L’accoglienza quotidiana al “Faidutti”
17 Novembre 2017
Il dormitorio Faidutti è sempre più un punto di riferimento in città per coloro che si trovano – vuoi per un momento di difficoltà economica, vuoi per la loro permanenza in città per ottenere lo status di rifugiato – ad avere bisogno di un “tetto” dove poter essere accolti per la notte, dove trovare riparo dal freddo e dalla pioggia, ma anche quel “calore” umano che, in un momento complicato, aiuta a sollevarsi. Abbiamo incontrato Lucio Rapaccioli, da alcuni anni volontario presso la struttura di Piazzutta, che ci ha raccontato lo svolgersi quotidiano dell’accoglienza e alcune storie di coloro che si trovano a passare al Faidutti un periodo più o meno lungo di tempo.
Lucio, come ti sei avvicinato al mondo del volontariato e come sei giunto alla realtà del dormitorio Faidutti?
Ho iniziato tre anni fa, quando c’era stata l’emergenza degli accampamenti dei profughi lungo le rive dell’Isonzo, con la successiva apertura del “Campo Francesco”. Per mezzo di alcuni gruppi attivi sul goriziano sono entrato a far parte del centro – presso la Caritas – che si occupava di preparare e distribuire i pasti; all’inizio aiutavo nella distribuzione delle pietanze e, successivamente, ho anche dato una mano in cucina.L’ingresso come volontario al dormitorio è capitato quasi per caso. Volevo comprendere che situazione c’era all’interno e una sera mi sono recato lì per osservare; sono poi stato coinvolto nell’organizzazione delle liste dei presenti e da lì ho proseguito, si sono intensificati i rapporti con don Walter e con Adalberto, vicedirettore della Caritas, e mi sono “fatto prendere” dal volontariato, dedicandomi ad esso tre o quattro volte alla settimana.
In cosa consiste il tuo operato e quello degli altri volontari?
Si tratta di effettuare l’accoglienza alla sera – c’è un’ora di tempo per effettuare l’ingresso, in inverno dalle 19.30 alle 20.30, in estate dalle 20 alle 21 -. Noi volontari siamo in un ufficio e lì componiamo le liste: guardiamo i documenti di chi entra, annotiamo i loro nomi e l’orario d’ingresso; la mattina, dalle 7 alle 8, ci sono le uscite dopo la colazione (le domeniche, soprattutto in inverno, diamo la possibilità di rimanere fino alle 10) e segnamo l’orario di uscita dal dormitorio. Le liste vengono quindi inoltrate a Prefettura, Carabinieri e Ufficio Immigrazione della Questura. Da alcuni mesi il loro invio – che prima veniva effettuato da noi volontari – è effettuato da un dipendente della Cooperativa Murice, ente gestore.Durante il periodo del Ramadan, da un paio d’anni, si dà la possibilità di entrare al dormitorio fino alle 22, per lasciare il tempo agli utenti musulmani di poter consumare con meno fretta il pasto – cosa che possono fare solo dopo il tramonto -. Sono piccole attenzioni ma importanti.Durante la giornata siamo poi molto aiutati da un ospite del dormitorio, uno di quelli che si trova ad utilizzare di questo servizio ormai da molto tempo, circa 7 anni. È tanto disponibile e, anche per “sdebitarsi” per questa accoglienza, si occupa della distribuzione delle colazioni, del lavaggio delle lenzuola presso la nostra lavanderia e della distribuzione di quelle pulite.Come volontari diamo poi una mano per risolvere, o almeno a trovare delle risposte, ai dubbi e alle domande degli ospiti riguardo un malessere, una problematica, iter burocratici, documenti in scadenza… c’è un profondo contatto umano. Alcuni stranieri poi hanno il desiderio di migliorare il loro italiano e passano un po’ di tempo con noi a conversare e gli insegnamo un po’ di cose in più.
Quanti ospiti ci sono mediamente ogni sera e come sono cambiati nel tempo?
Il piano inferiore ospita circa venti posti, quello superiore una quarantina, con letti sistemati anche nei corridoi, inizialmente in modo provvisorio, ormai definitivo perché la necessità di posti c’è. La capienza totale del dormitorio è di 65 persone, in media ogni sera ospitiamo una sessantina di utenti. Nell’ultimo periodo, per alcuni lavori di manutenzione, ne stiamo ospitando circa la metà.C’è un gruppo di “veterani”, persone che sono ospiti del dormitorio ormai da molti anni: tre italiani, due marocchini e un kosovaro. Il resto sono richiedenti asilo in convenzione, che cambiano quasi ogni sera; la loro è una permanenza veramente temporanea.Tra gli utenti ci sono state, negli anni, storie veramente toccanti. Una mi ha colpito in maniera particolare: un signore italiano, per colpa della crisi, ha visto fallire la sua azienda e “mangiare” tutto dalle tassazioni: impresa, beni, casa. Ha dovuto quindi allontanarsi temporaneamente da sua moglie, che ha trovato accoglienza presso i genitori, mentre lui ha trovato riparo al dormitorio. Alla fine la vicenda si è conclusa bene: è riuscito a trovare una casa e a riprendere in mano la sua vita.
Come siete strutturati tra voi volontari? Siete riuniti in un’associazione o semplicemente vi trovate attorno a dei valori comuni?
No, non c’è un’associazione, ci troviamo uniti da intenti comuni. Ci riuniamo poi, questo sì, almeno una volta l’anno per fare un po’ il punto della situazione, creando un momento conviviale. Abbiamo poi un gruppo “virtuale”, grazie all’applicazione per cellulari “Whatsapp”, dove quotidianamente ci sentiamo e ci aggiorniamo sulla situazione, sui problemi, per rendere tutti coinvolti e consapevoli.Come volontari siamo una quindicina in totale, e ci alterniamo durante le giornate. A seconda degli impegni c’è chi riesce a venire più volte nell’arco della settimana, come chi ce la fa solo qualche giorno al mese, ma l’aiuto di tutti è fondamentale ed è una grande ricchezza.Il “Murice” invece gestisce la parte “burocratica” e legale, ma è una realtà a sé stante, con la quale collaboriamo benissimo e fattivamente.
Quali sono le cose di cui avete, al momento, materialmente più bisogno? Come siete sostenuti nel vostro operato e quanto contano le donazioni?
La Caritas sostiene il dormitorio con tutte le spese relative ad esso: oltre a tutte le utenze e i bisogni di manutenzione ordinaria e straordinaria, anche le vere e proprie spese per il cibo, i materiali per le pulizie e l’igiene. In questo i fondi derivanti dall’8×1000 contano moltissimo, perché c’è veramente tanto, quotidianamente, da fare e tante sono le cose di cui c’è o ci può essere bisogno.C’è poi un sostegno da parte della Fondazione Carigo e l’aiuto di tante persone che, di propria iniziativa, danno una mano offrendo vestiti, mobilio e cibo.In questo momento, quello di cui avremmo più bisogno, sono coperte, lenzuola e vestiti, per aiutare queste persone a coprirsi, in particolar modo ora che sta per arrivare l’inverno e le temperature scenderanno.
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