Sempre più espressione di provenienze ecclesiali e culturali diverse
28 Luglio 2017
Cosa cambia per Udine? Apparentemente nulla, poiché le lezioni continuano a tenersi a Udine, nella rimodernata ed efficiente sede del vecchio Seminario, in viale Ungheria. In questo i cambiamenti saranno avvertiti dagli allievi provenienti da Trieste, che dovranno sobbarcarsi dei viaggi per giungere a lezione, in situazione comunque analoga a quella degli studenti provenienti da zone periferiche della nostra Diocesi.Dal punto di vista sostanziale, però, i cambiamenti sono significativi, per tutte le tre Diocesi coinvolte nella gestione del nuovo Istituto. Esso, infatti, diviene espressione di un territorio ampio, bacino d’utenza necessario per sostenere un’istituzione accademica. In tal modo l’Istituto sarà espressione di provenienze ecclesiali e culturali diverse, sia a livello di corpo docente (e questa non è una novità, poiché già da ora l’Istituto si avvale di docenti provenienti dalle tre Diocesi), ma anche a livello di allievi. E questa non può che essere una ricchezza per tutti.È evidente come le nostre chiese particolari siano innestate in tessuti che esprimono culture diversificate, e come ognuno sia necessariamente legato alla propria. Però il legame non può essere motivo per ottusa chiusura, ma deve rappresentare una ricchezza da mettere in gioco in un confronto e una conoscenza reciproca che non può che arricchire. Lo dico con la forza dell’esperienza del Seminario Interdiocesano, che da tempo è espressione delle tre Diocesi e del cui Studio Teologico, speculare all’ISSR, sono Direttore. Avvalersi del confronto di colleghi di altre Diocesi, e conoscere per tramite loro e dei seminaristi spaccati del vissuto altrui e sensibilità derivanti è significativo e arricchente, per docenti e per allievi.Per la Diocesi di Udine, come per le altre, un’istituzione accademica sostenuta insieme è quindi un’opportunità formativa dalla valenza eccezionale, in vista della formazione di un laicato atto ad assumersi responsabilità all’interno delle nostre chiese. Penso a come sia importante per i presbiteri avvalersi di laici culturalmente attrezzati per affrontare le nuove sfide pastorali, anche in prospettiva della nuove Collaborazioni Pastorali. Non basta la buona volontà e l’amore alla propria chiesa, di cui tanti laici danno testimonianze splendide. È necessario un bagaglio in forza del quale saper rendere “ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,16); l’ISSR, in questo, offre una panoramica “a tutto tondo” che, per loro intrinseca finalità, non è offerta nemmeno dalle iniziative, peraltro necessarie e lodevoli, dei singoli uffici pastorali diocesani. Ma penso anche a un laicato protagonista nella vita civile, ove il cristiano è chiamato a essere presente con competenze professionali ovviamente necessarie, ma altresì con non meno urgenti competenze sull’umano nella sua dimensione più ampia. Al riguardo una robusta cultura teologica, in dialogo con tutte le scienze umane, è semplicemente inderogabile poiché, come ricorda il Concilio, “solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo” (Costituzione Gaudium et Spes § 22).
*docente all’ISSR e Direttore dello Studio Teologico del Seminario Interdiocesano di Castellerio
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