I cattolici isontini nel XX secolo: il secondo dopoguerra (1947-1962)
11 Ottobre 2019
La volontà di interrogarsi sulla realtà del mondo cattolico isontino nel XX secolo ha caratterizzato il percorso dell’Istituto di Storia Sociale e Religiosa di Gorizia fin dalla sua nascita.I diversi convegni, a cui sono seguiti corposi volumi di atti, hanno segnato tappe importanti e contribuito ad approfondire l’analisi storica della realtà socio-religiosa del Goriziano nella prima metà del secolo scorso, cogliendola nella sua ricca complessità.L’impegno dell’Istituto è stato possibile grazie ad un percorso di collaborazione con diversi enti con cui, in un clima di proficua condivisione, questo lavoro si è sviluppato nel tempo (ricordiamo tra gli altri il Centro Studi sen. Rizzatti, l’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei, la Biblioteca del Seminario Teologico Centrale, Voce Isontina e la stessa Arcidiocesi di Gorizia). Hanno dato vita a questo percorso tanti appassionati ricercatori, tra i quali non possiamo che citare almeno Camillo Medeot, il cui lavoro sta alla base di queste ricerche, e don Luigi Tavano che l’ha seguito e sviluppato nel corso degli anni. Oggi, nel solco tracciato, l’attenzione per la storia del Goriziano e della sua dimensione socio-religiosa continua, con la consapevolezza di voler aprire nuove prospettive di indagine.Ecco quindi che si è voluto riprendere la serie dei convegni dedicati ai Cattolici isontini nel XX secolo, nella prospettiva di continuare il lavoro di indagine e di riflessione che era stato così solidamente avviato nei decenni passati. Per questo l’Istituto propone il 18 e 19 ottobre prossimi un nuovo Convegno, ripartendo dal momento in cui si era fermato l’ultimo convegno, ovvero la fine della seconda guerra mondiale con lo stabilirsi del nuovo confine, proponendosi di indagare un arco cronologico che arriva fino al 1962. Il 1947 è l’anno in cui si definiscono in maniera quasi definitiva i nuovi ambiti territoriali ed istituzionali (con l’appendice non irrilevante del Territorio Libero di Trieste, che si risolve nel 1954); il 1962 è l’anno in cui alla guida della diocesi goriziana mons. Pangrazio prende il posto del dimissionario Ambrosi, mentre si è da poco aperto il Concilio Vaticano II e sta per aprirsi, dal punto di vista politico, la stagione del centro-sinistra. Ecco quindi che questi termini estremi permettono di soffermarsi su un periodo con caratteristiche proprie, quali sono gli anni Cinquanta: non solo l’uscita definitiva dalla guerra ma anche il momento della ricostruzione post-bellica. Riorganizzazione istituzionale e ricostruzione di un tessuto sociale ed economico; l’aprirsi non senza incertezze e difficoltà verso un mondo che va maturando indirizzi ed equilibri nuovi.Il 1947 è quindi uno snodo cronologico sostanziale: il nuovo confine pone la realtà locale davanti alla sfida della ricostruzione post-bellica con una situazione del tutto nuova. Sono cambiate le cornici istituzionali. Il Regno d’Italia è ormai la Repubblica italiana; oltre la linea di demarcazione è sorta la Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia. L’Arcidiocesi resta formalmente unitaria, ma i suoi territori oltre confine vengono organizzati in una Amministrazione apostolica, che si trova a vivere la repressione del regime comunista.L’arcivescovo, mons. Margotti, ormai anziano, ha subito durante la guerra anche la breve e drammatica esperienza della prigionia; sulla sua persona e sulla sua azione pastorale pesano accuse e incomprensioni, tanto da rendere per certi versi controversi e faticosi i suoi ultimi anni. Molto clero sloveno ha lasciato il nuovo stato jugoslavo, e va riorganizzata la struttura associativa e politica della comunità slovena in Italia. Le divisioni tra i partiti si sostanziano in Italia nel nuovo contesto democratico anche a livello locale, con l’impegno da parte cattolico a sostenere con tanti mezzi la Democrazia Cristiana, a fronte di una presenza comunista, soprattutto nel Monfalconese, particolarmente significativa. E, accanto alla dimensione politica, assume una nuova rilevanza il mondo del lavoro; ecco quindi la nascita di CISL e ACLI che, con profili diversi, si rivolgono proprio a questa realtà.L’arrivo nel 1952 di un nuovo pastore, dopo la morte di Margotti, nella persona del cappuccino Giovanni Giacinto Ambrosi, accompagna la diocesi negli anni della ricostruzione. Vi è consapevolezza che la povertà drammatica e diffusa deve lentamente venir superata, grazie anche all’azione caritativa e all’impegno del clero e dell’associazionismo laicale nel nuovo ordine sociale; un impegno nel sociale e nell’educazione che permetterà il formarsi di una nuova classe dirigente.Si tratta di un complesso di realtà e situazioni per molti aspetti nuove che contribuiranno alla costruzione di un nuovo ordine sociale. Sacerdoti e laici si troveranno a lavorare nei nuovi spazi che si andranno a costruire. Mentre per la parte della diocesi oltre confine il rapporto del clero e dei cattolici con il regime presenta tensioni e difficoltà notevolissime. Non mancherà l’attenzione per la chiesa rimasta oltre la cortina di ferro. Il Convegno non a caso si articola in più sessioni. La sequenza degli interventi risponde all’esigenza di inserire il contesto o, si dovrebbe meglio dire, i contesti locali in quelli nazionali e internazionali.Ecco quindi la necessità di proporre relazioni di ampio respiro, sul pontificato di Pio XII come sulla realtà politico-istituzionale dell’epoca, ma anche l’attenzione verso le nuove forme di circoscrizione ecclesiastica, come la Conferenza episcopale Triveneta, in cui la chiesa locale goriziana si trova ora ad essere inserita. Non si tratta solo di istituzioni ma soprattutto di nuove prospettive di indirizzo. Verrà presa in esame anche la parte della diocesi che si trova inserita nella repubblica jugoslava ha ora un percorso proprio e soffre ben altre tensioni. Proprio la volontà di ribadire l’antica unità storica ed istituzionale di queste terre ha suggerito la scelta di tenere almeno una sessione a Nova Gorica, città in cui si stabilisce la sede della nuova Amministrazione apostolica.Poi le diverse relazioni andranno ad esaminare diversi aspetti della realtà cattolica locale: dal magistero episcopale ad alcune esperienze pastorali, dall’associazionismo (AC in primo luogo) all’impegno politico nel partito cattolico. A chiusura del convegno alcuni testimoni potranno portare la propria memoria e i propri ricordi.Il Convegno non pretende di esaurire tutta questa complessa realtà, ma si propone di essere un punto di partenza, di offrire spunti per l’avvio di una nuova stagione di studi che possano approfondire in maniera critica e con metodo storico la realtà goriziana del secondo dopoguerra.E questo sembra particolarmente opportuno proprio in questo momento, visto che ormai, a settant’anni di distanza da quei fatti, stanno iniziando a diventare consultabili le carte degli archivi pubblici ed ecclesiastici, offrendo quindi la possibilità ai ricercatori di affrontare nuovi filoni d’indagine. Al tempo stesso i non molti testimoni diretti di quegli anni possono ancora portare le loro memorie per offrire un contributo importante nel recuperare le vicende di quegli anni. Al di là della parzialità della ricostruzione storica che uscirà da questo Convegno, questo momento di studio e di incontro vuole prima di tutto essere un invito ad aprire nuovi percorsi di ricerca, a lanciare la necessità di riprendere l’analisi dell’esperienza di quanti, uomini e donne, nel Goriziano, con tutte le sue complessità linguistiche e culturali, hanno costruito questa nostra realtà.
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