Claudia: paladina degli animali sfruttati
Se gli Eroi non sono solo quelli di fantasia ma anche quelli della realtà, sicuramente il Maresciallo del Corpo Forestale Regionale Claudia Comelli ne è un esempio: paladina da oltre 10 anni degli animali sfruttati, Claudia è una donna forte e di esperienza che ha conservato quel naturale imbarazzo alle attenzioni altrui che la rende […]
22 Febbraio 2024
Se gli Eroi non sono solo quelli di fantasia ma anche quelli della realtà, sicuramente il Maresciallo del Corpo Forestale Regionale Claudia Comelli ne è un esempio: paladina da oltre 10 anni degli animali sfruttati, Claudia è una donna forte e di esperienza che ha conservato quel naturale imbarazzo alle attenzioni altrui che la rende ancora più speciale.
In tempi in cui il benessere animale non è più un optional, salvare bestioline dalle tratte illegali non è solo un compito d’ufficio o un diritto da adempiere ma anche di vocazione, una missione umana verso il prossimo che Claudia svolge con lucida freddezza misto all’amore per rassicurare e salvare tanti musetti terrorizzati che, purtroppo, ogni anno attraversano questo valico di frontiera del Nord Est.
Claudia quando sei entrata a far parte del Corpo Forestale e quali funzioni svolgi?
Sono entrata nel Corpo Forestale negli anni 2000 e dopo una decina di anni, grazie alla collega Maresciallo Ramani, ho iniziato ad occuparmi di benessere animale e non solo, anche di vigilanza sul territorio, controlli sull’attività venatoria, vigilanza ittica, percorsi fuori strada, raccoglitori di funghi.
Nel 2010 veniva pubblicata la legge n. 201 che legiferò sulla tutela degli animali di affezione, il benessere durante il loro trasporto, regole di detenzione e io già c’ero nel 2012 quando il Corpo Forestale fece il più grande sequestro di cuccioli provenienti dall’Ungheria: noi intercettammo i due trasportatori e all’interno dei mezzi c’erano oltre 400 cuccioli, purtroppo tanti morti.
Quando parliamo di tratte animali illegali dobbiamo pensare solo ai cagnolini di razza?
No, le leggi si estendono anche al maltrattamento degli animali da reddito come cavalli, mucche e animali esotici.
Esotici? Quali ad esempio?
Abbiamo fatto dei sequestri in un’Azienda che deteneva cammelli.
Qual è il percorso per fare il tuo mestiere?
Al Corpo Forestale si entra mediante concorso pubblico che, seppur consenta di accedere col solo diploma, i più arrivano da studi come scienze forestali o ambientali. Nel mio caso specifico io avevo studiato per fare l’insegnante di ginnastica, amavo lo sport e la natura e quando mi parlarono di questo concorso, lo desiderai con tutto il cuore.
Fu una chiamata, sentii che volevo fare questo mestiere più di qualunque altra cosa.
Qual è l’impatto emotivo e psicologico di occuparsi del benessere animale?
Non c’è solo l’impatto emotivo visivo con questi animaletti bisognosi da tenere in conto, ma anche tutte le attività correlate alle indagini che creano un enorme stress: l’attesa, lo stare in strada a volte nascosti ad aspettare di intercettare i trasportatori, il senso di pericolo, rincorrere o inseguire i bracconieri anche nelle ore notturne e spesso armati, c’è tanta tensione e ansia nelle azioni così come il rispettare la delicatezza dei sequestri. Uno sbaglio vanificherebbe tutto.
Raccontaci uno dei tuoi ultimi sequestri…
Nell’aprile scorso fermammo un trasportatore che aveva non solo cagnolini ma anche quattro scimmiette nascoste ammassate e in stato di asfissia in una borsa di plastica sotto il sedile. Fu terribile.
La fatica emotiva distrae dal fine o è uno stimolo a fare sempre meglio?
È uno stimolo: dopo 10 anni che me ne occupo, sono sempre più obiettiva e fredda nell’interesse dell’indagine. Ma all’inizio era difficile incrociare lo sguardo dei cuccioli esanimi, cavalli magrissimi che non si reggevano in piedi o animali segati da funi troppo strette.
In questa tua missione di vita e lavoro cosa ti ha dato, o tolto, la divisa che indossi?
Io amo la mia divisa, amo quello che rappresenta, la userei anche per andarci a dormire a letto! (ride).
Mi sento completamente a mio agio e sono cresciuta con la convinzione ferrea che la divisa vada portata con dignità.
È chiaro poi che con la divisa si è più riconoscibili e quindi ci deve essere anche un’attenzione maggiore alle parole che si usano e i comportamenti che si tengono ma per me non è mai stata una costrizione perché questo credo fa parte di me.
Senza divisa ti senti differente?
No, il mio amore viscerale mi porta a sentirmela addosso sempre, a prescindere dagli abiti, io indosso costantemente il mio compito.
Claudia, tu sei tra le prime donne entrate nel Corpo Forestale Regionale, c’è equilibrio di genere oggi?
No. C’è ancora molta misoginia che forse si aggrava quando una donna è, come me, grintosa e ha all’attivo tanti successi.
Anche i numeri dimostrano che la parità è ancora lontana: di fatto non c’è nessuna dirigente donna (a fronte solo di un paio di donne che comandano le stazioni forestali) e, nell’ultimo concorso pubblico, solo 1/3 di donne sono state assunte (esattamente 20 su 63). Questa minoranza certo non aiuta un’evoluzione mentale e lavorativa spesso ancora ancorata a vecchi pregiudizi.
Quali i tuoi prossimi obiettivi?
Fra tre anni andrò in pensione e sarà difficile per me dimenticare anni di amore, dedizione e impegno dove c’è stata un’identificazione totale con il mio ruolo.
Ma non starò con le mani in mano, sicuramente aiuterò qualche associazione di volontariato che aiuta gli animali: lo faccio già.
Avrò ancora più tempo per farlo.
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