La parola ai docenti
28 Luglio 2017
Secondo lo spirito dei primi teologi cristianiLa metodologia del nuovo Istituto Superiore di Scienze Religiose, che porta la titolazione dei Patroni della Regione Friuli Venezia Giulia, i santi Ermacora e Fortunato, apostoli del Verbo cristiano ad Aquileia, è quello che si è sperimentato in campo teologico qui da noi nello stile didattico del post-Concilio. Sia a Trieste che a Udine si è inteso, soprattutto per la teologia dogmatica (il mistero di Dio, la cristologia, l’antropologia) e l’ecclesiologia, uscire da una manualistica rigida che separasse la lectio dalla quaestio per offrire una sinergia, in ogni disciplina, tra lectio e quaestio. Cioè riportare analogicamente lo spirito dei primi grandi teologi cristiani: Ireneo e Origene dove il luogo proprio della teologia non può che essere ovviamente la Scrittura senza certo trascurare Tradizione e Magistero. La Costituzione conciliare Dei Verbum ci ha guidato nel narrare i nostri percorsi dove lo studio della Scrittura ha avuto il suo ruolo non semplicemente di “vivisezione dei testi” bensì quale alveo dove la riflessione teologica ha lì le sue sorgenti. Certo si sono presentate e si presentano le varie scuole teologiche e le posizioni dei vari teologi, a volte privilegiando gli uni come Rahner, Küng, Bultmann, Schillebeeckx, Tillich, Kasper, a volte facendo riferimento ad altri, De Lubac, Von Balthasar, Daniélou, Pannenberg, Journet, Ratzinger, ecc. sempre però riportando la riflessione alla luce del Concilio Vaticano II e del Magistero. Una teologia dove lectio e quaestio si sono integrate ma non sempre ben comprese forse da chi aveva nostalgia dei manuali che certo hanno avuto i loro meriti. Era necessario fare questo esperimento e l’equipe teologica delle nostre Chiese ha voluto, con anche qualche volo pindarico, offrire tale metodo nel fare teologia dove la Parola è la fonte, non come libera e sovrana interpretazione “sola scriptura”, bensì come quel “luogo teologico” dal quale si traggono “cose nuove e cose vecchie” lasciando al Magistero di essere il “saggio” che indica ciò che “si deve ritenere” e ciò che è invece opinione di questa o quella scuola.Lo studio sistematico pluridisciplinare della teologia può anche, di primo acchito, dare qualche preoccupazione nella esposizione e nella recettività.È doveroso fare discernimento tra il Dato Rivelato e la formulazione dogmatica di questo nella lettura del suo sviluppo e nella ricezione della fede della Chiesa. La vocazione della teologia è altra da quella del Magistero. La teologia nella sinergia di lectio e quaestio ci offre i postulati della fede, li approfondisce e li presenta, attraverso il linguaggio concettuale proprio, come furono i concetti del pensiero greco per le antiche scuole teologiche e i pronunciamenti dei primi Concili; il Magistero ne sottolinea la conditio sine qua non per il retto sensus fidei.Non c’è contrasto tra teologia e Magistero, vi è leale ricerca ed espressione per il teologo, vi è doverosa proclamazione di ciò che si deve ritenere da parte del Magistero. L’equipe teologica delle nostre Chiese nell’insegnamento ha voluto tenere presente, come indicato dal Concilio Vaticano II, l’aspetto ecumenico e il dialogo interreligioso non in senso irenistico ma alla luce di quella necessaria lettura dei Semina Verbi senza nulla sminuire dell’unità di Cristo indicataci da Gaudium et spes 22: “Il mistero dell’uomo si illumina veramente soltanto nel mistero del Verbo Incarnato”. Oggi, in un contesto interculturale e interreligioso, ritengo importante per il laicato impegnato sia nelle parrocchie e nei movimenti sia nel campo della realtà sociale e culturale un confrontarsi sistematico con la teologia fondata su lectio e quaestio che ha avvicinato luterani e cattolici ad intendersi sui temi della giustificazione e del merito che hanno diviso la cristianità nel XVI secolo.Lo stile teologico, voluto come nostro specifico, è ciò che aiuta l’uomo pensoso e la Chiesa che vuole essere ospedale da campo nei confronti della cultura dell’effimero che con difficoltà sa donare senso. La teologia così intesa può offrire ragione dello stupore che fa intraprendere quel cammino interiore che conduce alla Bellezza che rigenera e salva.
Prof. Ettore Malnati
Opportunità di scambio e approfondimentoGiovani, adulti, uomini, donne, persone delle più svariate provenienze che interagiscono tra loro in uno scambio costruttivo. Anche questo è l’Istituto di Scienze religiose di Udine. “Un’opportunità per acquisire conoscenze importanti, che diventano un prezioso strumento di dialogo con gli altri, con i tanti “altri” che incontriamo oggi”. Parola di suor Marzia Ceschia, che all’Issr insegna Antropologia teologica e Lingue antiche. “I corsi sono un’esperienza molto positiva di scambio e approfondimento insieme, di ricerca della fede – prosegue la docente -. Chi frequenta l’istituto si pone delle domande significative ma comincia anche a trovare risposte per dare ragione di quello che crede prima di tutto a se stesso e poi anche agli altri. In questo modo il discorso sulla fede non rimane banale, non si ferma alle frasi fatte, ma diventa stimolo, ricerca di risposte importanti e concrete guardando alla realtà di oggi. Un percorso personale, spirituale e culturale, che diventa testimonianza di vita”.Alla base di tutto questo c’è un serio lavoro da parte degli insegnanti, ma anche degli studenti. “Chi sceglie l’Istituto ha una motivazione forte – conferma suor Marzia -: il desiderio di crescere nella propria fede”. Ma non solo. “Oggi i laici sono sempre più impegnati, anche nella Chiesa. E sempre più competenti. Per questo l’ISSR è una realtà necessaria”.
ISCRIZIONI
Per informazioni e iscrizioni (entro il 29 settembre), rivolgersi alla segreteria dell’Istituto, in viale Ungheria 22; tel. 0432.298120; e-mail: info@issrudine.it – sito web: www.issrudine.it La segreteria è aperta al pubblico ogni lunedì, martedì, mercoledì e venerdì, dalle 16 alle 18.30 (giovedì chiuso).
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