Lungo le rive dello Judrio
23 Ottobre 2018
Persa la cultura del fiume: tempi mutati; allontanarsi dalla natura; farvi ritorno intruppati, almeno, nella nostra piccola realtà.Non analisi sociologiche: abbeveraggio d’animali; economia di mulini, boscare (e il venir meno), piccola pesca; pratico aiuto a donne “lavatrici”…Salendo: civiltà dei grandi fiumi, deificati da potenza e mistero (le sorgenti del Nilo!). Il fiume confine; o scambio, diversità (“confine buono” di Celso Macor) e fiume unione (le acque non hanno memoria) simbolo del “di qua” e “di là” indistinti, impossibilità di lotta e scontro.In questo lembo d’Italia un esempio d’ unione da un fiume. Scritta: Isonzo “Fiume sacro alla patria”; basterebbe una -e, desinenza, per renderlo più vero. Ma ciascuno la intende declinata a propria identità.. Il Judri, Judrio, Jdria, nel suo piccolo, è tutto. Cinquanta chilometri di vita; affluenti Versa, Corno, Fidri, Reca, Bisunta; 14 comuni rivieraschi (del bacino); gente, custode partecipe, o distratta abitatrice. Valori naturalistici: ampi tratti di Urwald, bosco primigenio; stratificazioni geologiche; caleidoscopica morfologia del corso, non escluso il degrado, o esaltata da interventi (Comune di Romans col “Parco del Torre e dello Judrio”).Pagine 118, bibliografia specifica, o citata in itinere, raccontano serietà di lavoro. L’oggi trascurata geografia; scampoli di storia, memoria, letteratura, poesia (la tale considerata; e quella che pervade il testo, come mille rivoli diversi formano il fiume).Foto (37) a pagina intera, quasi tutte a colori; innumerevoli altre; 14 d’Autore (Luigi Vitale). Il più delle pp. riservate ad Hans Kitzmüller, viaggiatore, colonna sonora; 19 a Michele Tofful; sull’ecosistema del torrente o fiume: nasce dal Kolovrat, beve le acque d’affluenti, fossi, dilavamenti. Col Versa poco lungi da Casa Versa (accanto a un passo segnato da protettiva, croce della passione), va, fra Romans e Tapogliano, a sposarsi col Torre, che si fonde coll’Isonzo, per portarle al mare.Emergono le foto di Luigi Vitale “Per un album d’autunno”. Accarezzano l’anima: vibrare di colori, preludio al riposo della natura. Intensa la panoramica a doppia pagina, e 2 tanto umane (per rubare un titolo al Huizinga, emblematiche dell’Autunno del Medioevo”): pale d’altare, una di qua, a S. Giorgio di Brazzano; una di là del confine, a S. Canziano di Britof. Medievali per impostazione: numerose statue; Dio, Santi e Madonna, dorate e dipinte; ormai nel Rinascimento per gli anni in cui furono create. Parlano d’ acqua: S. Giorgio, e il Battista a Brazzano; S. Canziano, S. Giovanni e S. Floriano a Britof. Natura, cielo, tanta umanità: mulino Tuzzi, la foto evoca il “Dacci oggi il nostro pane!”.Due i viaggi di Kitzmüller: nel tempo – dal Medioevo – e nello spazio.Il tempo: documenti, mediati da studi dell’avo Francesco di Manzano; dal Medioevo, memoria del castello, evocazione della pace di S. Quirino (fra un recalcitrante conte di Gorizia e il patriarca di Aquileia); utilizza documenti più recenti, fotografici; parlano di fiume, gente; famiglie su, e popolo, con pari dignità. Foto d’epoca (archivio di famiglia): repertorio di valore sociale, spiccato valore artistico: il fiume: com’era, com’è, come potrebbe essere.Non si ferma (ma ne parla) a splendidi bianchi del Collio o ad autoctono schioppettino; riflette sulla necessità di por mano al riassetto dell’intero corso del fiume. Enumera, descrive gli interventi di maggiore effetto. Senza “gentismo”, indica la strada a che il fiume ridiventi della gente, sottintendendo ch’ essa dovrebbe impegnarsi, non solo con sospiri, o proteste, che sempre “altri” dovrebbero portare a effetto.È guida: divide il fiume in tratti, non fermandosi alla natura.Parla di confini; tra Venezia e Contea di Gorizia, dei caselli di sanità, e confini fra Austria e Italia, e dell’insana guerra, gratificata dell’aggettivo grande! Il monumento del primo colpo di fucile;… monumento! Effetti della I guerra, con la figlia, la II mondiale, che “nobilita” il Judrio a confine della Cortina di Ferro, e alla fatica per un confine aperto, che le acque del fiume, governate dalla natura non avvertivano.Si sente la lingua dei poeti: di Macor, emblematico d’ universale umanità. Il poeta e cantautore di Giassico Fabiano Riz. Mostra la Mont di Migea, e Ara Pacis; Giassico, monumento a sé stessa, e personaggi straordinari: lo scultore brazzanese Alfonso Canciani (1863-1958) e l’avventura, da picapiera a scultore, nella Vienna della Secession fra ultimo ’800 e primo ’900, bizzarramente vittima d’essere italiano (perse il concorso al monumento di Sissi; apparteneva al popolo dell’assassino), e dopo la guerra, nella “Italia redenta”, dell’essere stato austriaco.Di altri personaggi, parla Kitzmüller: Zorutti, esaltato, da friulano “italiano”, e mollato al suo destino; a Dolfo Zorzut, scrittore friulano, etnologo; di Prè Guido Maghet (difensore del friulano, come onore d’ un popolo).Seminò, Prè Guido, e citava il proverbio “Al cjante in t’un mud di ca e di là dal Judri il rusignul”, solo apparentemente semplice. Poi di Meni Pek, reduce della IR marina A-U, si parla, classe 1897: pane per 550 uomini sull’incrociatore Saida, in piena guerra e, da ragazzo, ricordava il fiorente contrabbando sul confine e il perenne ammollo nelle acque del Judri.Ad ogni ansa, il Judri ha sorprese, reali o metaforiche; è bello concludere con le parole dell’Autore, brano poetico di ragionamento più articolato: “…il nostro vecchio Judri nasce in questo modo un po’ in Slovenia e un po’ in Italia e scorre poi per essere un unico torrente italosloveno, che dopo esser stato per secoli sempre una linea che divideva, è ora da tempo ormai solo un confine europeo che non divide due stati ma li unisce. In questo caso ci piace pensare che a volte può essere bello cambiare non solo la storia, ma anche la geografia”.
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