L’acqua sa parlare (è ha molto da raccontare…)
12 Settembre 2016
Venerdì sera, a Gorizia in Piazza Vittoria – corte Bratina – è andata in scena “L’acqua sa parlare”, una performance teatrale proposta dall’Associazione culturale Fierascena, realizzata con i giovani richiedenti asilo del centro di accoglienza per minori non accompagnati “San Luigi” di Gorizia, per la regia di Elisa Menon. La serata è stata organizzata dall’Assessorato alla cooperazione tra i popoli della Provincia di Gorizia e dal CVCS – Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo.In apertura la regista ha presentato il lavoro di Fierascena, un’Associazione culturale che nasce nel contesto del Teatro sociale e di servizio e si propone un progetto di ricerca nel campo dell’evoluzione personale e delle comunità attraverso lo strumento del Teatro, dedicando particolare attenzione al coinvolgimento dei giovani in percorsi di laboratorio con alto valore sociale ed educativo.Hanno preso quindi la parola l’Assessore provinciale Federico Portelli e il presidente del CVCS Franco Gaggioli, per illustrare il progetto di cui il laboratorio e la performance – in una modalità nuova e sperimentale – volevano farsi portavoce. Il CVCS – un ONG che lavora da anni a livello locale, nazionale ed internazionale – è partner tecnico del progetto di cooperazione decentrata “Oronkua – Burkina Faso” promosso dalla Provincia di Gorizia e finanziato dal fondo istituito dalla Consulta d’Ambito Territoriale Orientale Goriziano (CATO ORGO) ai sensi della Legge regionale 13/2005. Scopo di questo progetto è rendere accessibile l’acqua potabile alle popolazioni del territorio del Burkina Faso, promuovere la modalità di gestione partecipata e sostenibile dell’acqua, avviare e sostenere le attività generatrici di reddito legate alla disponibilità dell’acqua, con particolare attenzione alla popolazione femminile. Praticamente si provvede alla realizzazione di pozzi in alcune zone e alla promozione di attività orticole correlate, che vengono affidate soprattutto alle donne.Regina della scena è stata proprio l’acqua: il ricordo dell’acqua, l’attesa dell’acqua, la possibilità che l’acqua arrivi pulita, fresca, dissetante, cosa accade quando l’acqua non c’è… “La vita è interconnessa mediante l’acqua – è stato sottolineato con una citazione di Vandana Shiva. – L’acqua connette gli esseri umani e ogni parte del pianeta attraverso il suo ciclo. Noi tutti abbiamo il dovere di assicurare che le nostre azioni non provochino danni ad altre specie e ad altre persone.” E la performance ha senz’altro raggiunto lo scopo di sensibilizzare a questo tema i numerosi presenti in corte Bratina e soprattutto di far conoscere il progetto che la nostra Provincia, in collaborazione con CVCS, sta realizzando da più di una decina d’anni e che vede noi, cittadini isontini, ignari-meritevoli protagonisti.Ma la serata ha avuto anche il merito di porre un nuovo tassello sulla strada dell’integrazione: è stato infatti toccante assistere alla bravura e all’impegno profuso dai giovani attori in scena, per lo più pakistani, ed al loro entusiasmo alla fine dello spettacolo, ai canti e alle danze improvvisati con il gruppo dei giovani scouts presenti. Ed è stato emozionante anche e significativo vedere presenti tra il pubblico e poi correre ad abbracciare la regista, molti giovani ospiti del CARA di Gradisca, che in luglio erano stati protagonisti di un laboratorio e di una serata all’interno del festival di teatro sociale “Per un teatro vulnerabile”. Sono situazioni, scene che non “meritano” i grandi titoli dei giornali, come invece li ottengono spesso le proteste, i gesti di intransigenza; ma, a chi sa osservare con il cuore, testimoniano come la sensibilità, l’impegno quotidiano costruttivo, la creazione di rapporti interpersonali veri, riescano a costruire piccoli meravigliosi ponti e a far muovere passi concreti all’integrazione.Come è successo nelle settimane scorse – questo per fortuna messo in risalto dalla stampa locale – con l’inserimento di 35 migranti in un’attività di lavoro, in maniera volontaria, per il Comune di Gradisca d’ Isonzo. Grazie a un protocollo di intesa per le attività di volontariato svolto dai migranti, sottoscritto dall’amministrazione comunale di Gradisca d’Isonzo, la Prefettura di Gorizia, e Minerva in qualità di attuale Ente Gestore del C.a.r.a., il gruppo è stato infatti avviato ad attività quali la pulizia di strade, la cura di giardini pubblici, lo svolgimento di altre manutenzioni. E come accade con l’iniziativa “Orti di pace”, promossa dalla Caritas diocesana e dal comune di Gradisca: gli ospiti, su base volontaria, coltivano un piccolo appezzamento di terreno. Quanto producono finisce sulle tavole di chi ha più bisogno, tramite gli Empori della solidarietà di Gorizia e Monfalcone. “Ancora gesti e azioni concrete nei nostri progetti di integrazione: il prodotto viene donato a chi ha bisogno di cibo e chi lavora nell’orto lo fa gratuitamente” ha spiegato l’assessore Colombi. Sono fatti concreti che mostrano come sia possibile, pur nelle difficoltà, “fare qualcosa” e ci stimolano, se non altro, a riflettere…Per tornare alla serata, un plauso va alla professionalità e sensibilità della regista Elisa, il cui lavoro abbiamo già avuto modo di apprezzare ultimamente nelle quattro serate del festival “L’umano volto” tenuto a Gradisca.A conclusione della rappresentazione è stato servito un aperitivo-buffet con i vini della bottega Equomondo e le pietanze dell’osteria Ca’ di Pieri, un’ulteriore occasione per incontrarsi e condividere pensieri ed emozioni.
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