Una comunità che chiama
18 Aprile 2016
Tutti abbiamo una zia lontana, un conoscente o un amico di lunga data, con cui i contatti sono veramente sporadici e con cui ci si sente solamente una-due volte all’anno per farsi gli auguri in occasione di qualche festa o in occasione del compleanno. Certo la telefonata o un biglietto inviato in quell’occasione è un bel gesto, che dice che non ci si è dimenticati di lui o di lei, anche se non ci si sente più spesso. Difficilmente però una relazione che si stabilisce solo a Natale o per il compleanno può essere molto nell’orientare una vita o quando si tratta di effettuare delle scelte. L’impressione è che anche con il tema delle vocazioni al sacerdozio e di speciale consacrazione ci si comporti allo stesso modo: una volta all’anno, attorno alla quarta domenica di Pasqua, Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni di speciale consacrazione, ci si ricorda che è bene pregare per le vocazioni e che ci sono dei giovani che si stanno preparando a diventare sacerdoti la cui formazione ha un costo a cui le parrocchie sono chiamate a partecipare. Difficilmente però un tema affrontato in questo modo può risultare fecondo o può plasmare le scelte delle persone. Difficilmente l’annuncio della vocazione lasciato solamente agli addetti ai lavori può risultare efficace.Papa Francesco nel suo messaggio per questa giornata mette bene in evidenza come tutta la comunità cristiana sia chiamata ad essere la terra dove la vocazione germoglia, cresce e porta frutto. Il germogliare, il crescere e il portare frutto non può avvenire parlandone solamente una volta all’anno, ma richiede un’attenzione costante. Il fatto che qualcuno venga chiamato ad un servizio ecclesiale non è una “disgrazia” che colpisce qualche famiglia più sfortunata di devoti i cui figli decidono di diventare sacerdoti o frati e suore. La vocazione di speciale consacrazione è un dono grande che la divina misericordia può fare una persona e a una comunità: lo sguardo compassionevole di Gesù si incontra con la vita di una persona che si ritrova inondato di senso e di vita. Per quanto la risposta sia chiaramente personale la vocazione è sempre una realtà ecclesiale. Nel Messaggio per la Giornata di preghiera per le vocazioni è ben specificato che la chiamata di Dio avviene attraverso la mediazione comunitaria; ricordarsene è un potente antidoto all’indifferenza e all’individualismo che a volte sembra caratterizzare i nostri giorni. Se la chiamata di Dio avviene con la mediazione della comunità, tutti i fedeli (e non solo i preti) sono invitati ad assumersi la responsabilità nella cura e nel discernimento vocazionale. La chiamata a donare la propria vita nel matrimonio, ma anche nella vita consacrata e nel sacerdozio, nasce nella Chiesa ed è a servizio della Chiesa: questo richiede la grande fatica e la grande gioia di allargare il proprio orizzonte relazionale che porta ad apprezzare anche chi fa percorsi diversi dai propri. La comunità ha un ruolo poi importantissimo anche per far crescere e sostenere la vocazione: c’è il supporto da offrire con la preghiera, c’è il bisogno di sostenere le spese della formazione, c’è la necessità di fare esperienze di comunità che non carichino attese irrealistiche sui giovani che potrebbero scegliere di consacrarsi e allo stesso tempo offrano una testimonianza entusiasmante del vangelo. In tante comunità della nostra diocesi c’è una preghiera costante per le vocazioni di speciale consacrazione: ci sono persone che si ritrovano per l’adorazione eucaristica, altre personalmente chiedono questo dono al Signore, diversi sacerdoti usano i formulari presenti sul Messale o sono costanti nel ricordarsi nella preghiera dei fedeli. Tuttavia si può fare ancora molto per maturare il senso ecclesiale della vocazione, di ogni vocazione, di quella al matrimonio, e tanto più delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. In questi anni come Chiesa diocesana siamo impegnati in un cammino che ci ha portato ad esplorare chi è la Chiesa e chi è il cristiano. Sullo sfondo c’è il grande invito a leggere la Parola di Dio e a confrontarci con essa perché sempre più diventi l’orizzonte delle nostre scelte. Questo itinerario, che porterà anche ad una riorganizzazione della presenza della Chiesa sul territorio, richiede che sempre più ciascuno viva con responsabilità la sua appartenenza ecclesiale. Una nuova vitalità delle nostre comunità sarà possibile se ciascuno si farà nel suo quotidiano testimone del vangelo. Una nuova fioritura di vocazioni, anche di speciale consacrazione, avverrà se ogni fedele sarà un osservatore attento dei giovani della propria comunità, se “prenderà di mira” nella preghiera chi ha alcuni segni di una disponibilità ad un servizio ecclesiale, se ci sarà anche il coraggio di fare una proposta esplicita di pensare ad una vocazione di speciale consacrazione (ma forse anche al matrimonio). Questa attenzione, per essere efficace, dovrà essere quotidiana e non concentrarsi una volta all’anno.
*Incaricato diocesano per la Pastorale Vocazionale
L’Arcivescovo incontra le Zelatrici
Domenica 17 aprile – con inizio alle ore 15.30 – presso la Comunità Sacerdotale di via del Seminario a Gorizia (entrata da Corso Verdi, 4) si riuniscono le Zelatrici del Seminario per il consueto incontro annuale in occasione della giornata di preghiera per le vocazioni che si celebra come tradizione la quarta domenica del tempo di Pasqua.È l’occasione questa per pregare insieme, per ascoltare la parola del Vescovo Carlo, per raccogliere le offerte materiali a favore del Seminario, per conoscere i seminaristi della diocesi. L’invito a partecipare è rivolto anche a tutti i simpatizzanti. Nella giornata di sabato 16 aprile tutti coloro che hanno a cuore la preghiera per le vocazioni di speciale consacrazione sono invitati a trascorrere un certo tempo in adorazione nella cappella del Monastero delle Clarisse “Totus Tuus Maria” in piazza Sant’Antonio a Gorizia che come al solito rimane aperta tutto il giorno per la preghiera personale.
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