Cosa fare se “…questo non è amore”
13 Febbraio 2018
Il prossimo 14 febbraio, nel giorno di “san valentino”, la Polizia di Stato sceglie di stare vicino alle donne attraverso la campagna “…questo non è amore”, che prevede in molte province italiane la presenza di camper, gazebo e altri spazi di accoglienza per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della violenza di genere.
A Gorizia la Questura, in collaborazione con la Polizia Stradale, allestirà in via Garibaldi, dalle 10 alle 13 circa, uno stand il cui obiettivo sarà appunto quello di informare e sensibilizzare i cittadini sul tema della violenza verso le donne, sia essa fisica, psicologica o economica, favorendo l’emersione del fenomeno e offrendo alle eventuali vittime il supporto di un’équipe multidisciplinare formata da operatori specializzati della Polizia.
Un’idea, quella del progetto camper contro la violenza di genere, nata nel 2016 e che solo nell’ultimo trimestre del 2017 ha fatto registrare più di 18000 contatti in tutta Italia, tra i quali sono state intercettate una pluralità di situazioni di disagio sulle quali è stato possibile intervenire in chiave preventiva, proprio perché l’esperienza di Polizia e delle associazioni da tanti
anni impegnate su questi temi mostra l’esistenza di un “sommerso” che troppo spesso non si traduce in denuncia. Un quotidiano fatto di attenzioni morbose, di comportamenti aggressivi e intimidatori che vengono letti come espressione di un amore appassionato e di una gelosia innocua, anche da madri, sorelle e amiche, ma che è spesso il triste copione di un crescendo di violenza che si alimenta con l’isolamento. Oltre alla tutela offerta dalla legge, che va dagli strumenti dell’ammonimento al divieto di avvicinamento fino ai domiciliari e al carcere per i casi più gravi, la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione in cui la Polizia di Stato è impegnata non solo nel contribuire attraverso l’informazione al superamento di una mentalità di sopraffazione, ma a fare da sentinella per intercettare prima possibile comportamenti violenti e intimidatori.
In questa prospettiva è attivo dall’inizio del 2017 in tutte le questure d’Italia il protocollo E.V.A. (esame delle violenze agite), procedura che consente agli equipaggi di Polizia, chiamati dalle sale operative ad intervenire su casi di violenza domestica, di sapere se ci siano stati altri episodi in passato nello stesso ambito familiare attraverso una procedura che prevede la compilazione di checklist che, anche in assenza di formali denunce, spesso impedite dalla paura di ancor più gravi ritorsioni, consentono di tracciare situazioni di disagio con l’obiettivo di tenerle costantemente sotto controllo e procedere all’arresto nei casi di violenza reiterate.
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