Che luglio sarebbe senza i “campi”?
18 Luglio 2016
Ieri come oggi luglio era il mese dei campi estivi. Il 1° luglio arrivava una corriera, si saliva con il proprio zaino e un carico di allegria: destinazione la montagna. Almeno per i ragazzi che ruotavano attorno all’Azione cattolica. Campi che sono iniziati per i cormonesi verso la fine degli anni Sessanta, molto dopo gli scout che avevano cominciato a organizzare i loro campi fin dall’anno della loro nascita, il 1947, anche se don Rino Cocolin aveva portato in montagna i ragazzi cormonesi già l’anno prima.Torniamo invece ai ragazzi dell’Azione cattolica, di cui vorremmo dedicare un po’ di spazio raccontando dei loro campi che nei primi due anni si svolsero in Valseisera, al Villaggio Montasio, che non era altro che la vecchia polveriera che il ministero della Difesa aveva affittato, subito dopo la guerra, alla diocesi di Gorizia prima di riprendersela negli anni Settanta per poi abbandonarla definitivamente. Oggi è in preda a rovi e sterpaglie. Dinanzi si ergeva maestoso il Montasio, splendente di sole il mattino, mentre al pomeriggio spesso gli facevano cappello le nuvole. In quel villaggio il gruppo cormonese partecipò nel 1967 e nei 1968 ai campi scuola organizzati dalla Giac diocesana (la sigla dei giovani di Azione cattolica destinata negli anni successivi a essere soppiantata). Con il gruppo di Cormons – una decina di ragazzi, due responsabili e l’assistente don Mario Malpera – i gruppi di altre parrocchie della diocesi. A sovrintendere il tutto Giorgio Pontoni in qualità di direttore. Il gruppo Cormons in entrambi gli anni soggiornava in Villa Paradiso, che era quella più a nord del villaggio, la più lontana, immersa nel silenzio del bosco. Con Cormons erano aggregate le parrocchie di Mossa e Farra, il colore dei fazzolettoni era l’azzurro dal quale prendeva il nome il gruppo.Venti giorni trascorsi tra catechesi, introdotte dalla visione di un film, uscite nei boschi, giochi di squadra e gite con tre mete fisse: i i rifugi Grego e Pellarini e il santuario del Lussari; e poi la giornata dei genitori, la visita del vescovo. Nel 1967, pochi giorni dopo la nomina, mons. Pietro Cocolin visitò il Villaggio Montasio e si intrattenne un po’ con tutti, ma lungo fu l’incontro con i ragazzi cormonesi. Volle conoscere ognuno di loro, informarsi delle loro famiglie; riandava così ai suoi ricordi di venti anni prima quando era cappellano nel centro collinare. Capitava sempre quando aveva l’occasione di incontrare i cormonesi, giovani e non: era allora un fiume di ricordi.Furono quei due anni in Valseisera ricchi di esperienze, di amicizie che si stringevano e anche di fermenti nuovi che si potevano trovare nei dibattiti e nei comportamenti, ma anche in certe forme di esteriorità che cercavano di uscire dagli schemi tradizionali come nel 1968 – assistente del campo era don Valeriano Lepre che sarebbe morto in un incidente stradale nel dicembre di quello stesso anno – quando si utilizzò le canzoni in voga in quel momento per dettare i ritmi della giornata. Così “Angeli Negri” di Fausto Leali aveva la funzione delle campane: richiamava i momenti di preghiera e i riti religiosi; oppure quando si diffondevano le note di “Azzurro” era tempo di recarsi in mensa. In quell’anno i ragazzi cormonesi trascorrevano qualche serata assieme al gruppo scout del Cormons I che, per la presenza in parrocchia di un solo cappellano, avevano organizzato il loro campo di reparto proprio in Valseisera, a poche decine di metri dal Villaggio Montasio.I due anni trascorsi in Valseisera servirono come esperienza quando nel 1969 Cormons decise di organizzare un proprio campo estivo autonomo. La scelta cadde sulla località di Chiandarens, nel comune di Forni di Sopra, di fronte al gruppo dei Monfalconi e al sentiero che porta ancora oggi al rifugio Giaf e alla sella Scodovacca, che si raggiungeva non senza fatica attraversando il ghiaione assolato. Gli schemi di quelle giornate, presenti una ventina di ragazzi delle scuole medie, i responsabili e l’assistente che era sempre don Mario, erano quelli collaudati in Valseisera con l’introduzione di qualche novità come quello dei “raggi”, gli incontri a tema copiati dalla Gioventù studentesca. A dire il vero il primo campo organizzato in autonomia dal gruppo parrocchiale fu quello tra agosto e settembre 1968, organizzato a Zovello, frazione di Ravascletto, con protagonisti i giovani dei primi anni delle superiori. Il campo giovani fu ripetuto due anni dopo, nel 1970, quando si scelse come meta Sigilletto di Forni Avoltri che, diventerà, poi, con Collina, la sede di tutti i campi degli anni Settanta. A Sigilletto il campo estivo dei ragazzi delle scuola media aveva trovato alloggio nell’ex asilo, mentre i giovani dormivano nella soffitta di una casa adiacente. Parroco di quel paesino era don Carlo Costantini, che divenne e rimase amico dei cormonesi anche quando lui lasciò la parrocchia e i ragazzi scesero altre mete. Con Sigilletto si strinse una sorta di patto di amicizia: gli incontri non si limitavano solo all’estate, avvenivano anche durante l’anno e in particolare a dicembre arrivava Babbo Natale Natale con la gerla colma di regali per i bambini del paese. Sigilletto divenne così sinonimo di estate per tanti ragazzi cormonesi che in quegli anni Settanta parteciparono ai campi estivi imparando altri nomi della geografia locale scoperta durante le lunghe scarpinate: l’Ombladet, i laghi Bordaglia con le loro casere, il Giramondo, il Volaia, i rifugi Tolazzi, Lambertenghi e Marinelli, il Coglians. Nel 1973 venne tagliato un altro traguardo: il primo campo estivo per le ragazze, reduci l’anno prima dell’esperienza maturata al campo Gioia che la diocesi aveva organizzato a Bagni di Lusnizza. Il campo estivo del 1973 fu quello dell’addio di don Mario e del suo avvicendamento con don Duilio: il campo della Maria Rosa, della Laura, della Giuliana e di tante altre ragazze, alcune delle quali dieci anni più tardi diedero vita all’Acr, per riprendere il filo di un’azione che non si era mai interrotto e che è stato tenuto in vita in quegli anni dai gruppi parrocchiali. Forse non agivano ufficialmente sotto il nome dell’Azione cattolica – in quegli anni alla ricerca di una nuova strada per quanto riguardava i giovani sebbene chi scrive fu per nomina arcivescovile presiedente parrocchiale della gioventù di Ac nel biennio 1968-1970 – ma sono convinto che l’Acr cormonese avrebbe faticato a nascere se non ci fossero stati i gruppi parrocchiali a vivificare l’ambiente giovanile. Valseisera, Chiandarens, Sigilletto, Bagni di Lusnizza, Collina sono state tappe di un cammino che ancora continua.
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