Il personalismo cristiano alla base della Carta degli operatori sanitari
27 Dicembre 2018
L’Ufficio per la pastorale della salute prosegue con la riflessione e l’approfondimento riguardante la Nuova Carta degli Operatori Sanitari, analizzando la seconda parte del documento, riguardante il “vivere” aiutati da mons. Arnaldo Greco, sacerdote diocesano specializzatosi in bioetica alla Pontificia Università della Santa Croce dove ha conseguito la licenza in teologia morale nel 2011. Ad aprire l’incontro, svoltosi presso la sala parrocchiale di Aiello è stata Antonella Muset segretaria della commissione che ha portato i saluti del delegato don Mirko Franetovich. Una necessaria introduzione sulla Carta ha introdotto l’argomento ai partecipanti, per lo più persone che volontariamente prestano la loro opera negli ospedali e nelle case di cura: oltre ai cappellani dei nosocomi di Gorizia e Monfalcone erano presenti membri dell’UNITALSI, del Centro Volontari della Sofferenza e dell’Ordine di Malta. Il documento preso in esame è la revisione della prima edizione (1995) ed è un prontuario rivolto a professionisti del settore sanitario che prende in esame dal punto di vista etico la vita dell’essere umano nelle varie fasi: è diviso quindi in tre parti, la prima che riguarda il generare, la seconda il vivere, l’ultima il morire. L’aggiornamento della carta si è reso necessario dal fatto che le sempre nuove scoperte in campo scientifico pongono nuovi problemi e questioni etiche che vanno affrontate e a cui va data una risposta per orientare le scelte degli operatori coinvolti. Il relatore ha proceduto quindi non analizzando i singoli temi ma cercando di dare una chiave di lettura generale e di metodo senza incorrere nei tecnicismi dei vari paragrafi, calibrando la relazione all’interesse e alle conoscenze previe dei presenti. È stato quindi analizzato ciò che da fondamento al documento stesso, ovvero il personalismo cristiano che è il fil rouge che accompagna i vari paragrafi.Il personalismo, termine utilizzato per la prima volta ad inizio ’900 da Charles Renouvier, considera la persona umana come valore assoluto un “a-priori” dal quale non è possibile prescindere affrontando qualsiasi discussione etica e filosofica. Va da sé che il personalismo prenda a piene mani dalla tradizione filosofica e teologica cristiana che considera la persona umana come creata e riflesso del Dio personale. La persona in quanto tale è un ente autonomo dotato di diritti che chi opera in campo sanitario deve tutelare. Non ci sono delle fasi della vita in cui un individuo è “più o meno persona”: dallo stato embrionale, in cui si crea un corredo genetico differente da quello dei due genitori, alla morte naturale l’essere umano è considerato soggetto da tutelare, curare e proteggere. Questo il punto di partenza dei valori espressi dalla carta nati non solo dall’approfondimento teologico (la creazione) ma dalla filosofia e dalle scienze mediche e biologiche.La Carta dunque è anche un buon strumento di confronto in una società laica e plurale come la nostra e può essere considerato punto di partenza per una discussione, anche in ambito politico sui temi riguardanti l’inizio e il fine vita ed essere di sostegno ai cattolici che in questi ambiti sono chiamati a prendere decisioni nella società. Il commento della terza parte della carta verrà affrontato nel mese di gennaio e verranno debitamente comunicati data e luogo dell’incontro.
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