Beatitudini concrete ed opere di misericordia
26 Marzo 2016
Queste le testimonianze delle opere concrete di misericordia portate dai gruppi presenti all’incontro di venerdì 18 marzo a San Valeriano.Decanato di Gorizia e S. AndreaDomenica 21 febbraio siamo stati invitati ad aiutare la comunità attraverso la distribuzione del cibo alle persone bisognose presso la mensa dei poveri dei frati Cappuccini. Appena arrivati ci hanno consegnato guanti e grembiuli e abbiamo iniziato a servire da mangiare mentre due di noi erano a controllare che le persone rispettassero la giusta divisione dei rifiuti. Nonostante non ci sembrasse molto, quello che abbiamo fatto ha rallegrato e aiutato delle persone e questo ci ha riempito il cuore.Questa esperienza non ci ha lasciati indifferenti, anche coloro che erano più titubanti alla fine sono rimasti soddisfatti. Consigliamo anche a voi di compiere delle opere che possano aiutare il prossimo.
I giovani di CuoreGiustoLa sera dell’8 marzo i ragazzi del gruppo Biennio della Comunità Salesiana di Gorizia hanno avuto la possibilità di vivere un’esperienza di gioco e condivisione con i migranti minorenni ospitati presso il San Luigi.La serata è stata organizzata in maniera molto semplice: una volta divisi in squadre miste, in modo da garantire la possibilità di confronto diretto, i ragazzi si sono cimentati in diverse attività, dal calcetto alla pallavolo, dal ballo alla pallacanestro. L’entusiasmo ha subito scalzato la timidezza e tutti si sono lasciati andare, riuscendo a passare oltre a tutte quelle barriere che a volte anche inconsapevolmente tendiamo ad innalzare nei confronti di chi non conosciamo bene.Il dover lavorare come un gruppo coeso per poter fare goal o per totalizzare il massimo dei punti nelle sfide di ballo, ha fatto sì che tutti scendessero a compromesso mettendo da parte i pregiudizi.Infatti, molti dei ragazzi del nostro gruppo sono rimasti profondamente colpiti dalla facilità con la quale si sia riusciti ad andare oltre ai limiti linguistici e, come detto già, pregiudiziali: spesso pensiamo che queste siano persone distanti anni luce da noi, ma la serata ci ha mostrato proprio il contrario.”È stata una bella esperienza perché mi ha fatto capire che questi ragazzi non sono molto diversi da noi, anche se possono sembrarlo”, queste le parole di Andrea, una delle animatrici del gruppo; oppure Gianmarco “Ciò che mi ha colpito di oggi è il fatto di come il divertimento e il gioco riescano ad abbattere tutte le barriere (linguistiche, ecc…), permettendo di relazionarsi senza pensare alle diversità”.Con questa esperienza crediamo fermamente di essere riusciti a mettere in pratica, almeno in parte, ciò che il Papa ci ha chiesto: essere misericordiosi come il Padre. È difficile pensare di essere già riusciti a capire appieno il significato delle Opere di Misericordia, ma ci abbiamo provato e nel nostro piccolo ci siamo riusciti.”Penso siano tutte bugie quelle che si sentono su di loro, in realtà sono persone come noi o forse migliori per certi versi”, ecco le parole con cui Alberto ha riassunto l’esperienza della serata: un pensiero conciso, ma che per certi versi potrebbe far riflettere tutti noi.”
Decanato di Monfalcone – Ronchi – DuinoCi dimentichiamo dei vivi… figurati dei morti… Non è possibile questo… vuol dire esserci dimenticati del nostro essere uomini… l’uomo è fatto per la relazione, per la comunione, per l’incontro..; vuol dire esserci dimenticati del nostro essere cristiani… capaci di vedere oltre, di cercare oltre… di cercare in Cristo Risorto e di vivere quindi in maniera diversa la relazione con chi non vive più su questa terra. Il nostro “don” ci ha raccontato di una cittadina turistica in Italia priva di cimitero… può sembrare solo una battuta, ma è la fotografia di una nuova modalità di escludere la morte dalla vita costruendo città artificiali: il paesino progettato a tavolino per le vacanze, per il divertimento spensierato non si dà pensiero e non contempla neppure la possibilità di avere a che fare con la morte e con i morti. Attraverso l’opera di misericordia del “seppellire i morti” siamo stati invitati a recuperare innanzitutto una competenza del morire sulla vita. Insieme al don abbiamo riflettuto sul valore del corpo come “tempio di Dio”… ciò che è di Dio, ciò che è abitato da Dio va custodito, amato, rispettato… e soprattutto non va nel nulla, non svanisce in niente… Ecco allora che accompagnare una persona alla morte, onorarne il corpo, sistemarlo dignitosamente e con cura, curarne la tomba, depositare dei fiori freschi, compiere e vivere i gesti che la liturgia per i defunti propone( aspersione con l’acqua a ricordo del Battesimo e incensazione del corpo come preludio di resurrezione), pregare con loro e per loro… tutto questo vuol dire custodire la relazione, esprimere affetto e gratitudine per una persona che, al di la della naturale fragilità, ha fatto del bene, è stato prolungamento di Dio… e ora vive in Lui. Ci ha colpito l’espressione usata nella liturgia dei defunti… ” la vita non è tolta ma trasformata”… è resa pienamente bella e viva dall’ Amore di Dio. Nell’opera di misericordia del prenderci cura della morte altrui, nel congedarci definitivamente dalla sua presenza fisica e storica, attraverso i gesti della fede e della carità ci apriamo alla Speranza, continuiamo più sereni il nostro cammino. Così noi giovani, e in altri momenti anche i bambini e i ragazzi del catechismo e delle associazioni, siamo andati nel nostro cimitero per sistemare le tombe più abbandonate, per deporre fiori freschi, per ripulire alcuni vialetti, per eliminare fiori completamente secchi (immaginate cosa vuol dire…), per pregare, per visitare le tombe dei caduti in guerra, di tanti bambini…. Abbiamo compreso che è responsabilità di tutti, è questione di civiltà e di fede, accompagnare nell’ultimo viaggio su questa terra chi ci lascia… soprattutto se sappiamo che non ha più nessuno. Nel nascere e nel morire non possiamo essere autosufficienti, ma abbiamo bisogno della misericordia altrui.
Scout SZSO – Slovenska zamejska skavtska organizacija Il 10 marzo al Convitto Salesiano San Luigi abbiamo partecipato ad un incontro con dei rifugiati, insieme al gruppo di giovani CuoreGiusto ed ad alcuni fratelli scout del gruppo Gorizia 2. In questo convitto accolgono i rifugiati minorenni.Abbiamo iniziato la serata con un video di Sagor, ragazzo di 17 anni proveniente da Dhaka, capitale del Bangladesh. Lì la scuola costa tanto e le famiglie fanno fatica a mantenersi, essendo molto numerose. Non potendo continuare gli studi Sagor cercò di aiutare la sua famiglia, lavorando. Un giorno dopo cena i suoi genitori gli chiesero, se volesse partire o restare. Scelse di partire, perché così facendo, a casa ci sarà una bocca in meno da sfamare. Il viaggio fu terribile e faticoso, doveva camminare tutto il giorno e una parte del viaggio l’ha fatto chiuso in un container. L’incontro è proseguito con la condivisione dei pensieri che ci sono venuti in mente durante il video. Ci siamo chiesti se anche noi avremmo fatto lo stesso, se ci fossimo ritrovati nella loro situazione, se saremmo pronti a lasciare i nostri amici, parenti, il nostro paese e le nostre abitudini per aiutare la famiglia.C’era anche tempo per parlare un po’ con altri ragazzi rifugiati. Abbiamo avuto l’occasione di conoscerli e capire che non sono poi così diversi da noi. Ci hanno raccontato come vivono, che programmi hanno per il futuro e che cosa fanno durante il giorno. A loro piace molto il cricket, che è anche lo sport più diffuso in Bangladesh, e il calcio. Durante il giorno studiano l’italiano e altre materie oppure visitano Gorizia. Parlando con loro abbiamo avuto modo di capire un po’ le loro intenzioni per quanto riguarda il futuro. Alcuni pensano che loro vogliano rimanere qua, ma i rifugiati ci hanno spiegato che questa non è la loro intenzione; una parte vorrebbe continuare il viaggio in Europa, ma la maggior parte vorrebbe ritornare il prima possibile in patria e nelle loro famiglia.
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