Voci e testimonianze dalla Terra Santa

Toccati sul cuore dal dito di DioNel corso del nostro pellegrinaggio le meditazioni e riflessioni che ci sono state proposte da p. Iuri e p. Nicola si sono fuse nella conoscenza di una terra, dei suoi abitanti, di contraddizioni ed eccellenze, di ingiustizie e speranze. Le lectio divinae sono diventate una cosa unica con il deserto, il Mar Rosso, il Mar Morto, la valle del Giordano e la nostra esperienza di vita. Ogni giorno la Parola di Dio ci ha guidati nel cammino interiore portandoci a meditare attorno ad una pietra, un corso d’acqua, un luogo dove si era fatta tangibile la presenza di “Dio con noi”. Siamo stati una piccola comunità che nel suo percorso, faticoso e gioioso allo stesso tempo, si è lasciata toccare sul cuore dal dito di Dio, che ha raggiunto ognuno di noi in modo diverso, unico e irripetibile. A ciascuno, ora, il compito di custodire e condividere l’impronta ricevuta e seguirne la direzione.

Andrea

La gioia del sepolcro vuotoQuando si intraprende un pellegrinaggio – specialmente quello in Terra Santa – si parte spesso con lo zaino carico e pesante di aspettative, tensioni e nodi da sciogliere. Così è stato anche per me, partito con la certezza che l’incontro con il Signore nella sua terra avrebbe perfezionato il mio “carico”, lo avrebbe ribilanciato per proseguire al meglio sul sentiero della mia vita. Già dai primi giorni, però, mi sono reso conto che il Signore non stava affatto sistemando il mio zaino. L’incontro con Gesù, Dio fattosi uomo, attraverso i luoghi, gli sguardi, la Parola gustata e meditata, mi ha totalmente liberato dal peso di quello zaino. Quello che è avvenuto è stato un cammino verso una rinascita in Cristo, cammino che passa totalmente e senza riserve attraverso la mia umanità per avvicinarsi alla volontà del Padre, vera e unica sorgente di libertà. Solo affrontando questo percorso, arrivando a Gerusalemme il mio cuore ha potuto gioire su quel sepolcro vuoto, segno di vittoria, di amore incalcolato, di una vita davvero eterna.

Mattia Vecchi

Esperienza di Chiesa in camminoRaccontare un’esperienza non è un’impresa facile, specialmente se si tratta dell’Esperienza fatta in Terra Santa!In queste due settimane le riflessioni, i momenti di preghiera, gli stimoli e le provocazioni sono stati molteplici e si sono perciò mescolate numerose emozioni e sensazioni, la cui intensità non è immediatamente trasmissibile a parole.Ognuno di noi è partito per questo pellegrinaggio per motivi diversi, con diverse esperienze e con aspettative o speranze varie, ma credo che ciascuno di noi abbia ricevuto tanto e più di quel che chiedeva! Ogni luogo visitato e vissuto è divenuta una tappa fondamentale e significativa di questo pellegrinaggio durante il quale abbiamo avuto davvero l’opportunità di fare -insieme- un cammino, non solo metaforico: dall’aridità del deserto del Negev alla tranquillità del Lago di Tiberiade, dal muro di Betlemme alle sfaccettature di Gerusalemme ogni cosa è venuta ad interrogarmi in merito al mio percorso di cristiana. Quella di Israele è una terra ricca di bellezza, di fascino, di contraddizioni e di contrasti (naturali, politici, sociali e religiosi) ma che nella sua complessità è una terra che ci parla di Dio e di Gesù fatto Uomo, Uomo che vuole incontrarmi e chiamarmi per nome, e che vuole fissare lo sguardo su di me, come ha fatto con i suoi discepoli (Lc 22,61).Naturalmente sono tornata a casa ricca di meraviglia e di stupore, di sguardi e di incontri, ma soprattutto di un’esperienza di Chiesa in cammino che si riconosce nel vuoto “vincente” del sepolcro. Visitando i luoghi in cui Gesù ha vissuto e attraverso le catechesi ho scoperto ancora una volta l’umanità di Gesù, che nonostante i tradimenti, le delusioni, l’angoscia che ha vissuto è stato capace di rimanere fedele alla sua Storia e alla sua relazione con Il Padre. L’invito a fare lo stesso nella vita di tutti i giorni si è fatto perciò  per me concreto e forte.

Michela de Fornasari

Poesie in camminoA volte è difficile esprimere ciò che il cuore rivela all’intelletto. E’ come un flusso vitale che attraversa il tuo sguardo. Luoghi, sentieri, voci e abbracci di persone che forse non incontrerai più ma che sono diventate parte di te. La mia testimonianza avrà una forma un pò particolare, si trasforma in racconto, forse in poesia ma più semplicemente in quello che ho sentito e provato e che la mia penna ha trascritto in cammino.Penso che per chi incontra una foto di alcune persone strette in un’inquadratura riposta su una pagina di giornale, la forza che accompagna quegli sguardi, a volte un pò affaticati ma pienamente vivi, possa dire molto dell’incontro con una terra speciale, che chiamiamo Terra Santa. E il modo migliore in questo caso per dire una cosa è viverla e condividerla. E oggi la condivido così:Racchiusi in due momenti, Galilea e Nazaret, sono pensieri che rigenerano il cuore, luoghi che accompagnano un viaggiatore, un pellegrino, forse alle volte quasi un orfano nella ricerca di senso, senso della vita, che sarebbe durata per sempre se non avessi ritrovato Lui. Anche se Lui non ci ha in realtà mai lasciato.  Spero possano essere utili a chi a volte si interroga sul dono e valore prezioso di questa vita, come spesso  capita anche a me di fare e come in questo caso, restando con il corpo e lo spirito in quei luoghi, ho compreso con profondità ineludibile.

GalileaSe chiudo gli occhi e ascolto il gioco del vento, la tua parola Signore si infonde nel mio cuore. Ero smarrito ma ti ho ritrovato abbattendo senza più paura la maschera della mia fragilità. Non c’era nulla che potessi comprendere senza lo sguardo della tua saggezza. Se non avessi provato il vuoto del tuo amore la mia anima non sarebbe mai nata. Ora invece si specchia nel silenzio di un eterno divenire;E sembra che le pagine di questa storia si ricongiungano all’eternità.

NazaretCome abbraccio senza tempo, rapito solo dal senso, uno accanto all’altro senza sorde parole in un sentiero che sembrava non finire ma i giorni nell’infinito podere del Signore non sono che fiocchi di neve al sole.La tua assenza rapisce l’incertezza, distratta dalle cose che sono nel mondo. Perdona l’orgoglio che mi rese prigioniero di una trappola sinuosa e mortale.Mai così distante ciò che vive nell’anima se nulla si dissolve veramente. Come luna che si frange sull’onda della notte e illumina il cuore del mare, il tuo amore, O Signore, trascenderà sempre la nostra solida umanità per restituirci alla premiante tua immensa volontà.

Manuel Millo

Cristo è risorto!Tutta l’esperienza del pellegrinaggio in terra santa si è dimostrata per me una vera e propria miniera di intuizioni, lezioni, passi avanti fatti, colti ma soprattutto molti altri ancora da fare o capire meglio. Condividerò perciò con voi quelli che sono stati i passi per me più significativi e le intuizioni che ne sono derivate.Innanzitutto, all’inizio, il Grande Silenzio del deserto. Un deserto e un silenzio che ho trovato necessari per cominciare questo pellegrinaggio, l’unica condizione in cui poter sentire, come Elia, “il sussurro di una brezza leggera” che mi interrogava circa la mia identità… È in questo deserto e in questo silenzio che ho capito quale fosse il filo rosso del mio viaggio: cercare di approfondire meglio la figura di Gesù per capire meglio chi fossi io e chi fossi io per Dio.Mentre questa domanda cominciava a cercare risposte sempre più prepotentemente, sotto la volta celeste di miliardi e miliardi di stelle, rimasi come stordito davanti alla bellezza di tutti quei doni, che erano sempre stati là, solo che adesso li vedevo più chiaramente! Quale dono! Quale ricchezza! Tutte le domande sotto quel cielo erano svanite per far posto alla lode e alla riconoscenza. Dopo quella sera e la relativa meditazione non c’era niente che non mi sembrasse degno di lode e ringraziamento (le uniche vacillazioni sono arrivate poi, al museo della Shoah di Yad Vashem e toccando con mano la realtà in cui vivono migliaia di palestinesi).In mezzo a tanta riconoscenza e gioia, è arrivata poi per bocca di don Nicola Ban, sulle rive del Giordano, anche la risposta a quelle domande che mi ero posto nel deserto: “Tu sei l’amato, il figlio prediletto che Dio ama”. Non serviva veramente altro – così credevo – che sapere questo. Se non che, arrivando alla chiesa del Santo Sepolcro, mi sono nuovamente interrogato su che cosa effettivamente potesse significare in tutto il mio percorso la sua tappa finale: trovare un sepolcro vuoto.Andando la prima volta al sepolcro non me ne resi subito conto, dovetti tornarci poi, per capire che il sepolcro vuoto di Gesù altro non era se non la conferma di ciò che sulle rive del Giordano don Nicola mi aveva detto, a me come a tutti gli altri, e cioè che Gesù, l’uomo, è veramente il figlio amato di Dio e che nulla può separare l’uomo dall’amore di Dio. Il sepolcro perciò mi diceva “Ecco, guarda, ne sono la prova, sono vuoto”.Per la prima volta ho capito con più serietà e coinvolgimento la gioia che si cela dietro ad un sepolcro vuoto, anche se mi rendo conto che ha ancora tanto da dirmi.Vi saluto e vi ringrazio facendo mie le parole che san Serafino di Sarov rivolgeva a tutti coloro che incontrava: “Mia gioia, Cristo è risorto!”

Matteo Marega

Siate sempliciÈ stato un pellegrinaggio di due settimane, molto intense, piene di emozioni, sensazioni, rivelazioni, condivisioni e conferme. È la seconda volta in Israele per me. La prima volta era un pellegrinaggio classico, visita dei luoghi sacri, preghiera e poi hotel, il tutto in una settimana. Poco tempo per vivere meglio il momento. Invece questa volta è stato diverso. Un pellegrinaggio che parte dall’esodo, quindi dal deserto, per poi passare nei luoghi dove è stato anche Gesù, fino ad arrivare a Gerusalemme. Non ho mai partecipato ad un pellegrinaggio di questo genere. Diciamo che questa è stata la parte mancante, che mi serviva per completare il viaggio precedente e che mi ha servito molto sia nell’ambito spirituale che in quello sociale e di vita.Israele è stato per me non un punto di arrivo, ma ben si un punto di partenza. Questo splendido viaggio, l’ho vissuto con un gruppo meraviglioso , proveniente da tutta Italia. Io ero partito da Ronchi dei Legionari con un piccolo gruppo della Diocesi di Gorizia, fatto poi scalo a Roma Fiumicino, ci riunimmo con il  gruppo seguente. All’inizio tra di noi eravamo un po’ riservati e curiosi, ci guardammo gli uni e gli altri, poi il ghiaccio si sciolse e ci sentimmo come in una grande famiglia.Durante il pellegrinaggio abbiamo condiviso tutto, dormivamo anche all’aperto su un materassino con sacco a pelo, cucinavamo, lavavamo la nostra biancheria a mano e ci aiutavamo a vicenda. Durante il giorno per smorzare le fatiche e sopportare il caldo, scherzavamo tra di noi, ogni tanto si cantava, ma sempre con il sorriso sul viso e felici di essere in un luogo davvero importante per ognuno di noi.Durante il soggiorno abbiamo avuto la possibilità di conoscere meglio Dio e in profondità anche noi stessi. Attraversando i diversi luoghi, abbiamo incontrato diversi volti, ascoltando le loro storie e testimonianze, abbiamo capito che l’unica via per la pace è l’amore fraterno, restando uniti, amando e vivendo nella semplicità, confidando e donando tutto a Dio. I scenari variavano da luogo a luogo.Ognuno di noi ha dentro di sé uno o più posti, che sono rimasti impressi nell’intimo. Per me sono stati: il deserto del Neghev, il lago Tiberiade, il fiume Giordano,il Monte degli Ulivi e il tunnel di Ezechia a Gerusalemme. Il deserto del Neghev è un deserto dove Gesù ci invita ad entrare per riprendere la propria vita in mano e ritornare sulla retta via, fermandosi per riflettere, meditando la parola di Dio. Un deserto nel quale Gesù mi colmò di gioia, felicità, conferma nella chiamata da parte sua e l’invito a seguirlo. Camminando contemplai di buon mattino, il sorgere del sole e leggendo i salmi 55,56,57, dopo essermi inginocchiato, scoppiai in lacrime.Il lago Tiberiade invece è stato un punto di inizio. Lo è sempre stato. Un lago dove Gesù incominciò a predicare e un posto nel quale  mi sentii a casa mia e dal quale dovevo ripartire. Così è stato anche per il resto del pellegrinaggio. Ogni luogo è stato per me un pezzo importante nel quale crescevo interiormente  e spiritualmente. Il fiume Giordano è stato un passaggio di libertà, accoglienza e felicità. Durante il rinnovo del battesimo con il lasciar scorrere via da noi stessi le negatività e gli ostacoli della nostra vita, sentii l’amore del Padre compiaciuto. Mi sentii amato intensamente e che dovevo ascoltare il Figlio prediletto. Uscendo ero come rinato. Il monte degli Ulivi è stato per me un luogo dove poter riflettere sulla mia vita e sugli errori commessi, un modo anche per poter pensare e stare con Dio, quale passo dover fare per essere un buon Cristiano e per raggiungere il Regno di Dio. Un luogo dove Gesù pregava prima di esser catturato e consegnato ai Sommi sacerdoti, per poi esser crocifisso.Il tunnel di Ezechia a Gerusalemme invece, percorrendolo nel buio totale, mi ha fatto capire come mettere i miei problemi nelle mani di Dio e confidando in lui, dandogli piena fiducia, lasciandomi condurre fino all’uscita, dove sentii la voce dei bambini felici. Un momento davvero pieno di significato e di gioia infinita. Così ringraziai Dio per questa magnifica esperienza che mia ha donato.In Israele, vedendo il grande muro innalzato e che separa le persone, gli ospedali e i quartieri, con diversi checkpoint, dai quali ogni giorno le persone devono passare, abbiamo potuto riflettere sulla realtà odierna dell’uomo. Osservando, mi venne in mente il muro che separava la Germania dell’ovest, dalla Germania dell’est durante la guerra fredda. Persone imprigionate nella loro stessa casa. Una cosa che ancora non riesco a capire è proprio questa divisione così innaturale, nel rispetto dell’umano. Ma queste persone, non si arrendono, non si abbattono. Continuano a vivere, la loro vita, mettendo tutto nelle mani di Dio, confidando in lui, così come sono.Durante il pellegrinaggio, abbiamo avuto l’occasione di incontrare delle persone, le quali ci hanno raccontato le diverse difficoltà che vi sono nei diversi territori e le difficoltà nelle loro vite. Per fortuna che ci sono dei volontari, provenienti da diversi posti del mondo, che aiutano queste persone a superare degli ostacoli. Abbiamo avuto anche la possibilità di fare domande più approfondite sugli argomenti e chiedere quale fosse per loro la cosa più importante nella vita per vivere bene. Hanno risposto di imparare seguendo questa regola: l’amore, la speranza e la fede. Sono stati questi degli incontri davvero significativi e importanti per noi.Questo pellegrinaggio mi ha cambiato molto, mi ha cambiato il modo di vedere alcune cose, da un’altra prospettiva. Dio mi ha fatto capire, che la felicità sta nell’essenzialità, semplicità, nell’amare il prossimo, donandoci ed essendo secondi e non primi. Confidando in lui e fidandoci di lui. Per me è stato un percorso e un punto di inizio. Un inizio per percorrere una nuova strada, che lui stesso mi indica. Testimoniando la mia fede e la realtà vissuta in un luogo così lontano, ma vicino allo stesso tempo.Sono state due settimane davvero intense, anche con pianti di gioia. Un percorso che consiglierei a tutti. Ringrazio tutto il gruppo per esserci stato, la Guida Iuri e i sacerdoti. Ringrazio anche Don Nicola Ban, per avermi aiutato in questo stupendo viaggio verso l’amore di Dio. Ma soprattutto ringrazio Dio, per avermi invitato a percorrere questa magnifica e significativa esperienza. Qual è il messaggio che voglio dare alle persone che leggono questo articolo? Siate semplici, amatevi gli uni e gli altri. La vita non è una cosa ricevuta di diritto, ma è una cosa che ci è stata donata da Dio. Quindi approfittate dei momenti della vostra vita, amando, confidando, vivete l’essenzialità aiutando chi ha bisogno, ringraziando Dio di questo dono ricevuto.E ricordate che Dio c’è sempre ed è sempre accanto a tutti noi. Non ci abbandonerà mai. Ci sarà sempre fino alla fine dei giorni.

Matteo Scarpin

Un donoIl pellegrinaggio in Terra Santa è stata un’esperienza arricchente sotto tanti punti di vista; i molti giorni ci hanno permesso di ricalcare la vita e i luoghi di Abramo oltre che di Gesù. Le meditazioni proposte ci hanno dato modo di confrontarci e mi hanno permesso di vedere anche il vecchio testamento sotto una nuova luce.  Sicuramente aver toccato i luoghi di Gesù mi aiuterà ad immaginare e comprendere meglio le vicende del Vangelo. Inoltre ci siamo calati in alcune realtà locali che ci hanno permesso di capirne di più sul conflitto israelo-palestinese; nonostante i mezzi di comunicazione dipingano una realtà ben diversa abbiamo avuto modo di conoscere le storie di alcuni palestinesi che resistono ai continui soprusi e violenze israeliane in modo tenace e pacifico, con l’aiuto in qualche caso di attivisti internazionali.Entrare in una terra così importante per la nascita delle maggiori religioni è stato per me davvero forte. Passare dal deserto alle oasi, conoscere Sodoma e il Mar Morto, sostare al lago di Tiberiade e farci il bagno, vedere Cafarnao e tutti i luoghi in cui Gesù ha trascorso gran parte del tempo, il monte in cui si ritirava e insegnava alla folla, immergersi nel Giordano, passare delle ore nel gethsemani… questo pellegrinaggio è stato un dono per me, un momento per andare in profondità e aver modo di confrontarmi con gli altri compagni di viaggio.

Maria Paola