La storia del Molin di Truss
1 Ottobre 2019
I mulini rappresentavano un tempo un importante punto di riferimento per l’economia agricola, in particolare quella locale basata molto sull’autoconsumo. Anche nella nostra regione non vi era corso d’acqua – fiume, torrentello o roggia -, dove non sorgessero mulini ai quali si rivolgevano gli abitanti del posto per far macinare un po’ di sacchi di frumento e mais la cui farina veniva utilizzata per fare il pane o la polenta, alimenti indispensabili sulla tavola dei contadini ma non solo di loro. In una ricerca effettuata da Franco Femia per un corso tenuto nel 2018 all’Università della terza età di Cormons sulla storia dei mulini sullo Judrio, tra i ponti di Clinaz e di Mernico nella tratto che oggi fra da confine tra Slovenia e Italia, si potevano contare ben 17 mulini ad acqua. Mulini a carattere rurale, semplici nella loro architettura, formati spesso da una sola stanza dove si trovava l’impianto molitorio che funzionava con le pale messe in moto dall’acqua del fiume. Per sopperire ai periodo di magra venivano realizzate deviazioni dell’acqua con la creazione di roste e poi di rogge che portavano direttamente l’acqua alla ruota del mulino, molte di queste sono ancora esistenti lungo il corso del fiume altre sono state distrutte o danneggiate dalle piene del fiume .Oggi di tutti mulini esistenti lungo lo Judrio vi è in funzione uno solo, il mulino di Trussio, dopo che negli ultimi settant’anni hanno chiuso i battenti i mulini di San Rocco a Brazzano, Vosca di Molin Nuovo a Cormons e Cainero di Visinale. E la storia del mulino di Tussio, o Molin di Truss come riporta la scritta presente sull’edificio, viene narrata in un elegante libro curato da Hans Kitzmüller, che sarà presentato sabato 5 ottobre, alle 17. proprio nei locali del mulino di Trussio, che sorge sulla provinciale che porta a Dolegna del Collio a ridosso dell’abitato di Ruttars.Il volume – edito da Braitan per l’associazione Judrio e per i tipi della Poligrafiche San Marco – consta di un centinaio di pagine e riporta uno studio che Eraldo Sgubin aveva iniziato a svolgere sulla storia del mulino di Trussio basandosi su conversazioni avute con Luigi Tuzzi e che ora, con la supervisione di Kitzmüller, è stato portato a termine grazie anche al contributo di Adriano Tuzzi, Elvia Maurencig e Enrico Tuzzi, che hanno raccolto l’eredita di quella memoria storica.In particolare il libro contiene la storia dei Tuzzi, famiglia di mugnai che da cinque generazioni mandano avanti il mulino di Trussio, le cui origini, in base ai documenti esistenti, risalgono alla metà del 1200. Fu nel 1888 che Giacomo Tuzzi iniziò a lavorare nel mulino di Trussio prima come operaio e poi come affittuario fino a diventarne proprietario nel 1929.Raccontata in modo semplice ma ben documentata – ricca la parte fotografica curata da Enzo Cristancig e documentarista – la storia dei Tuzzi si lega a filo doppio con quella del mulino che nella sua ultracentenario esistenza ha vissuto momenti alterni influenzati dall’andamento dell’economia ma anche dalle bizze del tempo con le piene dello Judrio, anche in anni recenti, più volte hanno messo a repentaglio il proseguimento dell’attività. Ma i Tuzzi sono gente di tempra che si sono sempre rimboccati le maniche e hanno saputo ricominciare con sacrifici e fatiche ampliando e potenziando la propria attività molitoria. Hanno macinato per i contadini, per i panettieri portando direttamente i sacchi di farina con carretto tirato dall’asino nei tempi andati e poi con l’avvento della motorizzazione con i camion, Farine che hanno sfamato famiglie, ma anche i soldati della prima guerra mondiale e poi, nella seconda, partigiani e tedeschi. Un chilo di farina non se la negava a nessuno. Oggi il mulino di Trussio non solo è l’unico che funziona a livello artigianale lungo Judrio ma nell’intera provincia e nella Brda puntando anche sulla qualità delle farine e prendendo parte del “Patto della farina”, primo progetto di economia sostenuto dalla Regione per cui vecchi e nuovi clienti diventando parte attiva del processo produttivo con poteri decisionali anche sulla filiera delle farine. Il volume contiene, oltre alla ricerca di Franco Femia di cui abbiamo accennato, anche il racconto in friulano “La Mulinarie” di Caterina Percoto.
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