IV^ Domenica di Pasqua
Il commento al Vangelo di domenica 17 aprile 2016
14 Aprile 2016
Viviamo la IV domenica di Pasqua; è la domenica del Buon Pastore. La liturgia ci regala tre versetti del capitolo 10 di Giovanni: poche parole ma che ci dicono, ancora una volta, chi è Gesù e di conseguenza chi siamo noi. Mi permetto, in questo commento, riprendere in mano alcune immagini di Roberto Laurita.I versetti di oggi ruotano attorno a tre verbi: “ascoltare”, “conoscere”, “seguire”.“Ascoltare”: verbo così diffcile da praticare, con il prossimo, ma anche con Dio. Sono in tanti ad affermare di «parlare con Dio» nei più diversi momenti della loro giornata (ma particolarmente nel bisogno). Quanto ad ascoltare la “voce di Gesù”, le cose vanno ben diversamente. E invece Gesù comincia proprio da lì, dall’ascolto. Il cristiano è uno che «ascolta la sua voce». Ascoltare, infatti, è un atteggiamento di fondo rispetto alla vita. Noi, spesso, ci sentiamo arrivati e difficilmente ascoltiamo! Spesso “sentiamo” quasi mai prestiamo attenzione e ci mettiamo in discussione. Addirittura ci capita di giudicare l’altro che parla… se “dice” cose che ci confermano, siamo i primi ad applaudire; se, invece, ci offrono altri punti di vista, la maggior parte delle volte, sbuffiamo! Vale con Cristo: ci piace un Gesù che abbraccia, che accoglie, che perdona ma quando ci chiede di abbracciare noi gli altri, di accogliere noi gli altri, di perdonare noi gli altri… ci da fastidio. Ecco, allora, che il primo passo, per essere cristiani, è la capacita di ascoltare senza pregiudizio e senza paura… “Conoscere”: verbo che non ha niente a che fare con l’enciclopedia o con gli esperimenti scientifici. Si tratta, infatti, di una conoscenza che nasce dalla relazione, e da una relazione d’amore. Non è – a scanso di equivoci – il «Dio ti vede» che generava paura ed imbarazzo: è piuttosto lo sguardo pieno di benevolenza che Gesù ha offerto a tanta gente e che continua ad offrire ad ognuno di noi. Si dovrebbe forse coniugare questo verbo al passivo per capire cosa passa per l’animo di un discepolo che «si sente conosciuto», cioè amato, compreso, accolto, da questo pastore buono. La Fede è esperienza; è concretezza; è sperimentare l’amore di Gesù che ti copre, che ti avvolge.“Seguire”: verbo di movimento, che implica stacco dalla situazione in cui ci si trova, abbandono delle sicurezze di sempre (casa, famiglia, lavoro, beni) per andar dietro ad Uno, fidandosi di lui. L’esatto contrario di chi ha bisogno di “idoli” per sentirsi tranquillo. E quindi non si tratta di portarsi dietro un qualche amuleto (un’immagine, una catenina, un quadretto), nell’illusione di far viaggiare Dio con noi, per fargli approvare le nostre scelte. È proprio il contrario: noi seguiamo Gesù, il Figlio di Dio, anche quando la sua strada passa per sentieri impervi. Ascoltare, conoscere, seguire: tre verbi di relazione, ma non di una relazione qualsiasi. Questa relazione cambia la vita. Il pane che spezzeremo in questa domenica c’invita a riscoprirci Comunità; essere il gregge del Signore è una realtà, ma è anche un compito. Oggi ci ritroviamo insieme per manifestare la nostra comunione e ricevere dal Signore la grazia di continuare a costruirla, per poter crescere insieme come Chiesa.
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