In tempo di chiusure, la strada è aprirsi al prossimo
12 Novembre 2020
Domenica 15 novembre si celebra la quarta Giornata mondiale dei poveri voluta da papa Francesco: il tema di quest’anno sarà “Tendi la tua mano al povero”.Saranno due i momenti in programma a livello diocesano sabato 14 novembre: alle ore 10.30 a Gorizia verranno inaugurati l’Emporio dell’infanzia (in via Faiti) e Casa San Francesco (nell’omonima piazza) e diventerà ufficialmente operativo il Fondo “Scrosoppi”. Successivamente (alle 11.30) nella chiesa di Santa Maria Assunta dei Padri Cappuccini si terrà un incontro di preghiera guidato dalla Caritas diocesana.In vista di tale appuntamenti, abbiamo incontrato il diacono Renato Nucera, direttore della Caritas diocesana.
Con quale spirito vi apprestate a vivere la prossima Giornata mondiale per i poveri?Sappiamo che i poveri li abbiamo sempre fra di noi: papa Francesco ci invita, in questa quarta Giornata mondiale, ad una prossimità ancora maggiore verso di loro. Soprattutto in un momento come l’attuale di emergenza economica e sanitaria, poi, ci sono tante nuove povertà che vengono alla luce ed a cui dobbiamo rivolgere in modo particolare la nostra prossimità: le nostre antenne, i nostri Centri di ascolto, devono essere pronte ad intercettare ogni nuova necessità che venga a presentarsi.Questa Giornata serve anche a far conoscere quanto la Chiesa diocesana e le comunità parrocchiali fanno quotidianamente per concretizzare la prossimità di cui parlavo prima ma contemporaneamente a far emergere situazioni, richieste di aiuto che spesso rischiano di passare sotto silenzio.
Sabato 14 novembre, voi presenterete tre iniziative in particolare…Stiamo vivendo un momento triste in cui ci sentiamo come Caritas un po’ legati nella possibilità di espletare il proprio compito ed il proprio ruolo. Constatiamo la difficoltà nel ricalibrare i servizi e le incisività di quello che facciamo: è un momento anche in cui prevale una comprensibile paura, specie fra i volontari più avanti con gli anni. Sappiamo però che dobbiamo pensare ancora di più agli altri proprio per evitare quel pericolo di chiuderci egoisticamente in noi stessi che il Covid-19 porta inevitabilmente a sviluppare.Anche per questo, dall’inizio di questa pandemia, Caritas diocesana ha seguito l’evolversi della situazione con particolare attenzione: nel periodo estivo ci siamo a lungo interrogati su quali strumenti mettere in campo se ci fossimo trovati in una situazione difficile come quella che purtroppo viviamo in questi giorni.Abbiamo quindi immaginato, innanzitutto, ad un luogo di riparo e multifunzione, a disposizione della comunità, pronto a dare risposte concrete ed immediate ad un certo tipo di bisogni ed emergenze. È nata così “Casa San Francesco” che verrà ospitata nei locali già sede della Caritas diocesana in piazza San Francesco a Gorizia, messi a disposizione dalla comunità dei padri Cappuccini.Una seconda iniziativa riguarderà le famiglie con bambini dai 0 ai 12 anni che hanno necessità per i loro figli di abbigliamento, materiale scolastico… Questa idea ci è venuta anche confrontandosi con una realtà analoga attiva da tempo a Nova Gorica e gestita dai nostri amici della locale Humanitas: la sua operatività sarà garantita grazie alla collaborazione con la Croce Rossa, la Ginestra, il Centro di aiuto alla vita.Infine, sabato, daremo avvio ufficialmente all’operatività del Fondo intitolato a San Luigi Scrosoppi: uno strumento idoneo a dare risposta concreta a quanti hanno subito in modo particolarmente pesante le conseguenze della crisi economica perdendo magari il lavoro o vedendo ridotti drasticamente i guadagni delle proprie attività imprenditoriali.Ci ricorda papa Francesco che “Non possiamo sentirci “a posto” quando un membro della famiglia umana è relegato nelle retrovie e diventa un’ombra. Il grido silenzioso dei tanti poveri deve trovare il popolo di Dio in prima linea, sempre e dovunque, per dare loro voce, per difenderli e solidarizzare con essi davanti a tanta ipocrisia e tante promesse disattese, e per invitarli a partecipare alla vita della comunità”. Ecco, mi pare che queste tre proposte rappresentino una risposta concreta (anche se certamente non esaustiva) a questo invito!
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