Archivio di Stato: la memoria conservata e valorizzata
17 Aprile 2019
L’Archivio di Stato di Gorizia è uno tra gli istituti di maggiore rilevanza del territorio, custodendo alcuni dei suoi documenti più importanti e antichi. Tuttavia le sue funzioni, purtroppo, sono spesso poco note tra la cittadinanza. Abbiamo incontrato il dottor Marco Plesnicar, da poche settimane alla guida dell’Archivio, e con lui abbiamo cercato di fare chiarezza sul materiale qui conservato e sulle modalità di fruizione, ma ci siamo anche fatti raccontare i prossimi obiettivi, che puntano proprio ad ampliare l’interscambio tra Archivio e istituzioni e tra Archivio e utenza.
Dottor Plesnicar, Archivio di Stato di Gorizia: cos’è e quali documenti giungono qui?L’Archivio di Stato di Gorizia è un istituto che ha dei “fratelli” in tutta Italia; si caratterizzano per essere luoghi di conservazione ed organi periferici del Ministero dei Beni e Attività culturali. Questi archivi sono deputati alla conservazione della documentazione storica prodotta dagli uffici periferici statali, ossia da tutte le amministrazioni che fanno capo al Governo. Queste, dopo un periodo obbligatorio di “decantazione amministrativa” ed una accurata opera di selezione, depositano qui la documentazione che si vuole assicurare alla conservazione permanente, perché ritenuta degna di un interesse storico e culturale per la posterità.Gli Archivi di Stato sono organizzati seguendo la suddivisione delle Prefetture, su base provinciale; a Gorizia abbiamo una ventina di uffici statali che versano la propria documentazione storica qui. Anche altre singole istituzioni che non fanno parte dell’amministrazione statale, come gli enti locali, con dei speciali istituti giuridici possono chiedere allo Stato di poter beneficiare dell’ospitalità della propria documentazione storica, con condizioni pattuite a seconda delle necessità.
Una volta giunto qui, come viene “accudito” un documento?Il nostro istituto è deputato specificatamente alla conservazione e attua tutta una serie di attività preposte a garantire la sicurezza della conservazione dei documenti, con personale preparato e mezzi appositi. La carta, ci piace ricordarlo, è un materiale “vivo” e va conservata e condizionata in depositi all’interno di specifici contenitori, assicurando che le condizioni ambientali siano favorevoli: ci devono essere determinati gradi Celsius, non ci devono essere sbalzi di temperatura, l’umidità deve essere rigorosamente controllata e sottostare a determinati parametri…C’è poi l’aspetto della valorizzazione. Questo è un patrimonio che è un bene di tutti e la legge ci chiede di attuare misure che possano trarre il potenziale culturale di questa documentazione, affinché ritorni a beneficio del territorio e dei cittadini. Pertanto l’Archivio è anche luogo di garanzia del rispetto dei diritti del cittadino: la documentazione amministrativa che arriva qui, conserva ancora della validità e il cittadino che si rivolge a noi per rivendicare il proprio diritto lo può fare in piena libertà, nel rispetto della legge.
Quindi un cittadino come può accedere alla documentazione e quali documenti può visionare?Può accedere venendo in Sala di Studio e compilando l’apposita documentazione per accedere alle ricerche; la condizione necessaria è quella di essere maggiorenne. L’utente deve fornire un documento d’identità valido e viene istruito dal personale di sala nel compilare la documentazione, dove dichiara l’intenzione della propria ricerca e la natura della stessa, in modo tale che il personale possa incontrare le esigenze dell’utente e aiutarlo nella ricerca. Va detto che archivisti e funzionari di sala non sostituiscono l’utente nello svolgimento della ricerca, ma forniscono esclusivamente gli strumenti che gli consentono di condurre autonomamente la propria ricerca, naturalmente sotto l’occhio vigile della sorveglianza.Si può anche scrivere alla nostra mail (as-go@beniculturali.it) per richiedere inormazioni, accordare un incontro…; pure attraverso il nostro sito si può accedere ad alcune informazioni archivistiche, come ad esempio mappe catastali, ruoli matricolari e visite di leva.L’utente può rivolgersi a noi per qualsiasi necessità riguardante ricerche e, in caso il nostro istituto non disponga del materiale richiesto, siamo pronti a dare indicazioni su dove poterlo reperire e consultare.Per quanto riguarda le ricerche storiche, non esistono limiti, fatto salvo per i documenti di carattere riservato, che hanno limiti variabili di 40, 50 o 70 anni, a seconda del tipo di provenienza e dei dati raccolti, come ad esempio dati sensibili o altamente legati alla sfera privata. In realtà, più che di limiti qui parliamo di garanzie: non si fa per oscurantismo ma per garantire la sedimentazione corretta delle pratiche ed i diritti alla riservatezza. Esiste poi il mezzo della Consultazione anticipata, che permette allo studioso, previa specifica motivazione, di ottenere una deroga da parte del Ministero dell’Interno.
Quali sono i documenti più richiesti o magari i più particolari, curiosi?Tra i fondi più consultati, sicuramente i fondi tavolari e catastali, gli archivi storici del Comune di Gorizia e della Fondazione Coronini Cronberg, che contiene documentazioni di carattere molto antico – i documenti più lontani nel tempo sono delle pergamene del XIII secolo -. Molto richiesti anche il Fondo della Prefettura di Gorizia e quelli prodotti dagli uffici della cessata amministrazione asburgica. Ci sono poi dei fondi privati di particolare importanza, come quello dell’architetto Max Fabiani e di Celso Macor.Tra le “perle” conservate qui, sicuramente la raccolta di pergamene della famiglia Cuccagna, assemblata agli inizi dell’800: si tratta di un album con lacerti di pergamene antiche realizzato da un esponente di questo ceppo nobiliare per i propri eredi, al fine di dimostrare il prestigio del proprio lignaggio a partire dal 1200. Molto interessanti poi anche le mappe storiche e, in genere, la documentazione amministrativa asburgica, interessante per comprendere come si svolgeva l’attuazione della presenza dello Stato. Queste carte sono spesso scritte in tedesco e con il carattere Gotico corsivo, pertanto necessitano di alcune competenze particolari per poter essere letta. Molto della storia della Gorizia primo-ottocentesca è in buona parte ancora da scrivere, proprio perché moltissimi documenti aspettano ancora chi, dotato della giusta competenza, abbia tempo e passione per decifrarli e studiarli.
Voi come Archivio storico siete molto attivi anche con il mondo della scuola? In che modo coinvolgete gli studenti?Proponiamo dei percorsi scolastici, affinché i giovani abbiano le giuste conoscenze su quello che il concetto di documento. Inoltre, con i più grandi delle secondarie di II grado abbiamo attivato, dallo scorso anno scolastico, i percorsi di Alternanza Scuola/Lavoro, esperienza che ripeteremo anche quest’anno. I risultati del primo anno sono stati entusiasmanti, sia per noi che per loro: i ragazzi e ragazze coinvolti hanno mostrato grande e crescente interesse per l’archivistica, ponendo sempre molta cura nel lavoro svolto. Si sono occupati di sviscerare le informazioni principali da alcuni materiali che avevamo precedentemente individuato (anche documenti del ’800), schedandoli e inserendo i dati raccolti nel database che ora concorre a soddisfare i bisogni legati alle ricerche di tutti gli utenti. Hanno anche avuto modo di visitare, con il nostro personale, i depositi – per conoscere alcuni fondi particolarmente interessanti – e sono stati introdotti alla ricerca urbanistica.
Il suo mandato qui, come direttore, è appena iniziato. Ha qualche obiettivo che, nei prossimi tre anni, le piacerebbe poter raggiungere?Cercherò certamente di portare avanti gli orientamenti che sono stati dati dai miei predecessori, in modo particolare per far conoscere sempre di più l’Archivio alla cittadinanza. Verranno attuati accordi e collaborazioni con altri istituti culturali attivi sul territorio, anche oltre confine, proprio nell’ottica della valorizzazione, per mezzo di conferenze, tavole rotonde, incontri di studio…C’è poi l’aspetto della valorizzazione del patrimonio vero e proprio, per la quale cercheremo di attuare, sulla base delle risorse disponibili, la digitalizzazione della documentazione a rischio di deperimento o che dovrebbe avere visibilità maggiore. Tenteremo di essere attivi dal punto di vista “social”, tramite la nostra pagina Facebook, che vorremmo arricchire con maggiori contenuti. Questa può essere anche occasione di dialogo con l’utenza. Il tema che vorremmo perseguire è quello dell’”Archivio sul confine”, che ci piace perché stimolo al confronto continuo, momento di dialogo tra diversità ma anche valori condivisi.L’invito infine che facciamo è quello di venirci a trovare e conoscere negli orari di apertura, di seguirci e dialogare con noi su Facebook e scriverci al nostro indirizzo e – mail.
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