“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli”
Il beato Paolo VI, uomo pensoso e fervido credente, scrisse il suo “credo”: “Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, creatore delle cose visibili, invisibili e Creatore in ciascun uomo dell’anima spirituale e immortale. Noi crediamo che questo unico Dio (…) è Colui che è, ed egli è Amore. Dio solo […]
23 Maggio 2024
Il beato Paolo VI, uomo pensoso e fervido credente, scrisse il suo “credo”: “Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, creatore delle cose visibili, invisibili e Creatore in ciascun uomo dell’anima spirituale e immortale. Noi crediamo che questo unico Dio (…) è Colui che è, ed egli è Amore.
Dio solo può darci la conoscenza giusta e piena di se stesso, rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo, alla cui eterna vita noi siamo chiamati per grazia di lui a partecipare, quaggiù nell’oscurità della fede e, oltre la morte, nella luce perpetua, l’eterna vita”. La domanda di Mosé al popolo smarrito nel deserto – vi è mai stata cosa più grande di questa: che un popolo abbia udito la voce di Dio? – è l’intuizione credente che l’inimmaginabile è divenuto accessibile e l’inaudito sperimentato.
In Gesù, poi, la voce, la Parola di Dio, si è fatta visibile, carne dell’uomo. Gesù, porta di accesso al mistero del Dio cristiano, al termine della sua vicenda terrena, convoca i suoi sul monte dinanzi al mondo e li manda perché tutti gli uomini conoscano e vivano di questo Dio. Gesù ha compiuto la sua opera di rivelazione, ma non termina la sua presenza; anzi, proprio lo speciale rapporto che il risorto ha con ogni uomo è la motivazione dell’universalità della missione della Chiesa. Il Vangelo del Dio cristiano deve essere annunciato ad ogni uomo, perché Gesù è la verità dell’uomo.
Il mistero abissale e ineffabile di Dio – dei Tre che sono Uno! – non solo si è svelato e reso vicino nella persona e nella vita di Gesù, ma proprio per questo ci dice che anche la vita degli uomini è modellata sulla vita di Dio.
C’è un passo ispirato del Vaticano II, nella Costituzione Gaudium et Spes, che lo dice con parole semplici e vertiginose: “Il Signore Gesù quando prega il Padre perché tutti siano una sola cosa, come io e te siamo una cosa sola, mettendoci davanti orizzonti impervi alla ragione umana, ci ha suggerito una certa similitudine tra l’unione delle persone divine e l’unione dei figli di Dio nella verità e nella carità. Questa similitudine manifesta che l’uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé”.
Significa che la somiglianza dell’uomo con Dio è connessa – legata! – alle relazioni interpersonali, all’amore tra le persone umane: la sola analogia possibile con le relazioni tra le Persone divine della Santissima Trinità.
Il centro del Vangelo rimanda all’altro. Teresa, la più giovane “dottore della Chiesa”, scoprì nella sua breve vita la partecipazione alle relazioni trinitarie proprio nel rapporto con le altre sorelle: reciprocità e gratuità, abbassamento (piccolezza) e carità.
La piccola Teresa scoprì, proprio nell’amore all’altro, la chiave per aprire il mistero di Dio che è Padre, Figlio e Spirito Se un filosofo ha scritto che “l’altro è l’inferno”, il cristiano sa che l’altro è il suo cielo.
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