Marcinelle: l’inizio e la fine di un’epoca
22 Agosto 2019
Nelle scorse settimane è stato ospite a Gorizia Michele Ottati, presidente nazionale delle Acli del Belgio, nate con l’obiettivo di tutelare i tanti lavoratori italiani emigrati negli anni nel Paese. Occasione della visita è stata il convegno dedicato alla commemorazione della tragedia della miniera di Marcinelle dove, nel 1956 in seguito ad un incendio, morirono 262 minatori, di cui 136 erano italiani. Il Convegno si è svolto giovedì 8 agosto nella sala “Dora Bassi” ed è stato organizzato dalle Acli di Gorizia e del Beglio, dall’Unci (unione nazionale cavalieri d’Italia) e dalla Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori),Abbiamo incontrato il presidente Ottati e abbiamo scambiato con lui qualche parola sul lavoro delle Acli in Belgio, scoprendo dove questo si differenzi da quello principalmente svolto dalle Acli sul territorio italiano; abbiamo poi colto l’occasione per farci raccontare delle prossime idee che intende sviluppare e che coinvolgeranno anche il nostro Paese, ma soprattutto il nostro territorio.Presidente, questa è la sua prima volta a Gorizia. Che città ha trovato, quali le prime impressioni?
Un po’ conoscevo il Friuli Venezia Giulia – ero già stato a Trieste, Udine e Cividale – ma Gorizia è unica nel suo genere, si contraddistingue da tutte le altre. Oltre ad essere bella – mi ha colpito molto architettonicamente, è molto ordinata è un po’ “nordica” – qui si respira realmente un’aria mitteleuropea, sembra veramente di essere in Europa, lo si percepisce anche semplicemente percorrendo le sue vie. È stata veramente una bella sorpresa.
Quale la sua reazione all’invito a venire qui da noi in occasione del convegno?
Ho risposto subito positivamente e con entusiasmo. Molti giovani minatori provenivano proprio da quest’area, pertanto ho ancor più fortemente voluto venire qui a Gorizia, perché credo sia quanto mai opportuno commemorare una tragedia che, appunto, ha coinvolto italiani da tutto lo stivale. Tragedia poi che vedo come l’inizio e la fine di un’epopea: quella dei giovani contadini che, da un giorno all’altro, diventarono per necessità minatori, non sapendo nemmeno cosa andassero a fare in miniera. Erano totalmente impreparati.
Parliamo di Acli e del servizio che svolgete in Belgio…
Siamo l’unica organizzazione italiana riconosciuta come movimento di Educazione permanente dal Ministero della Cultura francese belga. Abbiamo quindi il compito di svolgere almeno 220 ore di Educazione permanente nei nostri circoli, pertanto il nostro ruolo principale in Belgio è proprio quello di fare formazione. Poi ovviamente ci occupiamo dei giovani, siamo presenti alle elezioni comunali e regionali, siamo presenti un po’ in tutti gli “ingranaggi” sociali, culturali, giuridici della società belga.Abbiamo più di 1.400 soci, 23 circoli e 6 province, siamo molto integrati nel tessuto sociale del Paese.
Cosa si attende al termine di questa visita a Gorizia e in seguito a questa conoscenza diretta con le nostre Acli?
Spero si possa stabilire, proprio con le locali Acli, un contatto ancor più diretto e vorrei organizzare prossimamente un viaggio di conoscenza a Bruxelles, per creare un interscambio tra aclisti.Da parte nostra poi, gli aclisti belgi hanno un forte desiderio di viaggiare e conoscere meglio l’Italia, in particolar modo le nuove generazioni, che vogliono ripercorrere le loro origini e migliorare il loro italiano.Proprio in questa direzione, da settembre, come Acli partiremo con l’insegnamento dell’Italiano con un innovativo corso online, realizzato da docenti di italiano in 10 moduli.
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