Note a margine a interviste coraggiose e sincere
30 Giugno 2017
I rappresentanti dei diaconi – ed il loro animatore e coordinatore – hanno parlato. Siamo contenti per il coraggio e la sincerità. Si tratta di una esperienza significativa della Chiesa diocesana ed entrata nella storia e speriamo anche nella quotidianità. Il diaconato permanente è stato istituito quasi venticinque anni fa: si tratta di una scelta del Concilio che deve trovare tutti consenzienti e convinti. La partenza non è stata sempre facile; essere una chiesa ministeriale è arduo soprattutto dopo che siamo stati a lungo una chiesa clericale, senza il pratico coinvolgimento del popolo di Dio e la promozione di una nuova prassi ecclesiale e pastorale. Questione di teologia prima che di azione. Forse non è stato possibile… molto è dovuto alla impreparazione e, in specifico, alla voglia di modificare costumi e atteggiamenti indispensabile a mettere anche i diaconi in una condizione nuova e operativa.Questo resta il problema per certi versi: pertanto è utile che, guardandosi attorno, siano creati i presupposti per una Chiesa ed una pastorale nuova, ministeriale appunto. Ciò diventa possibile solo individuando nuovi e seri ministeri a livelli diversi (dalla catechesi alla gestione della comunità, dalla carità alla presenza sul territorio…); poi, si renderà necessaria una rinnovata fase di formazione che non può essere solo intellettuale -dottrinale ma anche e seriamente; si renderà necessaria la individuazione di ministerialità diffuse e condivise dentro alla quotidianità della vita delle persone e della società.Inoltre, rispetto al passato, occorrerà fare esercizi di sperimentazione con quanti sono disponibili ad accogliere presenze e servizi individuali sulla base di un discernimento comune, trovando e valorizzando la collaborazione di tutti i presenti sul territorio. Esistono urgenze da mettere in luce e propositi da organizzare sui quali occorre la convergenza attiva dei soggetti responsabilizzati secondo un giudizio condiviso e diocesano.Va messo in cantiere, contemporaneamente, un rilancio del progetto di vocazioni diaconali secondo le accentuazioni esigite dalla realtà odierna: una nuova formazione che risponda meno alle esigenze del cerimoniale (anche se la dizione va sempre tenuta in conto) e di più invece alle sfide da affrontare. Una formazione tecnica che ponga al centro individualità che scoprano la loro vocazione all’interno di un quadro di riferimento che preveda appunto altre ministerialità laicali soprattutto. Altra tematica che va messa in cantiere se vogliamo avviare un nuovo volto di comunità a servizio del vangelo e non una ripetizione di ruoli, alcuni dei quali sono decisamente desueti.Da parte del presbiterio ci si deve aspettare un contributo di accoglienza diverso rispetto al passato che è stato impositivo. Un contributo che abbisogna di informazione e di condivisione. La prima richiesta è di essere aiutati a cogliere questa opportunità alla luce di una sommaria constatazione numerica o quantitativa. Si tratta, cioè, di stabilire nuove postazioni diaconali e laicali, effettivamente innovative sia per i contenuti che per le tipiche forme di presenze e di servizi. Nessuno pensi che occorre sostituire il prete in alcune incombenze; si tratta di creare nuove incombenze alla luce del vangelo.Aprire questo “cantiere” è la risposta altrettanto coraggiosa alle riflessioni e critiche che abbiamo letto e apprezzato. Un cantiere nel quale ciascuno senta di dover dare un contributo proprio perché abbiamo tutti approfondito il dato battesimale dell’essere cristiani e di essere la Chiesa, il popolo di Dio. Un quadro dove ciò che conta non è tanto la presenza fisica e istituzionale, ma una vera e propria assunzione di responsabilità verso il vangelo. Proprio perché si è capito che non è sufficiente essere (e fare) i cristiani della domenica (spesso alla stregua degli automobilisti … appunto imprevedibili della domenica), è utile individuare e costruire insieme veri e propri percorsi dove, anche i diaconi, possano trovare il loro posto nella comunità ecclesiale.In definitiva, potrebbe essere un modo con il quale impegnare il mondo degli adulti con una proposta impegnativa: l’attenzione versoi i piccoli è fuori discussione; occorre, invece, allargare le prospettive adulte dell’impegno cristiano avendo cura di allargare le offerte. Per raggiungere questo scopo, poi, resta assolutamente necessario un rilancio delle scuole di formazione dei laici, le scuole di teologia perché diventino itinerari di maturazione delle coscienze laicali. Buon lavoro.
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