La vocazione di fra’ Piero
12 Settembre 2016
Fra Piero Russian, sabato 27 agosto nella basilica di San Francesco ad Assisi, ha fatto la sua prima professione temporanea e così ha raggiunto una tappa del cammino che lo porterà a diventare frate conventuale. La Redazione Web&Voce ha voluto intervistarlo affinchè la sua vita diventi una testimonianza per altre persone.
Fra’ Piero puoi raccontarci come hai maturato la tua vocazione francescana.La mia vocazione nasce all’interno della comunità parrocchiale cormonese e principalmente nel servizio di sacrista che svolgevo nel Duomo di Sant’Adalberto.La mia scelta di intraprendere il cammino nella famiglia francescana avviene in più passaggi. Il primo passaggio è aver sentito dentro me la volontà di non accontentarmi di fare un servizio, ma di far sì che la mia vita sia un servizio. Ero contento del servizio di sacrista, ma aspiravo a qualcosa in più. Questo desiderio ha aperto in me molti interrogativi. Passavo tanto tempo in Duomo accanto a Gesù Eucaristico e quando la sera chiudevo la chiesa mi domandavo sempre se dopo aver sentito tanto parlare di Lui volevo vivere con Lui o Lo lascia chiuso dentro nel tabernacolo. La mia vocazione è nata proprio dal mio servizio di sacrista e dalla preghiera davanti a Gesù Eucaristico.In questo periodo di discernimento c’erano molti momenti in cui mi sentivo inadatto ai miei desideri. Quando mi assaliva lo sconforto pensavo che il mio desiderio di voler iniziare un percorso che mi avrebbe portato a una scelta definitiva di servizio verso Dio, verso i fratelli e la comunità fosse soltanto un sentimento momentaneo, ma la chiamata ogni volta tornava nel mio cuore. Nella preghiera mi sentivo sempre più attratto da Lui.Un momento importante nella mia vocazione è comprendere che dentro di me c’era un desiderio al servizio che è stato già seminato e questo desiderio prende il sopravvento nella vita. L’esperienza del pellegrinaggio a Lourdes è stata l’occasione di stare vicino alle persone che soffrono e comprendere così che la sofferenza non è un momento inutile della vita, ma nella sofferenza c’è la rinascita: la vita rifiorisce nel dolore come Gesù che ha donato la propria vita sulla croce e per questo è risorto.Un grande aiuto nel mio discernimento è stato l’incontro con padre Enzo Poiana, che recentemente ci ha preceduto alla Casa del Padre. Padre Enzo mi ha accolto a braccia aperte nel convento presso la Basilica di sant’Antonio a Padova e mi ha consentito di vivere un mese all’interno della comunità francescana della Basilica Antoniana.
Puoi raccontarci cosa è cambiato nella tua vita dopo l’anno di postulandato e noviziato.In questi due anni ho avuto l’opportunità di discernere cos’è essenziale nella mia vita e togliere ciò che è superfluo.Questi due anni sono stati ricchi per me e mi hanno portato tanti cambiamenti. Il primo è accogliere se stesso: ciò che vedevo come limite o ostacolo nel cammino vocazionale devo accoglierlo e presentarlo al Signore. Il secondo cambiamento è stato nel conoscere meglio me stesso nella palestra della fraternità francescana dove il tuo fratello ti sottolinea aspetti positivi e negativi di te. Il terzo cambiamento è stato nel riuscire ad affidarsi a Lui, avere fiducia in Lui. Il quarto per me, che sono un uomo molto pratico, è di vivere la preghiera del fare con quella orante. Ciò significa imparare a mettersi davanti all’Eucarestia e al Crocefisso e affidarsi a Lui. Il quinto cambiamento è conoscere meglio Dio come relazione. Nell’anno di postulandato e di noviziato sono morte alcune persone di Cormòns che conoscevo. In quei momenti mi domandavo come mai una persona che vuole diventare frate francescano, e quindi uomo di relazione, non può essere presente nella sua comunità cristiana di origine quando ci sono dei lutti? La risposta che mi sono dato è che lo stesso Dio che mi ha chiamato a Cormòns al servizio a Cormòns è lo stesso che ha indicato di intraprendere il camino nella famiglia francescana. La mia scelta di camminare nelle orme di Gesù, povero e crocefisso, come ha fatto San Francesco è la volontà di restituire i talenti e i doni che Dio mi ha dato gratuitamente. Mi sono accorto in questi due anni di quanta Misericordia Dio mi ha donato. Nel futuro mi piacerebbe essere un frate con orecchie grandi per ascoltare le miserie delle persone che incontro e poi pregare per loro. Il Salmo 125 mi è stato di aiuto in questi due anni quando dice: “Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia. Nell’andare, se ne va piangendo, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni.” Vedevo il campo del mio servizio molto lontano, ma il Signore mi ha aiutato, perché mi ha catapultato in un nuovo campo, la famiglia francescana. Un’altra frase mi ha aiutato nel mio cammino è, invece, di San Francesco che dice: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.” Con questa frase San Francesco voleva dire che vivere in modo autentico il Vangelo come chiede la Regola Francescana è possibile.
Finito il noviziato con la professione temporanea cosa ti attende nel tuo cammino francescano?Questi due anni sono stati utili per prendere coscienza della mia vocazione e sperimentare lo stile di vita francescano. Dal prossimo anno, che significa dopo il 18 settembre, inizierò il chiericato dove riprenderò la formazione teologica. Tutti i frati devono avere una formazione teologica. Dopo la formazione farò la Professione Solesse prendendo i voti perpetui.
Notizie Correlate