Il senso della “disobbedienza civile costruttiva”
30 Maggio 2018
Riceviamo dalla parrocchia dei Santi Ilario e Taziano e volentieri pubblichiamo.
Esistono dei concittadini che, in silenzio, vivono in maniera attiva e costruttiva il loro essere cittadini di Gorizia e membri della Comunità cristiana. In un foglietto parrocchiale, sono stati ringraziati per la loro azione, non allineata sulla “non azione” di altre realtà, con l’espressione “disobbedienza civile costruttiva”, evidentemente di non facile comprensione per alcuni.L’espressione in questione è emersa dapprima durante la riunione dei consigli pastorali di Gorizia con l’Arcivescovo nel gennaio 2018 e poi in uno dei foglietti domenicali della parrocchia dei Santi Ilario e Taziano. Di fronte al grande numero di persone sulla strada, richiedenti asilo fuori convenzione, e di fronte ad una certa inazione delle istituzioni locali, per affrontare il problema alcuni cittadini goriziani provenienti dalle parrocchie della città hanno voluto fare la loro parte, oltre a quanto già da mesi stanno facendo le Suore della Provvidenza e l’Arcidiocesi. Si sono mobilitate l’Arcidiocesi per montare un tendone per la notte contro il freddo e le parrocchie a turno per procurare una cena, preparata dai fedeli, unendosi all’azione di altri volontari goriziani già da tempo all’opera. Nel foglietto parrocchiale del Duomo dell’8 aprile 2018 sono stati ringraziati i volontari della parrocchia per il servizio svolto di preparazione delle cene per i richiedenti asilo. Un volontario si è espresso in questo modo: “La nostra fede non ci chiede di dare giudizi ai politici, ai cittadini e ai cristiani di Gorizia, e neppure di fare una classifica dei bisognosi (un’analisi approfondita, anche se necessaria per motivi pratici, può essere soggettiva), ma il Vangelo ci suggerisce il modo di agire e la Chiesa e le parole del Santo Padre ci aiutano a fare un discernimento personale, che a volte può essere controcorrente”. “Disobbedienza civile costruttiva” è quindi un’espressione paradossale, in quanto chi fa disobbedienza di solito non rispetta le leggi, mentre invece i cristiani di Gorizia, non hanno infranto nessuna legge, ma secondo il proprio sentire hanno pensato e fatto cose utili che altri non hanno pensato e voluto fare per opinione o per posizione politica.Per questo motivo l’abbiamo considerata una “disobbedienza” alla “non-azione” di altri, per motivi istituzionali forse maggiormente tenuti a intervenire. Inoltre, più che di “disobbedienza”, in realtà si tratterebbe di “obbedienza” alla propria coscienza. Per quanto riguarda la “titolarità” delle persone ad essere aiutate, la situazione “border-line” di alcuni richiedenti è ben chiara ai responsabili e volontari delle nostre comunità. Non dissimile da tantissime altre situazioni umane di bisogno con cui siamo quotidianamente a contatto, in cui le persone fanno il possibile per ottenere qualsiasi cosa che soddisfi almeno in parte i propri bisogni. Del resto, anche il nostro Paese con i soldi pubblici ha offerto e offre una cena – normalmente per anni – a delinquenti dichiarati e condannati – e non è il caso delle persone richiedenti asilo fuori convenzione – addirittura a pericolosissimi mafiosi. Questi ne hanno diritto? I volontari delle parrocchie, invece, per risolvere il problema delle persone sulla strada che altri non hanno saputo affrontare, non utilizzano il denaro di nessuno, se non il proprio. Ne hanno diritto?Comunque “i preti” sono disposti “a ritornare alle prediche” con dei suggerimenti, ad esempio, per selezionare i problemi reali della città di Gorizia e sui quali concentrare in modo più opportuno l’attenzione: il terribile calo demografico, la possibilità di lavoro dei giovani e delle famiglie senza reddito stabile, il turismo da incentivare per una cittadina che ne avrebbe tutti i requisiti e via dicendo.Un problema su tutti: come ostacolare il clima di diffidenza che alcuni – terribilmente miopi, ma drammaticamente ciarlieri – insistono ad instillare nei concittadini, utilizzando il vecchio metodo, già utilizzato in un assai triste passato, delle “categorie” di persone, cominciando dagli “stranieri”, dagli “altri”, e così via.Riteniamo che sia meglio avere dei goriziani considerati forse ingenui – se non addirittura “disobbedienti” – , ma aperti e attivi, piuttosto che dei cittadini “intelligenti”, ma chiusi e diffidenti. Ne guadagnerà il futuro dei nostri figli e della nostra città.
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