Ronchi ricorda i suoi cittadini caduti in uniforme austro-ungarica
26 Novembre 2014
Forse è vero, e sarebbe il caso di dirlo senza riserve. Il primo conflitto mondiale, la Grande Guerra (1914-1918), comunemente ricordata come “il 15-18” per noi italiani, non ha eroi ufficiali. I protagonisti non sono state persone importanti come imperatori o generali. Il vero segno e la pura testimonianza di questa prima e atroce verità consegnataci dalla storia, ci sono stati lasciati dai fanti, i civili comuni, quei contadini dell’epoca, quelli che possiamo definire i nostri nonni. Sì, la Grande Guerra è stata quella dei nostri nonni. Le loro sofferenze ma soprattutto la loro forza morale ci comunicano e insegnano quale grande patrimonio hanno lasciato a noi e forse in noi. “Noi”, gli italiani moderni, di oggi, che abbiamo ereditato questo ricordo che è parte importante della storia del nostro Paese, sentiamo ancora l’eco delle parole ben scandite da Papa Francesco il 13 settembre scorso a Redipuglia: “La guerra è una follia!”. In maniera particolare e con questi sentimenti, sabato 15 novembre, anche a Ronchi dei Legionari sono stati ricordati con la posa di una lapide marmorea, i soldati ronchesi vittime della Prima Guerra Mondiale che rimasero vittime nelle fila delle truppe dell’esercito austroungarico. La targa commemorativa è stata scoperta con riconoscenza nella cerimonia tenutasi alle 11.30 presso il cimitero comunale della città. Con la preghiera, guidata dal parroco decano don Renzo Boscarol, tutta la cittadinanza assieme alle autorità, ha fatto memoria di questi uomini dimenticati in qualche modo dalla storia. Gli studenti delle terze medie della scuola Leonardo da Vinci hanno letto alcuni brani di testimonianza scritti da Celso Macor sulle sanguinose giornate di conflitto sul fronte. La cerimonia è stata un atto di riconoscenza umana e di onore ai caduti. Con onestà è stata ricordata una pagina dolorosa ma importante per Ronchi grazie all’impegno della parrocchia e dell’amministrazione comunale. Umanità e civiltà dunque sono stati due aspetti attraverso i quali si è potuto riflettere mettendo da parte i sentimenti di odio, di razzismo e le ideologie nazionalistiche.
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