L’attività del Centro di ascolto diocesano nel corso del 2015

Il Centro di Ascolto diocesano (CdA) è un luogo dove le famiglie e le persone che vivono in povertà o esclusione sociale possono rivolgersi per sentirsi ascoltate, essere orientate ed accompagnate a risolvere le cause che le hanno spinte a scivolare nella povertà ed esclusione sociale.I volontari e gli operatori del CdA di Gorizia nel corso dell’anno 2015 hanno incontrato 403 persone. Il 54% delle quali erano cittadini stranieri. Come nelle annualità precedenti la maggioranza sono di genere maschile, pari al 66,5% del totale degli utenti. Nel 2015 si è registrato un aumento delle donne rivoltesi al CdA che passano dalle 129 del 2014 alle 135 del 2015. Questa crescita è dovuta esclusivamente all’incremento della componente straniera, che passa dalle 45 donne straniere del 2014 alle 63 del 2015La percentuale degli italiani con un’età compresa tra i 41 e i 60 anni cresce di 6 punti percentuali, passando dal 56,8% del 2014 al 62,7% del 2015. La crescita in percentuale degli italiani over 40 e under 60 potrebbe essere spiegata dal fatto che la crisi economica ha fatto emergere una nuova tipologia di povertà: le persone con un’età superiore ai 40 anni che hanno perso il lavoro e fanno difficoltà a trovare un’altra occupazione.Tra le annualità 2014 e 2015 si registra infine una crescita delle donne che vivono sole con figli, passando dal 5,4% all’8,6%. L’aumento delle donne straniere sole con figli è dovuto al fatto che il loro partner sia emigrato in un’altra regione o in un altro Paese alla ricerca di un lavoro.Come nelle annualità precedenti anche nel 2015 la problematica più diffusa è quella economica, che interessa il 93,8% degli utenti del CdA, dato in crescita rispetto al 2014, quando l’88,2% delle persone che si sono rivolte al CdA aveva dimostrato problemi connessi con la scarsità delle risorse economiche a disposizione o con la gestione del bilancio familiare. La seconda macro problematica più diffusa tra coloro che si rivolgono al CdA goriziano è quella lavorativa: 254 persone, pari al 63% del totale di coloro che si sono rivolti al CdA hanno una problematica connessa al mondo del lavoro. Di questi la maggioranza sono disoccupati: si tratta di 216 persone, pari al 53,6% degli utenti del CdA.C’è stato un incremento notevole tra le annualità 2014 e 2015 delle persone che si sono rivolte al CdA con una problematica abitativa: nel 2014 erano 38 (pari all’8,8% complessivo) mentre nel 2015 sono salite a 82, con una percentuale pari al 20,3%. A molte persone che si sono rivolte al CdA la crisi economica ha tolto il posto di lavoro, facendole restare disoccupate per molti anni o obbligandole a contratti di lavoro part time. La perdita dell’occupazione o di parte delle ore di lavoro ha ridotto o addirittura azzerato il reddito. In questa situazione le risorse a disposizione non sono più sufficienti per far fronte ai canoni di locazione, esponendo loro e le loro famiglie al rischio di sfratto.

Testimonianza

La forza di rinascere

Avevo cambiato lavoro e mi ero appena lasciato con la mia compagna. In quei giorni ero molto nervoso e ho rotto definitivamente i rapporti anche con i miei genitori per un dissidio con mio fratello. Ero nero dalla rabbia e ho fatto un terribile sbaglio sul lavoro che mi ha comportato il licenziamento per giusta causa. L’aiuto economico del comune con il passare dei mesi non è stato sufficiente per restare in una casa in affitto. Dopo mesi in cui non riuscivo a far fronte al canone di locazione il padrone è stato costretto a sfrattarmi. L’unica soluzione che mi rimaneva per non passare la notte in stazione o nei giardini della città era chiedere di essere accolto al dormitorio Vescovini di Monfalcone. Non avevo più niente!  Vivevo solo di lavori saltuari. I soldi che guadagnavo li spendevo tutti nell’alcool: il “farmaco” che pensavo mi aiutasse a dimenticare tutti i miei problemi. Ho passato mesi pesanti. Ho iniziato a fare del volontariato in Caritas. Questo mio impegno mi ha fatto sentire di nuovo utile e mi ha aiutato a comprendere che ero diventato alcool dipendente. Ho iniziato a pensare di andare al SERT per riuscire a risolvere il problema dell’alcool e grazie all’accompagnamento degli operatori e volontari della Caritas ho iniziato un ciclo nel gruppo di mutuo aiuto al SERT. Stavo sempre meglio e ho riiniziato a coltivare il mio rapporto con Dio andando in Chiesa. Le parole di San Giovanni Paolo II “non abbiate paura” mi hanno dato molto coraggio. Adesso vivo in un alloggio ATER, ho quello che mi serve e riesco a valorizzare il poco che ho.