Alla scoperta della sinagoga e del ghetto
27 Giugno 2018
Uno dei “tesori” di Gorizia è senz’ombra di dubbio la sua Sinagoga e il circostante ghetto. Parte della città che, forse perché leggermente decentrata, spesso è poco conosciuta dagli stessi goriziani ma che oggi vede una nuova vitalità grazie all’impegno dell’Associazione Amici di Israele. Nel piano di rivalorizzazione della zona entrano anche i prossimi due appuntamenti – in programma giovedì 28 giugno e domenica 15 luglio – che vedranno abbinarsi storia, cultura, architettura, il tutto accompagnato da un momento di conoscenza con i vini kosher.Organizzati dall’Associazione Italia – Israele di Udine, in collaborazione con gli Amici di Israele e la Pro Loco di Gradisca, i due appuntamenti con “Vini kosher alla Sinagoga di Gorizia” si apriranno con una visita attraverso gli edifici del ghetto e, a seguire, della Sinagoga goriziana.Luogo di incontro e di partenza delle visite, in programma alle ore 18, sarà Casa Ascoli in Via Ascoli 1, aperta in via straordinaria grazie alla disponibilità del Comune di Gorizia. Si percorrerà quindi un itinerario all’interno dell’antico ghetto, scoprendone edifici e particolarità, per giungere – alle 19 circa – alla Sinagoga dove, ad attendere i visitatori, ci saranno due produttori di vini certificati kosher. Al primo appuntamento il protagonista sarà il Pinot Grigio DOC Friuli Kosher dell’Azienda Agricola Colutta di Manzano, mentre al secondo appuntamento si potrà scoprire il Sangiovese Pezzolo IGT della Cantina Bioni di Dovadola, gestita da Massimiliano Degenhardt. Come spiegato dallo stesso dottor Degenhardt, le due aziende sono le uniche in Italia a produrre vino kosher con un particolare procedimento che non prevede la cottura del mosto (come accade per altri vini kosher); il percorso dalla vendemmia all’imbottigliamento è seguito e controllato da personale rabbinico. Accanto ai vini, la parte gastronomica dell’appuntamento sarà gestita dall’Azienda Jolanda de Colò con i suoi prodotti kosher a base d’oca, seguendo una ricetta antica, tramandata dall’ultimo macellaio kosher di Venezia che, una volta conclusa la sua attività lavorativa, l’ha “donata” all’azienda affinché la conoscenza di questi elaborati non andasse perduta.
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