Unità per la verità e contro le fake news
26 Giugno 2019
I messaggi d’odio contro le minoranze e le diversità corrono sul web. E questo accade anche in Medio Oriente, una regione dove il ruolo delle religioni è particolarmente sensibile. Per questo i cattolici di Terra Santa hanno preso l’iniziativa e convocato una conferenza internazionale per interrogarsi sul ruolo dei media, televisioni e carta stampata in testa, “per difendere la verità”.
Un decalogo per i massmediaUn decalogo per i mezzi di informazione del mondo arabo, per contrastare i messaggi di incitamento all’odio e la propagazione di notizie false. Un articolato dibattito sul ruolo e sul futuro dei mezzi di informazione in rapporto ai social media in una regione complessa come quella mediorientale, che ha coinvolto leader religiosi, giornalisti ed operatori dell’informazione da Italia, Giordania, Iraq, Palestina, Siria, Egitto e Libano. Questo il bilancio dei due giorni della conferenza internazionale dal titolo “I media e il loro ruolo nel difendere la verità”, organizzata ad Amman il 18 e 19 giugno dal Consiglio dei patriarchi cattolici d’Oriente e dal Centro cattolico per gli studi e i media, in collaborazione con la Piattaforma per il dialogo e la cooperazione tra leader religiosi ed istituzioni nel mondo arabo.Ospite d’onore dell’iniziativa il direttore editoriale del dicastero della comunicazione della Santa Sede, Andrea Tornielli.Il giornalista, già in forza al quotidiano “La Stampa” e al sito “Vatican Insider”, dal dicembre 2018 coordina le testate di informazione pontificia – Radio Vaticana, Osservatore Romano, Centro Televisivo Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, il portale “Vatican News” e il sito web istituzionale della Santa Sede. Per Tornielli l’attuale scenario dei media offre spazi considerevoli per la manipolazione delle notizie e la diffusione delle fake news. Le testate hanno responsabilità significative, in quanto molti sono i “filtri alla fonte” delle notizie, specie in capo alle agenzie di stampa e agli editori: troppe situazioni, che spesso riguardano gli ultimi e gli emarginati, non fanno notizia. Questo vale anche per il Medio Oriente.
L’antidoto ai messaggi di odioLa Chiesa cattolica sta facendo uno sforzo di aggiornamento per integrare e mettere a sistema gli strumenti comunicativi a propria disposizione, anche se con qualche ritardo e con il rischio di “innamorarsi” dei media, mettendo in secondo piano l’annuncio del vangelo inseguendo i nuovi mezzi a disposizione. L’antidoto ai messaggi d’odio e alle fake news (che non hanno risparmiato il papa e la chiesa) è la narrazione di storie reali con esperienze costruttive. Esempi concreti di dialogo, solidarietà e condivisione possono avere la meglio rispetto agli attacchi, sovente opera di gruppi ristretti ma ben strutturati ed agguerriti, gli unici che si avvantaggiano dal conflitto. Per questo è fondamentale, ha concluso Tornielli, sostenere la professionalità dei giornalisti, offrendo gli strumenti adatti di comprensione per settori specifici e delicati come l’informazione religiosa, dove le sfumature contano.Ricco il parterre di cronisti intervenuti nei diversi panel della conferenza, come la nota giornalista e conduttrice libanese di “BBC Arabic” Giselle Khoury, che ha evidenziato quelle che a suo avviso sono le carenze dei mezzi di informazione in lingua araba: prevale la frammentazione per paesi, che li rende soggetti all’autorità dei singoli governi, e l’incapacità di adattarsi e conoscere i molteplici canali lungo cui si diffondono oggi le notizie.La lezione delle Primavere arabe non è stata ancora recepita né compreso l’impatto dei social nell’attivismo delle nuove generazioni. I giornali arabi sono sempre più inclini all’intrattenimento e alla diffusione di notizie di scarsa qualità ed affidabilità, con poco spazio per l’approfondimento e l’analisi.D’altra parte, ha aggiunto in sintonia con Nidal Mansour, direttore del Centro giordano per la protezione dei giornalisti, c’è sempre meno rispetto per i diritti umani di chi fa informazione e non si tratta solo di libertà di stampa, ma anche di comportamento dei media stessi, che non onorano i margini di indipendenza faticosamente acquisiti.Negli interventi degli organizzatori sono state puntualizzate le analogie tra il messaggio del Santo Padre per la Giornata delle comunicazioni sociali 2019 (“Dalle social network communities alla comunità umana”) e il recente intervento di re Abdallah II di Giordania “Social o antisocial media”, in cui si riconosce che accanto a benefici comunicativi si nascondono i rischi, per la cd. internet generation, di sprecare tempo e risorse intellettive e relazionali in attività autoreferenziali in cui “ci si definisce a partire da ciò che divide piuttosto che da ciò che unisce, dando spazio al sospetto e allo sfogo di ogni tipo di pregiudizio (etnico, sessuale, religioso, e altri)”. Come rilevato nel messaggio di mons. Pizzaballa, amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme, “Papa Francesco crede che i media debbano unire le persone, aiutarle a condividere le informazioni ed educarsi vicendevolmente”.
I partecipanti alla conferenza – tra questi direttori di testate come Ziad Alribaee – Al Rai (Giordania), Mustafa Riyalat – Al-Dusttour (Giordania), Abdo Abu Kassem – Catholic Information Centre (Libano), Mahasen Haddara – Al-Liwaa (Libano), Abdul-Fattah – Al-Samman (Siria), Mohammad Abed – Al-Raheem (Egitto), Ibrahim Najm – consigliere del Gran Mufti (Egitto), Jean-Pierre Yamin – Radio Vaticana – hanno sottoscritto pubblicamente un “Codice etico dei media” in dieci punti che, valorizzando la deontologia professionale di operatori ed istituzioni, promuovono il dialogo tra le culture, il ripudio di conflitti “razziali e settari”, il rispetto dei diritti umani e in particolare la protezione delle donne, della famiglia e dell’infanzia, l’impegno a verificare l’attendibilità delle fonti e la tutela della dignità delle religioni e dei simboli religiosi con la lotta ai discorsi d’odio contro qualsiasi persona o comunità. Raccomandazioni operative sono poi state elaborate dai partecipanti nel corso dei diversi panel in cui sono intervenuti rappresentanti cristiani e musulmani dei diversi paesi, tra cui la creazione di un Osservatorio per l’abuso delle religioni e dei simboli nei media (stampa e social).Una strategia integrata di comunicazioneA conclusione dei lavori, infine, sono state tratte delle proposte per una strategia di comunicazione integrata, da sottoporre al Consiglio dei Patriarchi cattolici d’Oriente in occasione di un incontro al Cairo il prossimo novembre sul tema “I media e la chiesa in Medio Oriente”. Tra i aspetti sollevati, la richiesta di convocare una conferenza internazionale su media e rispetto delle opinioni religiose, l’adozione di una strategia integrata della Lega Araba per sanzionare questi fenomeni sempre più diffusi nella regione, anche attraverso i media, e l’inserimento nei programmi scolastici di studi sulla comunicazione responsabile per favorire l’accettazione dell’altro, l’armonia sociale e la cultura dell’incontro.
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