“Sono stato consacrato per tutto il mondo…”
1 Settembre 2017
Certamente molti dei lettori di Voce Isontina hanno avuto la possibilità di partecipare alla Ordinazione Episcopale di Mons. Pietro Cocolin, nella Basilica di Aquileia, nel pomeriggio della domenica 3 settembre, come quest’anno, del 1967.Ricorderanno, accanto alla gioia ed emozione di partecipare alla Ordinazione di un vescovo della nostra terra, di Saciletto precisamente, il grande caldo di quella giornata, un caldo paragonabile a quello che abbiamo vissuto nell’agosto appena trascorso.Ricordo la giornata, particolarmente calda, anche perché alla fine della solenne Liturgia, presieduta dal Patriarca di Venezia, card. Urbani, in una stanza della canonica di Aquileia, ho aiutato il novello vescovo Cocolin al cambio di tutti i suoi indumenti, più che sudati e per il caldo esterno, ma, forse più, dalla grande emozione interiore vissuta. E’ stato proprio in quei momenti che mi disse in friulano, ma che riporto in lingua italiana : “Ricordati Bepo, (mi chiamava così essendo stato anche mio catechista alle scuole elementari quando era parroco a Terzo), che oggi sono stato consacrato vescovo per tutto il mondo, non soltanto, per una piccola parte di esso, quale è la diocesi di Gorizia”.Prime parole di un novello vescovo, parole di coinvolgimento per il mondo intero, primo sommesso e particolare annuncio di un cammino missionario da intraprendere. Sul quale avrebbe portato la sua Chiesa goriziana. Sono parole che si ricollegano a un qualcosa di precedente.A fine maggio 1967, l’arcivescovo Andrea Pangrazio, nominato Segretario Generale della CEI, che mi aveva portato con sé a Rom a lavorare in via della Conciliazione, mi disse di rientrare in vescovado a Gorizia, perchè era imminente la nomina del nuovo vescovo. Mons. Giovanni Diodato, che nel frattempo reggeva la diocesi, mi rivelò, sotto segreto pontificio il nome del nuovo vescovo ed io ho atteso in vescovado la data dell’annuncio. Quando il 26 giugno ci fu l’annuncio, mons. Cocolin mi pregò, nel pomeriggio, di andare a raggiungerlo a Monfalcone, dove era parroco.Mi disse della sua inesperienza a fare il vescovo pregandomi di aiutarlo, stando vicino a lui almeno per 3 anni. Gli dissi che, terminato, il mio servizio con il vescovo Pangrazio, era mio desiderio di entrare nel Pime per farmi missionario. Lui era a conoscenza di questo mio desiderio e mi disse, profeticamente: “Vedrai come potrai essere missionario stando a Gorizia”.Non erano parole di circostanza, perché, nel mese successivo, mi nominò segretario dell’Ufficio Missionario Diocesano, diretto, allora, da Mons. Cocina. E questo era uno dei suoi primi atti.Da lì si cominciò a dipanare la meravigliosa avventura missionaria della nostra diocesi, che, già, nel febbraio successivo,1968, cominciava a concretizzarsi con la venuta in diocesi dell’ apostolo dei lebbrosi, Raoul Follereau.A cinquantanni esatti della sua consacrazione episcopale non possiamo non ricordare quella frase :”Bepo, ricordati che sono stato consacrato per tutto il mondo…”.A me faceva un po’ specie che le prime parole di un novello vescovo fossero proprio quelle. Ma sono state parole profetiche dettate da un cuore sensibile e aperto, un vero cuore missionario.
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