Storia della Brigata d’assalto Triestina
3 Novembre 2017
Lavoro eccellente: alterna grande storia a vicende del prima battaglione d’assalto “Triestino”, poi brigata: strategia, tattica; catene di comando, addestramenti, logistica, assistenza, spionaggio, controspionaggio; tecniche di combattimento per eserciti, e guerriglia.Aspetti politici solo accennati: è storia militare; sugli aspetti politici già scritto e si scriverà.Guerra civile, qui più reale; contatti fra gli opposti c’erano stati ai tempi dell’Austria felix e negli anni dopo la meno felix annessione all’Italia, coi confini in stato di frizione: i – prima – popoli, declinati a minoranze.Pagine 272, 402 note, 112 titoli in bibliografia (Italia, Germania, USA. Gran Bretagna, Jugoslavia, Slovenia); dalla classica a quella “di giornata”; fonti inedite d’archivi degli stessi paesi, e quello di Riccardo Giacuzzo, partigiano (Fiumicello 1919 – Pirano 2009); perfino imponente il numero di foto che completa il testo. Dedica a consorte e figli, saluto di Gabrio Feresin, pres. ANPI di Fiumicello, prefazione di Giacomo Scotti (novità del libro e termini cronologici 1941-1945, più espliciti di quanto non dica l’Autore in copertina): resistenza dal 1941; origini della guerriglia jugoslava prima che altrove. Sottolineatura di un aspetto dimenticato: Adriatisches Küstenland e Alpenvorland, erano Reich tedesco sottratti a italica sovranità persino della RSI! Poi il dipanarsi del racconto: impegno e acribia per districarsi in un formicolio di trasformazioni militari, spostamenti logistici; mutare i comandi, aggregarsi e disaggregarsi di formazioni, secondo necessità, volute o subite: autentico caleidoscopio di trasformazioni. Protagonisti – come luoghi – vallata del Vipacco, Selva di Tarnova, altipiano della Bainsizza, con espansioni a est fino a Trieste; a ovest, oltre l’Isonzo (puntate al Carso e Monfalcone). Desideri di autonomia per il Battaglione d’Assalto Triestino, poi “Brigata Triestina”, fra Garibaldi di Vanni Padoan (per un momento vi appartenne) ed esercito jugoslavo, poi strutturato, di cui fece parte. I numeri della formazione variano: da un paio di centinaia, a un’ideale consistenza fra le 400 e le 500 unità; punte fino a 1.000; creazione e gemmazione di altre formazioni, inviate a ovest o all’interno della Jugoslavia. Sopra, aleggiano Tito; influenza di CLN e longa manus di Kardelj, che decide tattiche e, soprattutto, fede e strategie. Sotto, “ammirazione” per la macchina bellica tedesca, persino rispetto per le formazioni italiane; senza rinunciare al racconto d’ogni loro nefandezza e, in filigrana, indicazione di ciò che la X Mas affermò “difesa dell’italianità di queste terre”, rivelatasi connivenza con l’occupatore nazista.Variopinta la composizione sociale ed etnica della formazione, le cui vicende navigano all’interno della narrazione della grande storia, dalla guerra di Abissinia (1936) a quella di Spagna (1936). Dal Congresso di Monaco (1938), con Hitler trionfatore e quasi autorizzato dalle grandi potenze a occupare i Sudeti e all’Anschluss con l’Austria; dal Patto Anticomintern (Berlino 25 novembre 1936) da Germania e Giappone – poi vi aderirono Italia (1937), Manciukuo (1939), Ungheria (1939), Spagna (1939). Di fatto, sospeso, col patto di non aggressione tedesco-sovietico (1939), riprese vigore con la guerra della Germania all’URSS (Treccani); Patto d’Acciaio fra Germania e Italia, invasione della Polonia (1939), dilagare in Europa della Germania; II guerra mondiale (1940), con ingresso d’una Italia che aveva occupato l’Albania (1939), e rioccupava l’interno della Libia…Cernigoi si tuffa nella situazione del nordest d’Italia e cuce tra la descrizione della microstoria di Battaglione e Brigata, studiando psicologia dei soldati di mestiere (pochi), giovani che stanno maturando, e grande storia, con analisi della posizione cruciale di queste terre per la Germania: dovevano essere campo libero per comunicazioni con la madrepatria e rifornimenti di petrolio dalla Romania.Inizia la campagna di Russia, dopo Grecia e Jugoslavia. La guerra di Russia entra marginalmente; massiccia l’influenza ideologica e morale nella resistenza jugoslava.Una bella parte dello studio riguarda il pullulare dei servizi segreti delle parti in conflitto in giro per l’Europa, che Cernigoi riesce a dipanare. Poi, tanto tanto del divenire del battaglione: capi, avventure, disavventure; spie, tradimenti, entusiasmi, crisi, fame, freddo. Operazioni di commando, con addestramento di gruppi d’elite sloveni, addirittura con gli Inglesi in Palestina. L’Italia occupatrice della Jugoslavia, con campi di concentramento, fuoco e fiamme; Mussolini che suggerisce non dente per dente, ma “testa per testa” proprio a Gorizia, e i battaglioni speciali fatti per arruolare giovani sloveni e sottrarli alla resistenza. Nel 1942, ci si muove verso un esercito regolare e aumenta la pressione tedesco-italica, mano a mano che nel quadrante sud delle operazioni le cose si mettono male e al nord aumenta la pressione militare tedesca, consapevole della importanza strategica del territorio dianzi descritta. I momenti si fanno più difficili: gli Jugoslavi volevano il controllo effettivo dei territori dove combattevano, e in campo internazionale si studiano e ci si muove per le zone di influenza. Corposi accenni alle truppe cosacche fiancheggiatrici dei Tedeschi; emerge la figura sinistra del criminale Odilo Globocnik. Descritte le operazioni di commando all’aeroporto di Ronchi, la formazione delle Sap e dei Gap; il supporto inglese e il caracollare della formazione comandata da Riccardo Giacuzzo, per le varie parti del territorio: sganciamenti dagli italo-tedeschi e all’attacco; i rapporti politici con le autorità, fino all’equilibrista podestà di Monfalcone ing. Luciano Cartagine. Descritti analiticamente gli scontri col battaglione Mussolini (bersaglieri), il battaglione Tagliamento (alpini) e l’insistenza di Giacuzzo per rimanere nel territorio richiamato dal nome della Brigata, in opposizione alla richieste di Vanni Padoan. Cernigoi conduce per mano il lettore in questo labirinto, dopo il terribile inverno del 1944, col dramma di vettovagliamenti, rifornimenti, proclama del gen. Alexander, fino alla smobilitazione a Udine (24 giugno 1945), non senza passare per la liberazione di Monfalcone il 1° maggio e sfiorare le posizioni di Togliatti, che aderisce al governo unitario di Bonomi successivo a quello di Badoglio, ritenendo impossibile la via rivoluzionaria al potere. Alla fine, due aspetti eroici per la brigata: non aver lasciato il territorio e tremenda perdita di 514 effettivi, una grande forza di carattere e un tributo di sangue autenticamente popolare.
Enrico Cernigoi, “La Brigata d’Assalto ’Triestina’ nella Zona di Operazioni Litorale Adriatico – Una storia militare 1943-1945” (Ed. Tempora, pagg. 271, Euro 15,00)
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