a seguito di numerosi casi di morbillo e scarlattina. Riprese anche la pubblicazione degli annuari dell’istituto   che purtroppo si concluse nel 1924. Per sopperire alla mancanza dell’insegnamento dell’educazione fisica (mancava una sede adatta allo scopo) vennero curate le passeggiate e le visite di istruzione che, come scrisse Ervino Pocar “incentivano la conoscenza geografica del proprio paese, la dimesichezza con la sua flora, la disciplina di marcia, la fratellanza per cui non è lecito abbandonare il compagno stanco o comunque bisognoso d’ aiuto, la tenacia e la perseveranza nei propositi (…)”. A seguito della marcia su Roma e dell’ inizio della dittatura fascista a scuola vennero istituiti corsi di educazione fisica paramilitare a cui presero parte gli alunni più grandi e si costituì la “Guardia d’ Onore” di 12 alunni del ginnasio inferiore. L’ 11 settembre 1923 entrò in vigore la riforma Gentile con la quale vennero aperti un corso ginnasiale della durata di cinque anni e un corso liceale triennale alle cui materie caratterizzanti vennero aggiunte leconomia politica, le  scienze naturali e la storia dell’arte.L’eccessiva severità della nuova scuola gentiliana venne subito mitigata poichè durante l’ esame di maturità (anche esso riformato) del 1924 solo un quarto dei candidati fu promosso al primo turno. Dopo l’8 settembre 1943 la scuola prese il nome di “Liceo Classico Dante Alighieri” ma la sede fu adibita a caserma durante il tragico periodo dell’ occupazione nazista e gli studenti si trasferirono nella sede dell’ istituto magistrale Slataper. Nel 1947 la sede di viale XX settembre ridivenne agibile e gli studenti del “Dante” se ne riappropriarono: la scuola poteva finalmente riaprire respirando un nuovo clima di pace, pur fra le mille difficoltà del dopoguerra.Il palazzo venne ristrutturato e ammodernato nel 1991 e ospita  tuttora le attività didattiche della scuola. Nell’ anno scolastico 1999/2000 dall’aggregazione del “Dante”, del liceo scientifico “Duca degli Abruzzi” e dell’istiuto magistrale “Scipio Slataper” nacque l’Istituto Superiore di Istruzione Statale “D. Alighieri”. Le tre sezioni pur mantenendo le peculiarità di indirizzo lavorano sinergicamente per la costruzione di una comune identità culturale della città, sotto un unico dirigente, conta più di un migliaio di studenti provenienti da tutta la provincia e circa 120 insegnanti.Nell’ autunno del 2013, nell’ambito di un più vasto riordino scolastico provinciale,il “Polo” ha rischiato lo smembramento ma grazie alla reazione compatta di studenti e docenti l’unità dei tre istituti è rimasta tale. L’8 settembre 2008 Poste Italiane nel contesto della serie tematica “Scuole e Università” ha emesso un francobollo dedicato al Polo Liceale “D. Alighieri” raffigurante la facciata principale di Palazzo Formentini realizzato da Antonio Saliola.

Un allievo celebre

Vittorio Peri nacque a Gorizia nel 1932, frequentò le scuole salesiane e dopo la maturità classica conseguita nel 1950 proseguì il suo percorso formativo presso l’Università Cattolica di Milano, laureandosi nel 1955 in patristica greca con una tesi sulle omelie origeniane. Subito dopo rientrò a Gorizia per insegnare latino e greco nel suo stesso liceo, mantenendo però il ruolo di assistente volontario del prof. Lazzati a Milano. Nel 1961 fu chiamato alla Biblioteca Apostolica Vaticana quale “scriptor graecus”,prestigiossissimo impiego che consisteva nel redigere gli inventari i cataloghi e gli strumenti bibliografici per la consultazione del ricchissimo patrimonio librario lì presente; questa attività gli permise di continuare la sua opera di ricercatore scientifico nei meandri della storia ecclesiastica. Non perse mai il suo legame con la città di Gorizia e la lingua friulana, che spesso diceva di avere imparato da fanciullo. Proprio l’amore verso la sua terra di confine, porta aperta verso l’ Est europeo, si rifletterà nei suoi studi e nei suoi scritti: cultore del cristianesimo aquileiese studiò l’origine del titolo patriarcale e del “Simbolo” aquileiese, attraverso la testimonianza di Rufino da Concordia: su questo versante fu’ fondamentale l’apporto che diede per i festeggiamenti del sedicesimo centenario del concilio ecumenico tenutosi nella città patriarcale nel 381. Fu grande esperto di ecumenismo e della storia del cristianesimo bizantino e orientale: Giovanni Paolo II lo volle come consulente per la stesura dell’ enciclica “Slavorum Apostoli”. La sua collaborazione con la Santa Sede non si limitò a questo importante incarico: la sua conoscenza dell’ oriente lo portò ad essere nominato -unico laico- membro della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa. La città di Gorizia, grata al suo cittadino illustre gli conferì il premio “Sant’ Ilario” nel 2002; scomparve quattro anni dopo, il 1^ gennaio 2006.

Un cenno conclusivo

Siamo giunti al termine di questo viaggio alla scoperta della prima scuola pubblica goriziana: una storia entusiasmante ma a tratti difficile, che si intreccia con le vicende storico politiche dell’ Impero Asburgico, del Regno d’ Italia e infine della Repubblica. “Omnia mutantur, nihil interit“: tutto muta, nulla perisce: la citazione ovidiana si presta benissimo ad essere inserita a conclusione di questo studio, poichè negli ultimi tre secoli l’ istituzione non ha mai smesso di essere un faro luminoso per le numerose generazioni di suoi studenti e per l’ intera città. Un doveroso ringraziamento va al prof. Sergio Bressan, docente emerito e depositario della storia dell’istituto e alla studentessa Victoria Koching per le traduzioni dal tedesco e le immagini.

Bibliografia

–  Jahresbericht der Beschäftigungskurse mit italienischer Unterrichtssprache für flüchtige Mittelschüler in Graz, AA.VV. Graz 1916

–  Jahresbericht uber das Schuljahr 1913/1914, AA.VV., Gorizia 1914

–  Una scuola una città, dal Seminario Werdenbergico al liceo classico “Dante Alighieri”, AA.VV., Gorizia 1991

–  Un goriziano cristiano ed europeo: Vittorio Peri, estratto da “Borc San Roc” n. 18, Sergio Tavano, Gorizia 2006