“…noi fin d’ora siamo figli di Dio” (1 Gv 3,2)

I luoghi del silenzio, i cimiteri, si trasformano quasi in luoghi di festa. Tanta gente percorre i viali portando fiori, lumini, accarezza le foto, sosta a pregare sulle tombe dei propri cari. Sono i luoghi ove conserviamo la “corporeità” dei nostri cari, il luogo degli affetti, della memoria, in attesa della definitiva risurrezione, ma sono anche il punto di riferimento, il richiamo costante alla realtà della nostra vita che ha nella morte il suo penultimo appuntamento, perché è il passaggio obbligatorio, da cui nessuno è esente, verso l’eternità.Il ricordo annuale dei nostri cari ci porta a pensare meglio in prospettiva di eternità e di risurrezione. La loro memoria diventa l’occasione per confermare la nostra fede in Cristo morto e risorto, primizia di coloro che risorgeranno, come Lui stesso ci ha promesso, ed anche per rinnovare l’impegno di fare tesoro di ogni insegnamento, di ogni buon esempio che ci hanno lasciato quale preziosa eredità, sapendo che ci invitano a confidare solo nel Signore e pregano dal cielo per noi, in attesa di incontrarci e condividere il dono della comunione piena con Dio.Confidiamo che le preghiere e la celebrazione di questi giorni “dell’intimità familiare”, per il mistero della comunione dei Santi, possano davvero portare beneficio ai nostri cari defunti ed affrettare, se ce ne fosse bisogno, il loro ingresso nel “Paradiso” di Dio, là dove saranno asciugate le lacrime e non ci sarà più lutto o sofferenza alcuna, ma solo gioia e pace vera, piena e definitiva. Eleviamo al Signore per i nostri defunti la preghiera più bella: ammettili a godere la luce del tuo volto.

“… noi fin d’ora siamo figli di Dio” (1 Gv 3,2)

“La morte non è nulla. Sono solo scivolato nella stanza accanto. Io sono io e tu sei tu. Quello che eravamo l’uno per l’altro,  lo siamo ancora. Chiamami col mio solito nome. Parlami nel modo in cui eri solita parlarmi. Non cambiare il tono della tua voce. Non assumere posizioni forzate di solennità o dispiacere. Ridi come eravamo soliti ridere Dei piccoli scherzi che ci divertivano. Gioca… sorridi… pensami… prega per me. Lascia che il mio nome sia la parola familiare che è sempre stata. Lascia che venga pronunciato con naturalezza, senza che in esso vi sia lo spettro di un’ombra. La vita ha il significato che ha sempre avuto.È la stessa di prima. Esiste una continuità mai spezzata. Che cos’è la morte se non un incidente insignificante? Dovrei essere dimenticato solo perché non mi si vede? Sto solo aspettandoti, è un intervallo. Da qualche parte, molto vicino, proprio girato l’angolo. Va tutto bene.(Ursula Markham, in Elaborazione del lutto, 1996)

“… noi fin d’ora siamo figli di Dio”: questa è la certezza: non saremo mai soli!