Azione cattolica: il perché di un “sì”
5 Dicembre 2014
Ho provato a chiedere a me stessa, perché sono in Azione Cattolica?Sono in Ac perché credo nella proposta associativa di formazione permanente che ci accompagna lungo il percorso della vita. Fatta di esperienze personali, di vite condivise, di incontri , di gesti accoglienti, di voglia di unità e di prossimità. Perché non è solo essere Chiesa, ma vivere la Chiesa, partecipare alla Chiesa. Essere coprotagonisti e corresponsabili, cioè dare ragione e motivazione ai gesti di evangelizzazione, rendere conto dei passi compiuti. Perché è un’autentica palestra di vita, imparando l’esercizio della democrazia, quando si lavora in gruppo e quando si sceglie un ruolo di responsabilità. Perché l’accoglienza non è un gesto formale, ma travalica la simpatia, si impara ogni giorno a rendere universale l’incontro con l’altro. Perché sentirsi responsabili degli altri, non solo di se stessi, apre un mondo fatto di attenzione per chi si ha di fronte e restituisce moltiplicato tutto ciò che doniamo agli altri. Perché avvertire la presenza di Dio negli occhi che ti guardano, nelle mani che ti toccano, ti fanno sentire che non sei solo, ma che sei parte di qualcosa di più grande e complesso.Cos’è oggi l’ Azione Cattolica?È il modo per declinare nel presente il messaggio di Cristo, l’Amore del Padre, la meraviglia dello Spirito.L’essere nel mondo ci fa rimanere uomini e donne nel pieno del nostro essere, negli inciampi di ogni giorno, protesi verso la santità. Desiderosi di gioire perché innamorati di Cristo, coscienti di essere amati dal Padre, e ansiosi di voler comunicare questa gioia a tutti. Lasciarsi “usare” dallo Spirito per accogliere coloro che incontriamo in modi nuovi e diversi e farlo secondo un metodo ed uno stile nel quale riconoscersi. È anche andare controcorrente, di fronte alla ricerca di individualismi o di interessi comuni, è cercare l’unione nella diversità avendo considerazione e rispetto per le idee di tutti. È l’essere laici impegnati liberamente a realizzare il fine apostolico della Chiesa, partecipare “cioè l’evangelizzazione e la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza, in modo che riescano ad impregnare dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti” (Apostolica Actuositamen , 20). È collaborare con il clero e tutti gli organismi pastorali, in un clima di comunione e fiducia, “accogliere con aperta disponibilità la loro guida e offrire con responsabile iniziativa il proprio organico e sistematico contributo per l’unica pastorale della Chiesa. Collaborare alla crescita della comunione tra laici, clero e Vescovi. ” (Statuto Azione Cattolica art. 5)Ecco il perché del mio “sì”!
*Presidente Ac Arcidiocesi di Gorizia
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