I “gendarmi” del Litorale: un nome, una leggenda
21 Maggio 2019
Molto attiva nella Bassa cervignanese, la Associazione Storico Archeologica “Natiso cum Turro”: oltre alla divulgazione “orale”, numerosi gli scritti. Fra essi, ultimamente, il libro di Gianpaolo Chendi sulla Lokalbahn Cervignano Aquileia Belvedere, pronuba del turismo gradese dal Centroeuropa ai tempi dell’Austria-Ungheria, e occasione per nuove scoperte archeologiche.Ora, il registro è diverso: echeggia grande guerra, ma a parlare di loro, i gendarmi, veramente mitici nel sentire popolare. Un’agile pubblicazione messa insieme da Gianluca Comar, già autore di lavori sulla Bassa: dalle chiese, alle ancone, alla toponomastica, a mostre, come quella dell’aviazione nella I guerra mondiale. Il titolo già inizia a raccontare: “I comandanti della gendarmeria austriaca del Litorale (Küstenland) dal 1874 al 1918. Il Landes Gendarmerie Kommando Nr. 7 di Trieste”.Saluto di Andrea Pavoni (Direttivo Associazione), che subito allarga lo sguardo dalla Bassa orientale, al Centroeuropa. Sapida presentazione di Sergio Chersovani, che poi si incastra con quello che, di generale, sulla Gendarmerie, completa Gianluca Comar. Sintetico e succoso, Chersovani ti fa capire le origini dai Francesi del regno italico di Napoleone, Gendarmeire alla francese, che poi fu modello ad analoghi corpi in Europa, fin ai Carabinieri Reali. Parla di simboli, armamento, divise, e di palpitante vita insieme con le popolazioni che andavano a controllare e servire. Esempi di polizia antiterrorismo e virtù civiche da spendere per i sudditi di Franz Joseph, tanto che è andato a riconoscere il loro operato, un folto numero di medaglie di ogni sorta, meditate e meritate, sin nel cuore della tragedia mondiale.Gianluca Comar, con numeri e geografia tratteggia gli ambiti di azione del Corpo e ne illustra le origini. Nasce il corpo col Ministro degli Interni austriaco Alexander von Bach, nome rabbrividente, per i vari risorgimenti nazionali, ma anche organizzatore capace, se la Gendarmeria (1850) fu in grado di essere attrezzata tecnicamente e umanamente per ordine pubblico, polizia militare, soccorso alle popolazioni, sempre con caratteristiche su base territoriale, e con un et di culturale, provvedendo fin alla tutela dei beni archeologici. Da sottolineare la funzione di Trieste come sede di un reggimento, con distaccamento a Pola., e la capillare distribuzione dei complessivi 3631 Posti di Gendarmeria, per un numero (al 1914) di 14.500 uomini. Si sofferma, Comar, sulla caserma di Trieste (con foto di luoghi e gendarmi) e sui comandanti del reggimento n. 7 per il Litorale. Acribiosamente, elenca i passi nella carriera dei comandanti e le loro decorazioni (parlando di origini e significati), mostrandoli nelle varie parti dell’Impero. Buona parte di essi ebbe un ruolo nei moti del risorgimento italiano e non solo, si capisce, però “dall’altra parte”.Oltre ai comandanti, qua e là, compare qualche singolo gendarme che si è distinto, spia, che, per il futuro, Comar entrerà ancora in questo ambito del tutto particolare, per mostrarci la gendarmeria come superficie di contatto fra Stato e sudditi. Chi sfoglia i giornali dell’epoca trova le imprese di numerosi di questi personaggi, che furono così popoalri da tramandare la figura del “gjandarme”, spesso come massimo dei complimenti fra le genti friulane: per maschi e femmine!.
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