Carl Drexler: la storia dell’arte come strumento di servizio alla fede
28 Luglio 2014
Per un’idea orientativa di tale fervore culturale e dell’attività di Gorizia nell’imminenza della guerra può tornare utile consultare l’ultimo annuario o Schematismo per la principesca Contea di Gorizia e Gradisca, compilato nel 1914 dall’ingegnere Roberto Paternolli. Da una prima lettura dell’annuario si deduce che, ridotta di molto la stampa in lingua tedesca, operosa fino agli anni settanta dell’Ottocento, rimaneva ancora vivace la competizione tra italiani e sloveni. Nello Schematismo si possono contare – considerando soltanto le riviste aventi una scadenza almeno mensile – sedici periodici equamente ripartiti, per una “casuale par condicio”, in lingua italiana e in lingua slovena come “L’Eco del Litorale”, quotidiano politico, il Giornale di Gorizia “Goriški list”, “L’amministrazione autonoma” e “Samouprava”, editi entrambi per cura della Giunta provinciale della principesca Contea di Gorizia e Gradisca (S. Tavano, Friuli e non Friuli, in Cultura friulana nel Goriziano, p. 63).Nell’elenco stilato da Paternolli non compaiono tuttavia altri periodici, la cui pubblicazione prevedeva scadenze più ampie ma che negli anni che precedettero il conflitto hanno raccontato con fervore e solerzia la società e le iniziative culturali del territorio. Tra questi si ricordano i vari “Jahresberichte” delle Scuole superiori e la rivista “Forum Julii”, periodico stampato dal febbraio 1910 fino allo scoppio della guerra che ebbe tra i suoi più operosi promotori mons. Carl Drexler, un agostiniano chiamato a Gorizia nell’ottobre del 1907 dall’arcivescovo di Gorizia, mons. Francesco Borgia Sedej.
Il Sedej, per il quale fin dagli inizi del suo episcopato la cultura rappresentò un patrimonio e uno strumento vissuto interamente al servizio di una fede profonda e di una pastorale unitaria, chiamò il prof. Carl Drexler (già docente presso l’abbazia dei Canonici regolari di Sant’Agostino di Klosterneuburg e a Leopoldau) per essere affiancato in un’azione accurata e sistematica di conservazione e valorizzazione del patrimonio esistente nei territori della diocesi. L’operato del Drexler fu intenso e stimolante. Il professore agostiniano monitorò costantemente la situazione artistica del goriziano, fornì il Seminario Teologico Centrale di apparecchiature di proiezione per un più approfondito svolgimento di conferenze e lezioni e intervenne con autorevolezza in merito alle vicende del patrimonio artistico locale. Tra le prime e principali attività che svolse a Gorizia vi fu l’insegnamento di storia dell’arte all’interno di un regolare corso di studi teologici del seminario centrale istituito dall’arcivescovo Sedej, che si tenne a Gorizia tra il 22 e il 25 settembre 1908; il corso venne riproposto successivamente, dal 18 al 21 settembre 1912, nei locali del seminario minore con il contributo del Ministero del culto e dell’istruzione e la partecipazione, oltre a quella del Drexler, di docenti illustri quali il rettore dell’Università di Vienna mons. H. Swoboda, il direttore del museo di Lubiana J. Mantuani, il Landeskonservator A. Gnirs, Le lezioni trattarono principalmente di storia dell’arte sacra, principi di tecnica delle costruzioni, restauri e ricostruzioni, acquisto di opere di interesse religioso, principi giudici relativi a tali materie e vennero accompagnate da numerose fotografie e diapositive raffiguranti edifici e monumenti della diocesi di Gorizia. Foto e diapositive furono realizzate nel corso di una campagna fotografica iniziata almeno negli ultimi mesi del 1909 (tra il ricco patrimonio della Biblioteca del Seminario Teologico Centrale di Gorizia, del prezioso materiale iconografico sono state ritrovate negli anni ’80 dal professor Luigi Tavano 193 fotografie in bianco e nero, incollate su cartoncino e numerate progressivamente, e 161 diapositive su vetro. A tale proposito si veda L. Mlakar-L. Debeni, Sacra Itinera. Dalla Fototeca della Biblioteca del Seminario, pp. 7-8).Alle tre edizioni delle Nozioni d’arte per il clero curate da Celso Costantini nel 1907 il Drexler rispose dunque con le Vorlesungen zur Einfürung in die Kunstgeschichte für die Studierenden an der theologischen Central-Anstalt in Görz, una raccolta di conferenze tenute dal docente agostiniano nel 1912 e pubblicate nello stesso anno da una tipografia udinese. L’opera ripercorre la storia dell’arte partendo dall’epoca antica – egizia, greca e romana – per terminare con il Romanticismo del XIX secolo, soffermandosi con particolare cura sull’arte gotica e rinascimentale. Le lezioni presso il seminario centrale non costituirono gli unici episodi in cui Carl Drexler mostrò il suo fervido impegno e il forte ascendente su giovani studiosi goriziani appassionati di cultura artistica. Nel 1909, egli conversò nella sala “Verdi” con le classi superiori dello Staatsgymnasium sull’architettura nella Grecia antica, servendosi anche in quell’occasione di diapositive che tramutavano in immagini le sue accurate esposizioni.
Un ulteriore esito prodotto nell’arcidiocesi dalle attività di promozione culturale di Sedej e Drexler fu la costituzione del Museo diocesano d’arte, aperto nel 1912 ma di cui si ha notizie già dal 1909, presso la sede del seminario minore di Gorizia. Lo stesso Drexler ne divenne direttore. Gli scopi di tale istituto, la cui costituzione venne incoraggiata anche dalla Commissione Centrale per i monumenti (K.K. Zentral-Commission für Efforschung und Erhaltung der kunst und historischen Denkmale), consisterono principalmente in un’adeguata conservazione, nello studio e, se necessario, in un’attenta opera di restauro di documenti e oggetti d’arte riposti, o troppo spesso “dispersi”, nelle chiese e negli archivi della diocesi. In questa orientamento si inserirono anche la tutela e lo studio dei paramenti sacri, tra i quali vennero riconosciuti come molto pregiati quelli delle Madri Orsoline di Gorizia e anche di altri luoghi come Tapogliano e Bistrigna. Propositi del museo furono inoltre quelli di comprovare il valore della cultura di cui la Chiesa è depositaria e promotrice e di ispirare ed educare il clero alla vigilanza e alla cura del patrimonio liturgico delle proprie chiese. Tali proponimenti si ritrovano puntualmente in tutte le attività e nei progetti diretti o coordinati da Carl Drexler il quale proseguì le ricerche storico-artistiche nel goriziano fino ed oltre lo scoppio della guerra, con un’interesse specifico per Aquileia. Sono numerosi infatti gli apporti dello studioso ai lavori di ricerca, conservazione e restauro della Basilica, sostenuti dalla Commissione Centrale e in modo particolare dalla Società per la conservazione della Basilica di Aquileia, costituita ufficialmente il 6 ottobre del 1906 e riunitasi per l’ultima volta nel febbraio del ’15. Le relazioni e gli studi del Drexler si succedettero incalzanti sin dalle scoperte del 1909 che riguardarono il mosaico dell’aula teodoriana meridionale: risale al 1913 un suo intervento sul Problema degli edifizi accessori preesistenti nel circuito della Basilica d’Aquileia, argomento ripreso nel febbraio del ’14 dalla Società che in quell’occasione istituì un’apposita commissione composta da Rudolf Machnitsch, da Giuseppe Gasser, capitano distrettuale, e dallo stesso Drexler. Nello stesso anno – per “munificenza dell’i.r. Ministero del culto e dell’istruzione” (S. Tavano, I monumenti fra Aquileia e Gorizia, p. 77) – il monaco agostiniano arricchì inoltre lo studio teologico locale di numerose nuove fotografie, molte delle quali avevano come soggetto la basilica aquileiese.
Carl Drexler, fin dal suo arrivo a Gorizia nel 1907, si adoperò affinché il patrimonio artistico e culturale della diocesi fosse adeguatamente compreso, studiato, conservato e protetto ed è anche grazie al suo lavoro e a quello di alcuni suoi devoti studenti – tra i quali il giovane e promettente Leo Planiscig, autore di Denkmale der Kunst in den Südlichen Kriegsgebieten. Isonzo-Ebene, Istrien Dalmatien, Südtirol pubblicato da Schroll nel 1915 – che oggi è possibile ricostruire con maggior rigore una storia dei fenomeni artistici della Contea di Gorizia e dell’arcidiocesi nel ricco quinquennio che precedette la Grande Guerra, grazie a dati e immagini, molto spesso inediti, relativi a monumenti perduti del tutto o parzialmente trasformati.
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