L’opera artistica “completa” di Leone Gaier

Leone Gaier abitava in via Oberdan e mi capitava spesso di incontrarlo mentre mi recavo in Biblioteca. Un sorriso, un cenno del capo, qualche volta una timida battuta, con il tempo ci siamo conosciuti così… Leone Gaier, pittore e musicista goriziano, faceva parte di quella larga schiera di artisti che Gorizia può vantare, al confronto di città più grandi. Artisti usciti dal prestigioso Istituto d’arte o autodidatti, che hanno imparato la tecnica guardando e parlando con i più navigati del mestiere. Alcuni di loro hanno pure vissuto di pittura, la maggior parte ha invece coltivato l’arte a lato di un normale impiego, che almeno permetteva una certa tranquillità. Gaier aveva avuto una infanzia difficile, per la prematura scomparsa del papà. Impossibilitato a completare la Scuola d’Arte, per dare una mano alla famiglia si era impiegato alle Poste, senza per questo dimenticarsi dell’Arte.E’ stato un artista completo: si era cimentato in molte tecniche, dalla scultura (conosciute sono le statue per il presepe e il busto del giovane maresciallo Mario Capizzi) alla incisione, alla pittura a olio e a acquarello fino alla musica: era infatti un valido chitarrista, sia come esecutore che come docente. Aveva infatti studiato musica con il maestro Bruno Tonazzi al Conservatorio “Tartini” di Trieste, senza tuttavia giungere alla conclusione del percorso scolastico. Ma nonostante ciò, era stato insegnante per molti anni di “Chitarra classica” all’Istituto di Musica di Gorizia.La sua opera è sparsa in molte case goriziane ed è difficile dire, oggi, quanto abbia prodotto: a casa – mi ha raccontato la moglie – ha lasciato oltre trecento quadri ed un archivio di carte, inviti e pieghevoli, che andrebbe conservato e studiato. Così è difficile dare conto delle numerose mostre, personali e collettive, in Italia e all’estero (Austria, Slovenia, Francia, ecc.), alle quali ha partecipato anche come socio del Centro Culturale “Tullio Crali”. Mi fa piacere ricordare la mostra organizzata (era l’ottobre 2008) nella galleria d’arte della Biblioteca Statale Isontina dedicata alla produzione pittorica e alla scultura in legno, pietra e bronzo. In quell’occasione il curatore, Fabio Favretto, ebbe a scrivere: “E’ nella scultura, a parer mio, che Gaier riesce a rivelare meglio le sue doti di artista perchè il posesso della tecnica si accompagna alla innata abilità di fissare nella materia gesti ed espressioni. Questa dote di ritrattista si evidenzia nei busti e nelle varie testine che sono di interessante verismo, poichè conciliano l’armonia delle proporzioni alla realtà dei tratti somatici conferendo alle opere vitalità e dinamismo.”  Nella pittura, invece, si dimostra vicino all’impressionismo (tonalità calde e vibranti, spatolate piene), con tratti a volte naif: “Il mondo artistico di Leone Gaier è vivo e palpitante, le sue tele e le sue sculture sono cariche di quegli aspetti peculiari delle antiche costumanze e dei rituali che si perpetuano nel tempo i quali ci sono d’ausilio per capire i fondamenti di certe vecchie memorie contadine, ma sono soprattutto echi di una vita di altri tempi carica di ricordi e significati” (Vanni Feresin).Nella raccolta d’arte della Biblioteca statale isontina sono conservate due opere, che bene compendiano la personalità artistica di Gaier: Il boschetto, olio su tela del 1987, e la linoleumgrafia del 2008 raffigurante il Castello di Gorizia. E’ mancato in questo maggio ancora un po’ autunnale, mentre era in corso la sua ultima mostra, al Bar Commercio. Era nato a Gorizia, in Borgo Castello, il 2 febbraio 1930.