Un ministero che dona grande gioia
28 Febbraio 2019
Anche nella nostra diocesi operano dei ministri straordinari dell’Eucaristia, figura importante all’interno della Chiesa, che affianca il parroco e permette di garantire a tutti di accedere all’incontro con il Corpo di Cristo.Abbiamo incontrato Loretta e Loredana, due ministri che, da diverso tempo, ricoprono quest’incarico presso la comunità pastorale di San Giuseppe Artigiano – San Pio X – Santi Vito e Modesto.
Loretta, Loredana, come avete preso la decisione di rendervi disponibili come ministro straordinario dell’Eucaristia e come vi siete avvicinate a questa realtà?Loretta: è una decisione che ho preso ormai 15 anni fa; non ho propriamente scelto di mettermi a disposizione, semplicemente un giorno mi si è avvicinato il parroco e mi ha chiesto se per caso me la sentissi di diventarlo. Io da parte mia ho risposto che doveva essere lui a giudicare se fossi una persona degna e consona per svolgere quella mansione; così, una domenica, siamo andati insieme da un’ammalata, questa si è subito fidata di me, sentendosi a suo agio senza che io facessi quasi nulla. Allora il parroco disse che sì, ero pronta per quel ruolo, lo vedeva come un dono. Da lì è partito tutto.Loredana: io ricopro questo ruolo da un po’ meno tempo, sono 6 anni. Faccio parte del gruppo di preghiera del Rinnovamento nello Spirito Santo; all’interno di questo gruppo mi è stato chiesto se fossi disposta a svolgere questo servizio e ho detto di sì con piacere, perché se posso fare qualcosa per gli altri, ben venga. La vedo proprio come una missione per la mia vita – avendo anche lavorato tanti anni a contatto con le persone – avere quest’opportunità per continuare ad essere al servizio del prossimo. Sono così andata a colloquio con il parroco che mi ha ritenuta idonea e da lì ho iniziato il mio percorso di formazione, al termine del quale, con una cerimonia, ho ricevuto il mandato per mano dell’arcivescovo.In questi anni ho trovato tante persone disponibili, che mi hanno atteso e mi attendono sempre volentieri, con il cuore aperto.
Che tipo di approccio usate con le persone dalle quali vi recate, soprattutto pensando ai primi incontri?Ci si avvicina sempre in punta di piedi, spiegando che ci si reca da loro su incarico del parroco e così si passa a presentarsi. Sono in genere loro poi a fare quasi, come diciamo scherzosamente, “il terzo grado”: vogliono sapere da dove si viene, dove si abita, di chi si è parenti… ma è giusto così, non dobbiamo nasconderci e serve proprio per conoscersi.
Riguardo la formazione, che tipo di percorso vi è stato chiesto di intraprendere?Abbiamo seguito dei corsi – che ripetiamo ciclicamente ogni tre anni al termine del mandato, se questo viene riconfermato – sulla Teologia e la Preghiera, nonché ci sono state date informazioni e nozioni su come approcciarsi ai malati, quali preghiere proporre loro. Ci è stato consegnato anche un libretto ma ci è stato anche detto che, quando ci si trova in una determinata situazione con una persona, la si deve gestire sul momento, cercando di comprendere il sentire e lo stato d’animo; diciamo che non c’è una proposta di preghiera “fissa”.Uno degli elementi base in questo compito è essere disponibili, perché la gran parte di queste persone sono sole o ammalate, pertanto aspettano molto il momento della visita, la possibilità di vedere qualcuno con cui parlare; diventa un momento quasi famigliare per loro, dal momento che insieme si parla di tutto.È un compito che dà grande gioia, ci si sente utili; in più si ha il compito di portare l’Eucaristia, un ruolo che sentiamo importante.
Come si svolge una settimana o una giornata “tipo” del vostro ministero?Loredana: Personalmente svolgo il mandato solo la domenica, iniziando al mattino con la Santa Messa. Al termine di questa il parroco mi consegna le particole consacrate e inizia il mio “giro”. Attualmente mi reco da quattro persone, anziani senza la possibilità di uscire. Insieme si parla, si fa una chiacchierata, si commenta un po’ il Vangelo di quella domenica, quindi c’è il momento eucaristico. Dall’ultima persona dove mi reco poi, questa ha piacere di aspettare e seguire insieme a me l’Angelus del Papa alla televisione. Lo guardiamo, dopodiché il mio compito, per quella domenica, si conclude.Loretta: Io invece svolgo il ministero anche durante la settimana, perché seguo alcune persone ammalate che, spesso, oltre a sentire il desiderio dell’Eucaristia anche in altri momenti oltre la domenica, hanno anche bisogno di una mano, per cui mi sono messa a disposizione e insieme abbiamo deciso per alcune visite infrasettimanali.
Se – anche dopo aver letto le vostre testimonianze – qualcuno sentisse il desiderio di farsi avanti e proporsi per un eventuale incarico come ministro straordinario dell’eucaristia, voi cosa gli consigliereste per affrontare questo ruolo?Ci vogliono sicuramente disponibilità, pazienza e amore, nonché una spiccata sensibilità per le persone anziane e per gli ammalati. Ovviamente anche essere vicino alla Chiesa e ai sacramenti.Si deve essere consapevoli poi che si possono incontrare anche le “giornate no” delle persone che si visitano e si deve essere in grado, con calma, comprensione e pazienza, di affrontarle, dando a queste persone il giusto sostegno.Come sprone a farsi avanti possiamo dire che di persone che avrebbero bisogno – sia di compagnia, che desiderio di accostarsi ai sacramenti – ce ne sono tante. Se qualcuno vuole fare qualcosa “di più”, per gli altri ma anche per sé stesso, allora magari può provare a parlarne con il proprio sacerdote. L’importante, sempre, è svolgere questo impegno con gioia.
Come vi ha cambiato quest’esperienza?Loretta: Ho avuto una vita travagliata; ho sentito che il Signore mi ha chiamata per questo incarico, lo faccio con la gioia nel cuore, perché sento che Lui mi ha dato la forza per sopportare tutti i dispiaceri e sorvolare a tutte le mie preoccupazioni. Mi ha dato veramente tanto, per me è un dono che il Signore mi ha fatto.Loredana: La mia vita era già cambiata completamente con il mio ingresso al gruppo del Rinnovamento nello Spirito; questa opportunità è come un dono ulteriore che il Signore mi ha dato, segno che mi vuole bene davvero, e che ho accettato volentieri. Da parte mia cerco di svolgerlo sempre nel migliore dei modi.
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