Importanti traguardi per gli amici del Novi Glas
18 Novembre 2016
Accanto a Voce Isontina esiste a Gorizia un’altra importante voce del mondo cattolico. Si tratta di Novi Glas, settimanale diocesano in lingua slovena, che proprio quest’anno ha tagliato due importanti traguardi: il ventennale del suo nome (sorto dalla fusione di Novi List e Katoliški Glas) e il millesimo numero pubblicato. Novi Glas, che conta anche una redazione triestina, è voce della minoranza slovena, indispensabile strumento d’espressione sul territorio locale.Abbiamo incontrato Jurij Paljk, direttore della testata, e con lui abbiamo parlato del valore di questa realtà all’interno di una modernità sempre più globalizzata.
Jurij, dal tuo punto di vista di direttore, come osservi la realtà attuale dei settimanali cattolici? Qual è il loro “peso”?
Da un lato soffriamo tutti, perché è innegabile che la carta stampata sta vivendo un periodo di sofferenza. Ad ogni modo sono ancora convinto che i settimanali cattolici sono realtà che – non facendo “concorrenza” alle altre testate – servono ad apportare approfondimento, indagine, sensibilità, descrizione della vita della Chiesa locale e universale, così come dei fatti politici e culturali, il tutto con un’ottica cristiana. Vorrei poi sottolineare che questi settimanali hanno una “corsia preferenziale” con il mondo che è sempre più attuale: abbiamo un ruolo nel portare la voce degli emarginati e tutte le realtà che papa Francesco ha definito le “periferie”.Guardiamo alla realtà locale, anche noi qui abbiamo le nostre “periferie”… Penso che sia la società attuale che il tempo che stiamo vivendo – della società “liquida” -, hanno bisogno ancora di ancore, settimanali come i nostri, per tutti coloro che vogliono ancora vedere qualcosa non comandato dalle leggi dell’economia, del mercato e del consumismo.I giornali come il nostro, come Voce Isontina e tutti gli altri settimanali cattolici, sono come “il sale della vita” delle Chiese locali e delle comunità locali.
Novi Glas è una delle poche realtà in ambito regionale ad essere pubblicato in lingua slovena. Come si può essere oggi voci di una minoranza linguistica? Che significato ha?
Trovo estremamente importante che anche oggi ogni minoranza abbia la sua voce. È assurdo pensare che in tutta questa globalizzazione non ci sia questa possibilità; è un diritto/dovere quello di esistere come settimanali cattolici in un mondo dove spesso sembra che tutto sia superfluo.Tutti, specialmente i giovani, pensano che su Internet si trovi qualsiasi informazione, che i forum presenti producano le notizie… spesso invece le notizie sui social sono cannibalizzate; sta ai giornalisti invece – e in questo caso proprio ai giornalisti dei settimanali diocesani – “fare” la notizia, con conoscenza e giudizio, dando appunto voce e approfondimento a tutte le realtà.Credo che oggi stiamo vivendo una fase di transizione, spesso siamo in difficoltà nei confronti dei grandi gruppo editoriali, ma è molto importante esserci, stare al passo con i tempi, porsi come un punto fermo nel panorama editoriale, un punto fermo che dà voce a chi non ce l’ha.
Questo per voi è stato un anno importante dal punto di vista editoriale…
Esattamente; per i 20 anni dalla fusione del Novi List e Katoliški Glas abbiamo realizzato un numero speciale, molto ricco, per fare un po’ anche il punto della situazione e ricordare chi eravamo e chi siamo, come si è deciso di fondarlo e perché. Poco dopo c’è stato anche il numero 1.000 di Novi Glas, anche in quest’occasione celebrato con un bel numero che ha ripercorso le tappe più importanti del settimanale. Tutto molto sobrio, ma che ha avuto riscontri molto positivi.Una cosa che ci ha fatto immensamente piacere è stato il saluto e l’augurio, in occasione del millesimo numero, da parte del presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor.
Com’è il rapporto con i lettori oggi? Cos’è cambiato di più?
Una volta sicuramente arrivavano più lettere. Oggi, con le edizioni on – line, il rapporto è diverso: il web funziona diversamente – e ammetto che per le redazioni piccole non è proprio semplice gestire cartaceo e virtuale -; siamo presenti su Facebook, abbiamo un feedback dai social.L’impressione che ho tuttavia è che – sembra quasi un paradosso – nonostante ci siano molti più mezzi di comunicazione, ci sia meno interazione rispetto a qualche anno fa: i lettori partecipavano più attivamente, a volte salivano in redazione per porre delle questioni, oggi questo rapporto è cambiato. Il digitale corre veloce, ma è molto superficiale.Ha ragione papa Francesco quando dice che ogni comunicazione, tutti i rapporti umani, cambiano se si cerca “la faccia” dell’uomo; in più per noi cristiani questo assume particolare valore se pensiamo che ogni persona è immagine del Signore.
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