Tre anni senza Giulio
23 Gennaio 2019
Tre anni. Un trascorrere infinito di giorni per chi attende la verità su chi e perché ha volutamente e orrendamente spezzato la vita di un giovane, figlio, fratello, amico, compagno di studi di giochi e di impegno civico e sociale: Giulio Regeni di Fiumicello, Friuli, Italia. Siamo nei giorni più tristi della memoria di quanto avvenuto al Cairo tra le 19.41 del 25 gennaio ed il 3 febbraio 2016: emotivamente riviviamo l’inquietudine quei giorni di fine gennaio tra ansia, incredulità e sconforto per una sparizione nel nulla, dal quale Giulio è emerso con l’irriconoscibile corpo martoriato, esposto per il riconoscimento da parte dei genitori, accorsi in Egitto con nel cuore la speranza di poterlo riabbracciare in salute. Per Paola Deffendi e Claudio Regeni un macigno nell’animo che genera quel nascosto e intimo dolore che non consente tregua e rafforza la volontà di chiedere verità e giustizia, non solo per Giulio, ma per tutte le persone che soffrono l’ingiustizia e la privazione della dignità. In questi tre anni abbiamo visto l’impegno alla ricerca della verità di Alessandra Ballerini, avvocato della famiglia Regeni, degli inquirenti italiani della Procura della Repubblica di Roma, di consulenti e legali egiziani come Ahmed Abdallah, Ibrahim Metwally, Mohamed Lofty. Le autorità egiziane hanno sempre dichiarato grande volontà di collaborazione per giungere alla verità, ma i fatti sono stati solo depistaggi, inganni, falsità e da ultimo anche pressioni sui legali egiziani che sanno di provocazione e minaccia, considerando che Amal, la moglie del legale Lofty lo scorso maggio è stata accusata di terrorismo ed arrestata e dopo sette mesi di carcere è agli arresti domiciliari sorvegliata dai servizi segreti. Dalle autorità politiche italiane una grande delusione: gli affari con l’Egitto sono continuati come nulla fosse successo. L’ambasciatore italiano prima è stato richiamato a Roma poi è rientrato al Cairo senza che ciò producesse cambiamenti sulla strada della ricerca della verità. Anche recentemente, nelle visite in Egitto, su argomenti economici e politici, sulla vicenda giudiziaria per la morte di Giulio ci si è accontentati delle vuote dichiarazioni di sempre. Voce fuori dal coro quella per presidente della Camera, Roberto Fico. Lodevole, ma sappiamo che gli strumenti per fare pressioni governo egiziano sono nelle mani del governo italiano il quale è ben a conoscenza delle indagini degli inquirenti romani che hanno iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio di Giulio Regeni cinque ufficiali del servizio segreto civile egiziano. Eppure, i fatti di questi tre anni paiono volerci dire che prevale l’economica “ragion di Stato” a scapito della verità, della giustizia e della dignità della persona e di un intero Paese. In questi tre anni la ferma, composta quanto tenace volontà dei genitori di Giulio Regeni a chiedere verità ha trovato solidarietà e collaborazione in uomini delle istituzioni, in giornalisti “di indagine” che non si accontentano delle dichiarazioni ufficiali, ma soprattutto in un crescente numero di persone, di associazioni e gruppi che in tutta Italia ed oltre i confini nazionali quotidianamente tengono viva la consapevolezza che raggiungere la verità per l’assassinio di Giulio Regeni è doveroso non solo per la memoria del giovane ricercatore italiano e per la sua famiglia, ma anche per continuare a lottare in difesa dei diritti umani in ogni parte del mondo. Verità per Giulio Regeni significa rispetto della dignità e dei diritti di ognuno di noi e soprattutto di quanti se li vedono brutalmente negare in situazioni nelle quali il valore della persona è ormai prossimo al nulla. Per questo, le fiaccolate promosse in tutta Italia da Amnesty per le 19.41 di questo 25 gennaio, ricordando Giulio, chiedono oggi e dovunque il rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona.
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