Dalle divise colorate al fango delle trincee
28 Luglio 2014
All’inizio del secolo l’Europa viveva un periodo di prosperità generalizzata sempre maggiore.Era passato quasi un secolo dalla bufera napoleonica che aveva sconvolto il vecchio mondo ancora medioevale e, a parte le guerre per l’unità della Germania e dell’Italia, la pace aveva regnato ininterrottamente.L’Europa viveva allora la “Belle Epoque”. Un momento storico di pace e di progresso, e che, anche se le diseguaglianze di classe erano grandi e le tensioni sociali fortissime, resta un periodo mitico che ci ricorda soprattutto eleganza, raffinatezze e buon gusto, la nascita e l’affermazione di un nuovo modo globale di fare arte, chiamato nei vari paesi Liberty, Art Noveau, Jugendstil e Sezession.L’attività principale degli eserciti, dopo decenni di pace, era ridotta alle parate e alle sfarzose celebrazioni per le visite ufficiali dei governanti o dei membri delle case regnanti nazionali o straniere.Le uniformi non avevano seguito passo a passo l’evoluzione delle tecniche militari e rimanevano colorate e belle da vedere.Le nuove tecnologie belliche di distruzione, con l’invenzione della polvere infume, del fucile a retrocarica, della mitragliatrice e dei cannoni sempre più potenti, fecero sì che rapidamente dai campi di battaglia sparissero le rutilanti uniformi colorate ottocentesche per far posto a disadorne divise di colori smorti indispensabili per far sopravvivere più a lungo i soldati. La prima guerra mondiale distrusse la spensierata e incosciente Europa che viveva al suono del valzer e cancellò il multicolore spettacolo delle uniformi del tempo di pace.La mostra si inserisce in un percorso progettuale dedicato alla memoria della prima guerra mondiale iniziato da “Isonzo” alcuni anni or sono e sviluppato annualmente con delle mostre storico documentali dedicate sia alle vicende belliche sviluppatesi sul territorio di Gorizia sia ad aspetti peculiari della Grande Guerra.La mostra, allestita negli spazi del Museo di Santa Chiara a Gorizia e visitabile con ingresso gratuito da martedì a domenica, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30 fino al prossimo 14 settembre, si compone di un percorso espositivo così strutturato:- Parte storico introduttiva- Esposizione dedicata all’esercito austro ungarico, con circa 25 manichini con divise originali d’epoca,- Esposizione dedicata agli eserciti di inizio guerra: francese, inglese, russo e tedesco, con un appendice dedicata all’esercito italiano ed a quello americano belligeranti rispettivamente dal 1915 e dal 1917. Il tutto corredato da 10 manichini con originali divise d’epoca.Il percorso espositivo sostanzialmente inizia esplicando nei particolari le divise e l’organizzazione dell’esercito austro ungarico negli anni precedenti lo scoppio del primo conflitto mondiale. Prosegue illustrando come gli eserciti europei già nel 1914, primo anno di guerra, abbandonarono per necessità le divise multicolori.Seguono sezioni monotematiche, fotografiche e pittoriche. come ad esempio quella satirica dedicata all’illustratore viennese Fritz Schönpflug e quella del ritrattista austriaco Ludwig Koch, pure lui di Vienna. Vi è pure una serie di riproduzioni delle copertine del settimanale austriaco satirico “Die Muskete” diretto e illustrato dal Schönpflug.L’impianto iconografico è corredato da fotografie e disegni d’epoca, inseriti in quadri esplicativi che narrano in sintesi l’organizzazione dell’imperiale e regio esercito, la vita militare dell’epoca, dalla visita di leva, le grandi manovre attraverso l’addestramento militare, la quotidianità della vita di guarnigione, le scuole militari, la libera uscita.Numerose sono le illustrazioni di Achille Beltrame sviluppate per le famose copertine del settimanale “La Domenica del Corriere” e della rivista mensile “La lettura”.La mostra conclude la narrazione con l’inverno 1914, periodo che segna la fine, su tutti i fronti, della guerra di movimento e introduce la cruda realtà della sanguinosa guerra di posizione in trincea, che nessuno degli strateghi degli eserciti aveva previsto né immaginato potesse svilupparsi.
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