Giovani per il Vangelo
28 Settembre 2018
La condizione giovanile non è di per sé un valore particolare nella vita di una persona, ma indica quel periodo nel quale la persona solitamente compie le scelte fondamentali della sua vita, sia che riguardino il lavoro e gli affetti sia che riguardino la fede e i valori in essa fondati. L’attenzione della Chiesa per i giovani è legata soprattutto a questa loro condizione di preparazione del futuro che vorranno vivere. Un tempo di preparazione e di allenamento a vivere quel bene in cui immaginano di riconoscere il compimento della loro vita. Un bene che dovrebbe costituire per loro la felicità.In questo processo decisionale la condizione giovanile non eredita solo la migliore esperienza del passato. I giovani non devono solo essere istruiti a partire da una tradizione di umanità che li precede. La condizione di apertura al futuro li rende particolarmente attenti al nuovo che viene loro incontro e che li attrae. Più ancora, essi sono la novità che irrompe nella storia e possono percepire l’antico (costituito dalla tradizione culturale delle generazioni precedenti) solo in modo nuovo ed originale. L’esistente, per continuare ad essere significativo, non può che lasciarsi mettere in discussione dai nuovi sguardi e dalle nuove intelligenze che lo vivono e lo interrogano. Se l’esistente non si lascia cambiare dalla vita nuova che nasce in esso, è destinato a morire. Vale anche per la Chiesa e papa Francesco lo ha espresso chiaramente con la celebrazione del Sinodo sui giovani. Questi sono la ’novità di oggi’ che garantisce il futuro della Chiesa solo se in essa incontrano quella fonte della vita che li fa vivere.I giovani vanno ascoltati ed accolti per comprendere gli interrogativi e le esigenze di cui sono portatori e vanno aiutati a ritrovare nella tradizione della fede non la sua formulazione antica ma il futuro che porta a compimento le loro aspirazioni. Non dunque una realtà chiusa in se stessa, ma una apertura al cambiamento deve costituire la vita stessa della Chiesa. Non si tratta di fare la volontà dei giovani, ma la volontà del Signore che si esprime nelle nuove generazioni affinché queste vivano il Vangelo che è vita vera per il futuro loro e del mondo. Certo, i giovani devono essere educati a riconoscere il Cristo vivente per poterlo annunciare, ma la modalità di questo riconoscimento non è prestabilita dai loro educatori. Una Chiesa più semplice, più umile e più direttamente a contatto con le persone per condividerne ’gioie e speranze’, ’lutti e angosce’ è quanto i giovani oggi dicono di apprezzare e desiderare. Non sono i ruoli e le dimensioni istituzionali che li coinvolgono (su questo concordano i molti studi effettuati sul rapporto tra fede e giovani) anzi da questi prendono le distanze. Nemmeno ricercano un facile consenso che sanno alla fine ritorcersi contro di loro. Desiderano invece una Chiesa accogliente, disposta a restare loro prossima lungo cammini non prestabiliti ma autonomamente decisi. Una Chiesa insomma che sa dare fiducia perché non ha paura degli inciampi lungo il cammino e non condanna ma aiuta a rialzarsi.La Chiesa non è dei giovani. E’ del Signore Gesù. Ma i giovani sono il futuro della Chiesa ed è al loro discernimento che va affidato il Vangelo. Come a suo tempo è stato affidato al nostro.
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