L’uomo ha il dovere di rispettare la terra per ottenerne i frutti
30 Novembre 2014
Due parole sintetizzano la riflessione di monsignor Paolo Nutarelli, parroco di Cormòns: attesa e reciprocità. Attesa, perché l’arte dell’agricoltura insegna ad un mondo malato del “tutto è subito” che il seme ha bisogno del suo tempo per germogliare. Nella società contemporanea noi pretendiamo di riuscire a realizzare i nostri progetti subito, mentre il seme ci insegna che per raccogliere i frutti di un progetto o di un lavoro è necessarie aspettare il tempo necessario. La seconda parola è reciprocità tra l’uomo e la Terra. Soltanto se l’umanità rispetta la Terra, e non la usa solo come una risorsa economica, riuscirà a godere dei frutti anche nelle generazioni future. C’è quindi una sorta di reciprocità: l’uomo rispetta la terra e in cambio ottiene i suoi frutti. L’imprenditore agricolo quindi deve svolgere il ruolo di operatore alla salvaguardia del creato scegliendo tecniche agronome rispettose della qualità ambientale. L’annata agricola appena terminata non è stata delle migliori a causa delle abbondanti precipitazioni. Proprio queste eccezionalità climatica deve farci interrogare sul cambiamento ambientale globale per vivere una solidarietà tra di noi e tra noi e il creato.Abbiamo anche noi consumatori una grossa responsabilità quando acquistiamo alimenti: scegliendo i prodotti a catena corta, coltivati nel nostro territorio, sosteniamo coloro che lavorano per la salvaguardia del creato e allo stesso tempo preferiamo la qualità degli alimenti piuttosto che la quantità. La qualità degli alimenti intesa sia in termini di rispetto della Terra, sia di attenzione al nostro benessere fisico. La celebrazione eucaristica di Cristo Re è stata per i cormonesi non solo un’occasione per ringraziare Dio creatore per il dono dei frutti dell’annata agricola, ma anche un momento di ringraziamento per un anno liturgico che va a concludersi in cui Dio ci ha dato la possibilità di crescere come figli Suoi per essere sempre più persone ricche di umanità.Durante la processione offertoriale sono stati offerti assieme al pane e al vino anche alcuni prodotti agricoli dei nostri campi. A conclusione della Celebrazione Eucaristica ci si è portati nella piazza XXIV Maggio dove si è ripetuto il tradizionale rito della benedizione dei mezzi agricoli.Questo rito, ha spiegato don Paolo, non è una sorta di scaramanzia, ma significa pregare affinché Dio ”dica bene di noi”. In questo caso specifico benedire dei trattori significa pregare, perché Dio dica bene del lavoro degli agricoltori.
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