Il cammino per il rinnovamento dell’iniziazione cristiana

Nell’ultima serata di formazione per i C.PA.PA. – svoltasi giovedì 25 maggio a Monfalcone – l’Ufficio Catechistico Diocesano ha presentato due dei quattro laboratori realizzati durante l’anno pastorale, primo tassello del progetto diocesano di rinnovamento dell’Iniziazione Cristiana. Oltre ai membri dei C.PA.PA. alla serata erano stati invitati parroci e catechisti, per condividere e far sintesi del cammino fatto.

L’introduzione dell’arcivescovoNel suo intervento iniziale l’arcivescovo Carlo, ricordando il quadro all’interno del quale si inseriva la serata, delineava il cammino fatto dalla diocesi negli ultimi tre anni. Facendo notare come si sia trattato di un percorso unitario che ci ha portati a chiederci “chi è il cristiano” e prima ancora “chi è Gesù”. Inevitabilmente la risposta a queste due domande ci introduce alla realtà fondamentale quella di una Chiesa che con la grazia dello Spirito Santo genera nuovi cristiani. “La maternità della Chiesa – ha detto l’arcivescovo – è proprio ciò che motiva l’Iniziazione Cristiana e ne dice tutta l’importanza. Generare nuovi cristiani, accompagnarli nel loro cammino iniziale di discepoli di Cristo e di inserimento non è importante per la sopravvivenza della comunità cristiana, quanto piuttosto perché il dono di grazia, che abbiamo ricevuto e che cerchiamo con i nostri limiti di vivere, non può essere tenuto nascosto, ma deve essere annunciato e condiviso”. Mons. Redaelli ha proseguito sostenendo che si tratta di “un impegno che esige riflessione, competenza, soprattutto passione, ma anche pazienza e sperimentazione, perché nessuno ha la ricetta magica in tasca”. L’attenzione si è soffermata sulla fascia d’età dai 6 agli 8 anni e al coinvolgimento dei genitori di questa età. L’arcivescovo spiegava questa scelta osservando che si è cercato “di fare una sperimentazione senza toccare i percorsi cosiddetti tradizionali in senso buono, perché non è saggio modificare quanto funziona, finché non si è certi che la modifica porti a qualche miglioramento. Molto più per un motivo fondamentale, che può essere illustrato da quell’osservazione che tutti catechisti e parroci fanno quando incomincia la catechesi, cioè “non sanno fare nemmeno il segno di croce””. Ci troviamo in una situazione a-religiosa, cioè non si parla più di fede in famiglia. Questo ci porta ad avere una particolare attenzione ai bambini e ai genitori. Allora, si è cercato di imparare come accompagnare i genitori perché diventino loro protagonisti della trasmissione della fede e la vivano con i ragazzi. Mons. Carlo sottolineava che “ora è importante arrivare a qualche decisione ed orientamento. Decisioni coraggiose, ma anche sagge; per precedere con quei piccoli passi semplici, umili, fattibili, ma anche importanti, che possano sostenere con l’aiuto del Signore il cammino della nostra Chiesa per vivere la fedeltà al vangelo”.

L’intervento di fra LuigiFra Luigi Bertié, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, ha aiutato i presenti contestualizzando i due laboratori. Un’indagine dell’UCD sull’Iniziazione Cristiana realizzata nel 2014-2015 metteva in luce alcune sfide che interpellavano le nostre comunità: nella fascia 0-6 anni si notava una certa fatica nell’azione di annuncio; la fascia 7-14 vive di alcuni tempi vuoti; pochi catechisti fanno uso di sussidi; difficilmente i catechisti lavorano in equipe; ci sono parrocchie che fanno fatica a creare il gruppo di fanciulli o ragazzi ogni anno; i catechisti si sentono impreparati ad affrontare i cambiamenti socio-culturali e religiosi; in genere non si riesce a coinvolgere gli adulti e i genitori, anche perché sprovvisti di una proposta. “Nel prendere coscienza delle sfide – sosteneva fra Luigi – si intravvedono già le linee operative: gli imperativi pastorali, le vie che la comunità cristiana deve percorrere, che sono: i bambini che guardano alla Chiesa come un luogo in cui ciascuno è accolto ed è parte fondamentale; la famiglia che deve diventare protagonista nell’IC dei figli; i genitori che devono riprendere in mano il loro cammino di fede; un gruppo di accompagnamento aperto agli altri adulti della comunità; la comunità che è chiamata a giocarsi nella testimonianza di fede; il ridare alla domenica il suo significato profondo di giorno del Signore, di giorno della comunità; lo slegare progressivamente il processo di iniziazione dai ritmi della scuola e anche dalla modalità scolastica”. È sulla base di tutto ciò che sono stati pensati i due laboratori. Il primo ha coinvolto le catechiste di cinque parrocchie (San Vito al Torre, Romans, Duomo Gorizia, Unità Pastorale Salesiani, Villesse) nell’elaborare e sperimentare un percorso per bambini dai 6 agli 8 anni. Il cammino presenta degli incontri flessibili e adattabili alle diverse esigenze, non perdendo di vista l’anno liturgico, il vangelo di Marco e il catechismo Io sono con voi. Come secondo binario, a completamento, l’altro laboratorio che ha visto i catechisti e alcuni sacerdoti impegnati a elaborare un percorso di sei incontri che abbia il fine di coinvolgere i genitori da protagonisti nell’educazione alla fede dei loro figli. La proposta elaborata si basa sulla convinzione che si è in un passaggio particolare della vita di un genitore, non solo per la funzione educativa esercitata nei riguardi dei figli, ma anche come un’opportunità per rivedere la propria fede di adulto; può diventare un possibile ingresso alla fede, un’occasione per riscoprirla o avvertirla maggiormente desiderabile e plausibile per la propria vita, ma anche e più semplicemente un’occasione per riallacciare legami con la comunità cristiana.

Le testimonianze

Le testimonianze delle catechiste, della coppia di genitori e di don Dario Franco hanno confermato la bontà della strada intrapresa. Una prima risposta alle sfide sopracitate ha provocato la comunità diocesana attraverso le serate di formazione rivolte ai consigli pastorali parrocchiali; ha attivato catechiste/i e alcuni parroci nell’elaborare un percorso di prima evangelizzazione dedicato ai bambini di 6-8 anni e uno parallelo di primo/secondo annuncio rivolto ai loro genitori, facendo scoprire la bellezza dell’avere cammini condivisi, del sentirsi pronti nel saper e saper fare, della condivisione e collaborazione tra persone provenienti da realtà differenti, dell’importanza che l’educazione alla fede dei bambini e ragazzi avvenga attraverso un accompagnamento nel quale le figure adulte – in primo luogo i genitori – sono indispensabili. È stata offerta una piccola risorsa, sta a noi accettare l’invito e valorizzarla, accettare la sfida, rimetterci un po’ in discussione, convinti che questo sforzo può rendere più vitale le nostre comunità cristiane e più generativa la nostra pastorale. L’ufficio catechistico, oltre a proporre i sussidi, ha garantito anche il suo sostegno con la presenza agli incontri di vari livelli (con catechiste/i, con i genitori).

Iniziazione cristiana – 6-8 anni

Vorrei raccontare l’attività di catechismo rivolta ai bambini di 1° e 2° elementare con gli occhi di un genitore cristiano; questo perché prima di ritrovarmi a fare la catechista ero semplicemente una mamma. 8 anni fa, con una bambina piccola e senza parenti a cui lasciarla, per me e mio marito andare a messa significava dividerci per evitare di disturbare il sacerdote, i fedeli e soprattutto per poter partecipare pienamente alla celebrazione eucaristica. Ci sentivamo due single e sinceramente la situazione ci pesava.Poi, in Duomo, abbiamo scoperto il servizio “bimbi a messa”. Alcune ragazze giovani e disponibili, accoglievano i bambini nella cappellina, tenendoli impegnati con delle attività che avevano a tema il vangelo della domenica. Noi genitori potevamo partecipare e seguire la messa seduti sui banchi della cappellina, grazie ad un altoparlante.Avendo apprezzato moltissimo questa grande opportunità rivolta alle famiglie, non sono stata capace di sottrarmi all’invito di don Sinuhe di sperimentare un percorso ad hoc dedicato ai bambini di 6/8 anni, questa volta nella veste di catechista.Abbiamo così “sganciato” i bambini di 1° e 2° elementare da quelli della scuola dell’infanzia che sono seguiti da un’altra catechista, sempre nel corso della messa. Abbiamo pensato ad un percorso strutturato, abbiamo scelto un nome per il nuovo gruppo, all’inizio di ogni anno presentiamo i bambini alla Comunità, abbiamo dei banchi assegnati in chiesa in cui prendiamo posto durante la messa. E facciamo anche un ritiro iniziale per cercare di far gruppo.Riguardo ai contenuti finora è ancora un work in progress. Con don Sinuhe abbiamo condiviso le tematiche da trattare nel corso del biennio; è, poi, mia cura pensare a come proporle concretamente ai bambini.Credo che la difficoltà pratica per un catechista stia proprio qui, cioè nel sapere di cosa parlare e in che modo. Quest’anno ho avuto la possibilità di essere coinvolta nel laboratorio 6-8 anni organizzato dall’ufficio catechistico diocesano. Gli incontri con le altre catechiste della diocesi a cui abbiamo partecipato hanno permesso di realizzare delle schede operative.Penso che gli ingredienti per attivare il percorso di catechesi per la fascia di età dai 6 agli 8 anni siano fondamentalmente due (dando per scontato la presenza di bambini, ovviamente): (risorsa umana) il catechista e (risorsa materiale) gli argomenti tra trattare e il materiale.Di ragazzi giovani e volenterosi presenti nelle parrocchie ce ne sono, quanto al “cosa gli facciamo fare” il materiale che abbiamo elaborato è un buon punto di partenza, perché già sperimentato sul campo da noi catechiste con i bambini.Gli aspetti positivi di questo progetto sono molteplici:– i bambini che frequentano dimostrano un entusiasmo incredibile, hanno la manina sempre alzata, sono partecipativi, entusiasti, volenterosi… caratteristiche che purtroppo vanno perdendosi negli anni successivi;– è un’età fertile anche dal punto di vista della fede perché sono curiosi e recettivi, perciò far conoscere Gesù con immagini e racconti significa stimolare in loro l’appetito;– si tratta di un gruppo “aperto” in quanto ogni anno ci sono bambini di 8 anni che escono per intraprendere il cammino verso la Riconciliazione e nuovi bambini di 6 anni che muovono i primi passi, con i vantaggi che un gruppo del genere comporta (confronto, crescita, modifica delle dinamiche di gruppo, desiderio di progredire e diventare maturo per il gruppo di catechesi successivo);– al termine del biennio non c’è un sacramento da ricevere (spesso causa d’ansia del catechista, dei genitori e probabilmente anche dei parroci); ciò permette di lavorare con serenità, per il solo piacere di “parlare di Gesù”;– è un servizio gradito ai tanti genitori che frequentano costantemente la parrocchia;– è un’occasione che apprezzano anche le famiglie che si affacciano in Chiesa per via dei sacramenti di fratellini o sorelline più grandi.

Francesca CreaParrocchia del Duomo – Gorizia

Laboratorio 6-8 anni

Dovrei parlarvi degli aspetti positivi dell’esserci trovati insieme tra catechiste impegnare nel 6-8 anni di parrocchie diverse. Parto subito da un aspetto concreto. Ci siamo incontrati ogni volta in una parrocchia diversa ed è stato interessante scoprire luoghi e strutture che non conoscevamo, da pensare di poter utilizzare anche per attività da svolgere con le rispettive parrocchie. Sin dall’inizio abbiamo vissuto un bel rapporto di rispetto tra di noi, accompagnato anche dalla curiosità e dal piacere di conoscere e confrontarsi con persone nuove, con l’intento comune di lavorare assieme per crescere.L’appartenere a parrocchie diverse, ma anche l’avere età diverse hanno messo in risalto caratteristiche culturali e ambientali differenti, favorendo un arricchimento reciproco. Le diversità non sono state affatto un ostacolo.Durante gli incontri abbiamo potuto esprimere le nostre esperienze personali grazie ad un confronto continuo, che ha scaturito in noi un notevole entusiasmo e desiderio di dare un nuovo impulso alla catechesi.Abbiamo cercato di creare un percorso unitario di catechesi per la fascia d’età dei bambini dai 6 agli 8 anni, quella fascia d’età che precede la preparazione a sacramenti. E’ stato importante capire che è ora di abbandonare l’idea che chi fa da sé fa per tre e che è bello avere la consapevolezza di andare tutti nella stessa direzione.Questo ci ha dato un senso di comunità che oltrepassa i limiti parrocchiali, che non avevamo mai sperimento prima.Uno dei valori aggiunti di un percorso unitario a livello diocesano è quello di poter mettere in campo collaborazioni mirate, una volta condivisi gli stessi obiettivi formativi, e di rendere uniformi i percorsi catechetici sul territorio; se in una parrocchia non si riuscisse ad attivare il percorso perché mancano ad esempio le forze, mentre nella parrocchia vicina ci sono persone disponibili c’è già un gruppo perché non agganciarsi? In questo modo il senso di unità e comunità sarebbe ulteriormente rafforzato e si potrebbe arrivare ad una collaborazione fra parrocchie vicine.

Agnese Scremin

Accompagnamento genitori

Siamo Marco e Beatrice, genitori di due bambini Camilla 10 anni, e Matteo 8 anni. Camilla ha appena ricevuto la Prima Comunione e la nostra partecipazione nella Parrocchia del Duomo di Gorizia ha coinciso con la preparazione di nostra figlia alla Riconciliazione. Dopo diversi anni di lontananza è stata l’occasione “programmata” per ricominciare a frequentare la Chiesa.Sia l’anno scorso che quest’anno abbiamo partecipato ad una serie di incontri per genitori intitolati “Capitani coraggiosi” durante i quali sono stati offerti diversi spunti di riflessione e confronto su tematiche quali l’educazione, le paure (dei genitori e dei figli), la comunicazione… Abbiamo deciso di metterci in gioco per capire di più di quello che può essere la nostra percezione nel rapporto con i nostri figli che per quanto “nostri” non conosciamo fino in fondo. Sono stati proposti anche altri incontri periodici religiosi a completamento del percorso di catechesi di nostra figlia coordinati da don Sinuhe.Riteniamo che il coinvolgimento dei genitori nel percorso di catechesi dei figli sia essenziale per la loro formazione religiosa per rafforzare la scelta condivisa della famiglia, che in quanto tale non può slegarsi da una quotidianità comune che costruisce e fortifica nel tempo una scelta di fede.Essendo genitori di bimbi ancora piccoli ci accorgiamo che per loro risulta più efficace un insegnamento trasmesso con l’esempio pratico di noi genitori, con un coinvolgimento diretto ed operativo fatto di simboli, gesti, comportamenti, a differenza di una comunicazione verbale ancorché adeguata alla loro età. Sarebbe opportuno affiancare agli incontri di riflessione come adulti e genitori, come quelli ai quali abbiamo partecipato, anche occasioni di partecipazione delle famiglie a progetti parrocchiali comuni e che siano momenti per “mettersi in gioco” e per condividere con gli altri azioni comuni. Crediamo che gli incontri in parrocchia possano essere utili anche a quei genitori che magari ritengono di non aver molto da dire in ambito religioso, perché sono occasione di riscoperta e conoscenza dei valori cristiani all’interno della famiglia e, soprattutto, occasione di confronto con l’esperienza di altre famiglie.

Marco e Beatrice

Noi siamo da sempre convinti, data la crisi che investe oggi le famiglie, che non sia più possibile oggi un’attività di catechesi per bambini e ragazzi a prescindere da un coinvolgimento e da una partecipazione attiva da parte dei genitori. E in questo siamo stati stimolati dall’Ufficio Catechistico, dall’Arcivescovo e dalla Chiesa. E quindi, qualche passo in avanti lo abbiamo fatto nel curare l’accompagnamento dei genitori nel percorso di Iniziazione cristiana, non solo quest’anno, ma già da un po’ di anni. La fascia più grossa dove ci siamo impegnati da un po’ di anni nel rinnovamento è stata la catechesi battesimale, basata sul modello del catecumenato e tenendo conto dei suggerimenti dell’arcivescovo. Adesso abbiamo quasi una decina di catechisti impegnati in questa fascia. Sono stati organizzato gli incontri in famiglia con i catechisti e il parroco, i momenti celebrativi, e un incontro molto dinamico condotto dall’Azione Cattolica. Credo sia importante tener conto di questa realtà perché quando si parla di catechesi battesimale si parla di catechesi con gli adulti. […]L’inizio dell’iniziazione cristiana 6-14 anni l’abbiamo fatta precedere da due incontri con i genitori sia per il cammino in vista della prima comunione sia per quello in vista della cresima. In questi incontri si è cercato di tener conto della partecipazione attiva dei genitori. Catechisti in collaborazione con Azione Cattolica e Scout hanno preparato l’incontro. […] abbiamo cercato di provocare i genitori su temi quali la fede e il dono. Gli incontri hanno alternato momenti dinamici ad altri di confronto ad altri ancora di approfondimento, con la sintesi finale di don Moris.Per il fatto di avere molti bambini e ragazzi a Cervignano è un po’ laborioso lavorare con i genitori. Ci sono 60/80 bambini e ragazzi per annata. Agli incontri non partecipa il 100% dei genitori, ma su un 50% si può contare. All’inizio del percorso non si iscrive nessun bambino se prima i genitori non hanno fatto questi due incontri, per dare un segnale sull’importanza del cammino. Poi c’è un incontro a metà anno e un incontro finale con una specie di lectio o sull’eucarestia o sullo Spirito Santo o sulla vita buona del Vangelo. Resta un problema di fondo: tanti sono ancora i genitori che si disinteressano anche se mandano i figli a catechismo e condizionano anche quelli che sarebbero ben disposti a seguire un po’ meglio. La Prima Comunione e la Cresima sono visti ancora come una festa molto esteriore e questo svia completamente il tentativo di un approfondimento maggiore. Si potrebbe superare finalmente questo limite decidendo di non progettare un cammino che abbia come scopo i sacramenti, ma un cammino libero che venga portato a termine da chi è veramente motivato.

don Dario Franco