Stupefacenti al parco fra mamme e bambini: stroncato il traffico
3 Ottobre 2018
Più di sei mesi di indagini, pedinamenti, intercettazioni e centinaia di ore di registrazioni analizzate. Questo il grande lavoro alle spalle della repressione di un giro di spaccio di stupefacenti nella “tranquilla” Gorizia.L’operazione “Red Bike” – così chiamata dal mezzo che lo spacciatore usava nei suoi spostamenti – ha visto la cooperazione della Sezione Antidroga della Squadra Mobile della Questura di Gorizia e del Nucleo di Polizia economico – finanziaria della Guardia di Finanza di Gorizia, finalizzata a fermare un microspaccio che aveva luogo in uno dei “giardini buoni” della città, Parco della Rimembranza, ricco di monumenti storici e spesso frequentato anche da famiglie con bambini piccoli, che qui si soffermano per la presenza di giochi dedicati all’infanzia.”Uno degli obiettivi principali dell’operazione – ha illustrato il dottor Claudio Culot, dirigente della Squadra mobile – era proprio quello di mettere nuovamente in sicurezza il Parco, per renderlo un luogo più decoroso e aperto a tutti, senza timori”.Dallo scorso gennaio, in seguito ad alcune segnalazioni, sono partite le indagini, che si sono appoggiate anche su una delle telecamere comunali – originariamente pensata a tutela dell’arredo urbano e dei giochi – che riprendeva proprio l’area dove si svolgevano gli scambi tra spacciatore e acquirenti.Tre i principali attori del microspaccio: Seydou Camara, maliano domiciliato a Gorizia, sostava a lungo sulle panchine del Parco, nascondendo nei cespugli vicini la droga, confezionata in piccoli pacchettini di nylon, da 1 grammo a 1,6 grammi. “Gli scambi avvenivano tutti nell’arco di pochi secondi e non solo tra persone che avevano preso accordi con Camara, ma anche con acquirenti che arrivavano senza “appuntamento”, sicuri di trovare sia lo spacciatore che marijuana o hashish sempre disponibili” ha spiegato Culot.Fornitrice della “materia prima” era Janett Haba, guineana residente a Sagrado, che effettuava frequenti viaggi a Udine per acquistare lo stupefacente – senza mai portare con sé grossi quantitativi, proprio per evitare problemi seri a livello penale – che le veniva fornito dal nigeriano Basil Oneychere.Al termine delle indagini i tre africani – nessuno dei quali pregiudicato – sono stati raggiunti dai provvedimenti cautelari dell’obbligo di dimora, rispettivamente nei comuni di Gorizia, Sagrado e Udine. Sono inoltre state avanzate denunce nei confronti di alcuni soggetti favoreggiatori dell’attività di microspaccio.Importanti i numeri degli acquirenti, diverse decine, e non omogenei tra loro: si contano richiedenti asilo afgani e pakistani ospiti delle strutture di accoglienza cittadine e del CARA di Gradisca d’Isonzo, ma anche cittadini nativi della Moldavia o del Bangladesh, come cittadini locali senza un gruppo specifico d’età.”Vorrei sottolineare il grande lavoro che sta dietro quest’operazione – ha commentato Culot – ringraziando i tanti agenti coinvolti, che hanno analizzato ore ed ore di riprese, registrazioni e che hanno permesso la conclusione positiva dell’indagine”.
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